Comporre una pagina [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

La tipografia è un’arte, così come la fotografia.
Oggi con le moderne tecnologie ci sentiamo tutti artisti, scattiamo immagini che resteranno nella storia (la nostra), componiamo pagine che faranno parte di una biblioteca (la nostra).

Le considerazioni che mi appresto a condividere hanno l’intento liberatorio di giustificare le mie e le altrui voglie di arte, poiché l’arte non è merce e appartiene a ciascuno che voglia metterla a disposizione.

Ogni volta che mi accingo a scrivere una pagina come questa immagino di comporre un preludio per chitarra.

Nasce l’idea, nella mia mente.
L’idea si rielabora in modo naturale, col semplice filtro delle ore che passano e con ciò che vivo, vedo, ascolto.

Al momento opportuno, quando il frutto è alla giusta maturazione, prendo il PC, lo smartphone, alcune volte una sana matita, e incomincio a buttare giù il titolo e la breve introduzione.
È il passo decisivo, per il lettore. Quello che ti aiuta a capire se sia il caso di procedere nella lettura.

A questo punto sparo il tema principale e provo ad approfondire senza sviscerare in eccesso, non posseggo la tecnica di Bach né la paziente rabbia di Beethoven ma al momento rispetto a loro ho il vantaggio di essere vivente.
Curo con attenzione – questo sì – la punteggiatura: si sa che un buon musicista deve sapientemente gestire i suoni ma anche le pause.

Arrivo alle conclusioni talvolta in maniera affrettata con stretti finali che lasciano impreparato l’ascoltatore, altre volte con pacata e matura consapevolezza accompagnando la lettura verso la parola fine.

È così, per me.
Ogni attività che svolgo e mi appassiona si fa travolgere dal belcanto di una voce, dal suono pulito di una corda, dalla vibrazione di un timpano.
Finché c’è vita c’è musica.

Applauso