Sul lavoro troppe lacrime di coccodrillo. Intanto nelle frazioni alessandrine imperversano i ladri, e gli agricoltori lanciano l’allarme sul fotovoltaico [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) 1° maggio Festa dei lavoratori. Anche quest’anno si è ripetuta la celebrazione di questa festa che è di tutti, anche se la sinistra l’ha monopolizzata, e la gestisce con approccio ideologico. Gli amici di “Svegliati Alessandria” hanno prodotto un filmato interessante da guardare e ascoltare.

Scrivono il Prof. Manzini e Boldrin: “Oggi è il primo maggio. Anche quest’anno la sinistra va in piazza per piangere sul lavoro versato che la stessa ha contributo a frammentare, scomporre e rendere più povero. Un po’ come quando attacca il Governo in carica per i tagli della Sanità Pubblica che invece sappiamo chi sostanzialmente li ha provocati…”. e poi: “Alcuni manifesti elettorali [sul salario minimo] nell’intento di suscitare l’interesse elettorale dei lavoratori riducono tutta la complessa problematica del mondo del lavoro al solo aspetto del minimo salariale. Aspetto importante e significativo, ma non strutturalmente decisivo anzi per certi aspetti fuorviante. Il mondo del lavoro italiano è stato infatti lentamente ma completamente riformato [secondo noi in modo peggiorativo] e la questione degli infimi salari italiani è sicuramente in relazione a questo processo. Infatti da una rilevazione condotta nel 2021 è emerso che, dati OCSE alla mano, l’Italia è l’unico paese in cui i salari sono DIMINUITI rispetto al 1990 e il declino interessa tutti i settori economici. Lo stesso rapporto rileva che alla fine del 2022 i salari reali dell’Italia erano calati del 7% rispetto al periodo antecedente alla pandemia e anche rispetto al 2,2% della media OCSE. Appare quindi del tutto evidente la SOTTO RETRIBUZIONE dei lavoratori italiani rispetto a quelli del resto del continente. Insomma l’Italia rappresenta fanalino di coda in Europa. Analizzando più a fondo la questione non bisogna però dimenticare che le cause strutturali e profondissime, che hanno comportato la perdita di acquisto dei salari, rispondono a precise scelte politiche, a strategie che sono state condotte da almeno 30 anni da tutti i governi che si sono succeduti dal 1990 in poi e prevalentemente quelli del centro sinistra. In sostanza si è perseguito [con l’ausilio di una copiosa normativa] la precarizzazione del mondo del lavoro, attraverso una vera e propria giungla di tipologia di contratti, una progressiva erosione delle tutele e delle sicurezze del lavoratore che congiunta all’eccesso di domanda (compresa la manodopera proveniente da un immigrazione incontrollata), alla mancanza di investimento nel settore produttivo hanno trasformato radicalmente e in modo peggiorativo il mondo del lavoro. E con questo processo, iniziato almeno dagli anni novanta (forme di lavoro flessibile= Pacchetto Treu, legge Biagi..) e attraverso continue revisioni normative si è giunti all’approvazione del [deleterio] Jobs act da parte del governo RENZI, all’abolizione dell’art.18 della Statuto dei Lavoratori e alla conseguente abolizione del licenziamento per giusta causa. Ecco, se non si riflette su queste tappe politiche e sulle loro conseguenze come quella del contenimento dei salari dei lavoratori italiani non si capisce l’attuale punto della Storia. In conclusione: coloro [partiti e sindacati] che hanno contribuito con la loro inerzia o accondiscendenza a creare le condizioni per una precarizzazione diffusa e deleteria del mondo del lavoro, condizione che sicuramente ha favorito la bassa crescita dei salari, invece di intervenire per chiedere una vera riforma, investimenti e risorse nel mondo del lavoro insistono su un aspetto che rischia di essere più negativo che positivo per i lavoratori stessi”.
Voto: 2

2) Nuova raffica di furti a Valle San Bartolomeo e Valmadonna: cittadini pronti a chiedere aiuto al Prefetto. I residenti lamentano che la situazione è insostenibile, sono vittime dei furti continui iniziati in modo massiccio dall’autunno 2023 ad opera di malviventi ormai in pianta stabile in zona. Le vittime raccontano che la modalità di azione è sempre la stessa, la sera prima tagliano le reti di recinzione per poi guadagnarsi la fuga il giorno dopo, una volta messo a segno il colpo. Quando le forze dell’ordine intervengono alla chiamata, loro si nascondono tra i cespugli, nella vegetazione, aspettano, fino a che non sono andate via e poi tornano in azione. Questo è quanto si legge nell’articolo, a questo punto viene da pensare che i delinquenti potrebbero non arrivare da lontano ma risiedere in zona, e quindi conoscere bene l’ambiente e studiare i movimenti delle persone. Non ci sono prove che si tratti di stranieri, lo so. Ma se dovessi scommetterci 10 euro avrei pochi dubbi di perdere. In ogni caso credo che chi si sente sotto attacco a casa propria abbia tutto il diritto di esigere dallo Stato, e da chi lo rappresenta sul territorio, che si mettano subito in atto soluzioni adeguate ad affrontare il problema. Vivere nella paura di veder continuamente violata la propria sicurezza domestica davvero è impossibile!
Voto: 2

3) I pannelli solari sui tetti di case e capannoni hanno un senso, a determinate condizioni. Ma rinunciare all’agricoltura per destinare i terreni delle nostre pianure al fotovoltaico è un’aberrazione vera e propria, giustamente denunciata dal Comitato Salviamo Le Cascine e dagli Agricoltori Autonomi Italiani. I due gruppi manifestano contrarietà a massivi insediamenti fotovoltaici su terreni agricoli. Campi interamente ricoperti di pannelli solari, una devastazione di buona terra fertile e una visione non certo bucolica e men che meno di natura green, e c’è pure da chiedersi se la conversione di terreni agricoli in pannelli solari in certi casi sia realmente sostenibile. La sede di un impianto industriale fotovoltaico, ivi compreso l’agrivoltaico, può essere in una zona agricola ma la stessa non può essere adiacente a residenze rurali, lo recita la Direttiva di Legge di riferimento ispirata al principio di precauzione che stabilisce nelle aree agricole il criterio di prossimità alle zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, nonché le cave e le miniere. Le emissioni elettromagnetiche di un impianto domestico sono ritenute tollerabili (oggi, domani vedremo: anche le strutture in eternit sono state a lungo cosa buona, per non dire del borotalco, che oggi ci raccontano essere tossico. Insomma il mondo procede per tentativi, questa è la verità), non invece quelle di una centrale fotovoltaica per la produzione industriale di energia elettrica, data l’elevata concentrazione dei relativi moduli. Certamente il nostro Paese ha necessita di incrementare la propria produzione energetica da fonti rinnovabili come l’energia solare, ma servono nuovi e più stringenti criteri a salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini, garantito dall’art. 32 della Costituzione. E poi c’è un dettaglio: qualcuno si sta ponendo oggi il problema dei costi, economici e ambientali, dello smaltimento di queste infrastrutture, quando saranno da sostituire o rottamare? Qualche dubbio mi viene. Senza contare l’orrore estetico di ettari di terreno ricoperti di specchi: ma a quello nessuno sembra fare più caso.
Voto: 7