I Grigi, il basket, il cuoco, la peperonata e i faraoni

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jimmy Barco

Quanti alessandrini hanno affermato in tutti questi lunghi ultimi otto lustri: “Tornerò al Mocca ma solo quando i Grigi saranno di nuovo in Serie B”?

Una miriade. Alcuni erano tifosi al di sopra di ogni sospetto; altri, spero una esigua minoranza, si nascondevano dietro quelle parole per giustificarsi (di cosa poi non l’ho mai capito).

Non mi rivolgo quindi a questi ultimi, ma vorrei concentrarmi su coloro i quali invece hanno vissuto il disagio del distacco dallo stadio, in attesa di una nuova cadetteria. Bene, sappiate che, da due settimane in qua, i Grigi sono tornati in Serie B. Adesso tocca a voi, se siete uomini di parola e non quaquaraquà, ritornare allo stadio, stavolta il sabato pomeriggio, tifare e magari abbonarvi (appena sarà possibile, con le regole Covid), perché la condizione che avevate posto allora si è finalmente concretizzata.

Senza un coinvolgimento collettivo, morale e individuale si rischia di ricadere, a stretto giro di posta, nella categoria dalla quale siamo faticosamente riemersi.

Per i sempre presenti al Mocca i miei inviti sono ovviamente superflui. Spero che tutti noi siamo culturalmente maturi per cogliere una differenza sostanziale rispetto all’ultimo campionato disputato dai i Grigi fra i Cadetti una quarantina d’anni orsono: il mondo è cambiato, il calcio è cambiato e, in particolare, è cambiata la Serie B.

Dai parterre [Lettera 32] CorriereAl 1

Se sia meglio oggi rispetto ai tempi di Dolso, Mazzia e compagni non lo so, ma certo questa mutazione della cadetteria cadetta non è nè merito nè colpa di nessuno: la mutazione è nelle cose e nessuno può pensare di andare impunemente contro la storia. 40 anni fa, per entrare allo stadio, bastava recarsi all’ultimo momento al botteghino del Mocca e pagare il biglietto. Oggi invece devi prenotare il posto il giorno prima, consegnare documenti personali e tessere varie, sarai perquisito e segnalato, una tiritera obbligata al netto pure delle complicazioni post Covid. Ancora: per conoscere i dati della giornata calcistica di B in allora dovevi collegarti in TV verso mezzanotte e, durante la Domenica Sportiva, leggevano (e non sempre) in chiusura di trasmissione i risultati della giornata. E manco tutti, perché alcuni non venivano neppure comunicati, con l’alibi indiscutibile di “non pervenuti”, come se i risultati della B allora arrivassero in Rai portati da piccioni viaggiatori.

Oggi invece puoi seguire in diretta tutte le partite del torneo cadetto. Una volta il punto sulla giornata di campionato della seconda categoria nazionale lo recepivi giusto il lunedi sulle pagine della Gazzetta. Le immagini TV delle partite di B poi, poche, tremebonde e mai in diretta, erano frammenti a caso di partite disputate solo tra nobili decadute.

Oggi c’è il VAR anche in B, e la partita dell’Alessandria la potrai vedere in diretta e riguardare quando e quanto ti pare. Saranno le Società per prime che dovranno adattarsi alla velocità del fulmine ai nuovi standard e alle incombenze del caso, pena essere pescate in fuorigioco pure loro.

Nei miei pezzi precedenti, tutti successivi al 17 giugno scorso, ho riletto a modo mio quello che è successo nelle ultime due stagioni.

 

https://mag.corriereal.info/wordpress/2021/07/05/presidente-le-scrivo-cosi-mi-distraggo-un-po-e-siccome-e-molto-lontano-piu-forte-scrivero/

https://mag.corriereal.info/wordpress/2021/06/29/i-grigi-ia-serie-b-le-antiche-glorie-e-le-mosche-cocchiere/

https://mag.corriereal.info/wordpress/2021/06/22/dove-eravamo-rimasti-grigi-in-b-ma-disamina-di-due-anni-non-proprio-impeccabili/

 

Mi dicono che certe mie valutazioni sono state prese non sempre in tranquillità (eufemismo). Alcuni dei miei contestatori però si basano su un presupposti discutibili: secondo loro infatti un organigramma che conquista un’insperata promozione in B dopo 40 anni (insperata per tutti, tranne che per Di Masi…) non può essere messo in discussione, né in tutto né in parte, in omaggio al risultato finale. Come se, ad esempio, fosse automatico che, quando non prendi gol in un match, devi giudicare i tuoi difensori particolare bravi comunque. Spesso l’assioma è fondato, ma non sempre necessariamente è così. L’adagio poi secondo il quale “nello sport vincere è l’unica cosa che conta” lo ritengo una fregnaccia fuorviante, superficiale e arrogante. Se così fosse mi si dovrebbe spiegare perché giocatori, allenatori e DS “vincenti” sono ogni tanto giubilati dai loro massimi dirigenti, anche quando gli obiettivi di stagione sono stati centrati.

Forse che certi dirigenti non sopportano al loro interno della loro Società i personaggi vincenti? Forse che ci sono presidenti ai quali piace perdere e buttare via i propri soldi per cambiare giusto per il gusto di cambiare? Siamo seri! Vincere è certamente una bella medicina, ma c’è, se permettete, modo e modo di vincere (e pure di perdere….). Pescare il Jolly, come si dice, è una modalità di vincere, un’altra invece consiste nel costruire sistematicamente le basi per centrare gli obiettivi, e possibilmente continuare a farlo nel tempo.

Adesso pensiamo al futuro dei Grigi e della struttura societaria. Parto da una considerazione: nell’ultimo mese il nostro territorio a livello sportivo ha compiuto due salti in avanti importanti: la conquista della Serie B di calcio dei Grigi e l’approdo della Bertram Basket Derthona in Serie A1.
Queste vittorie proiettano questa plaga dal quarantesimo posto in su nelle graduatorie sportive nazionali. Invece, quanto al resto, occupiamo dall’ottantesimo al novantesimo posto nelle varie rilevazioni (a volte riusciamo a classificarci anche più giù).

Come il nostro territorio tenterà di emulare i successi del calcio e del basket in futuro (tipo la qualità della vita o la soddisfazione dei nostri cittadini, per esempio) sarà un tema centrale per il futuro, più di quanto si possa immaginare. Sono in gioco, anche se non esclusivamente, lo sviluppo, la percezione e la popolarità della nostra provincia in tutta Italia.

Naturalmente a patto che questi risultati sportivi non si rivelino la classica toccata e fuga. Ho inteso accostare le due imprese sportive, pur profondamente diverse fra loro per peso specifico, perché ci sono analogie interessanti. Entrambi i club infatti sono di proprietà, ispirati e finanziati da due imprenditori che non hanno sostanziali ricadute personali, aziendali o d’immagine sul territorio.
Inoltre entrambi hanno inseguito un “sogno” che ai più sembrava proibito. Adesso vedremo quanto, come e per quanto tempo il loro sogno sarà sostanziato da una crescita adeguata delle loro creature.

In soldoni: fino a che punto questi dirigenti saranno bravi e determinati a sviluppare le proprie aziende sportive per adeguarle alla nuova categoria e alle prossime sfide da affrontare?

La mossa del cavallo (le promozioni, intendo) richiede un adeguamento delle professionalità e delle risorse sportive, culturali e manageriali dei rispettivi club per allinearli almeno alla media delle concorrenti della categoria di appartenenza. E se qualcuno pensa che mi riferisca solo al valore degli atleti che arriveranno per rinforzare la qualità degli organici, si sbaglia.

C’è bisogno di inserire nuove figure professionali all’interno degli organigrammi, professionalità che nel loro DNA abbiano comprovate capacità, ed esperienza delle nuove categorie.

Un esempio valido per entrambe le realtà: quanti giovani del territorio sono presenti negli organici delle prime squadre?

E non mi riferisco alla scontata penuria di giovani promesse ma, molto più modestamente, parlo di tre o quattro giovani virgulti cresciuti nel proprio settore giovanile e inseriti nell’organico, utili anche per coprire dignitosamente gli ultimi spazi nelle caselle della prima squadra.

Certe valorizzazioni diventano indispensabili anche per comunicare la volontà di creare (o ricreare) spirito di appartenenza e un legame profondo con la propria terra e la nostra gente. A oggi penso che la Bertram Basket possa impunemente trasferirsi in un’altra città e nessuno a Tortona, a parte i pochi soliti appassionati di pallacanestro, se ne accorgerebbe. Pensare di ottenere tutto e subito è utopia, ma cominciare ad investire in professionisti e strutture durature è indispensabile.

Mi rendo pure conto che, in questi tempi di vacche magre, distrarre energie e risorse economiche per iniziative i cui ritorni sono là da venire ad imprenditori illuminati possa risultare indigesto, più o meno come la peperonata.

Però è facile che, nel giro di pochi anni, gli oculati investimenti sui vivai possano rappresentare ritorni economici e di immagine apprezzabili, e una sorta di autofinanziamento per le squadre giovanili. Investire sui giovani locali, inoltre, crea un indotto e una fidelizzazione al brand che nessun trionfo sportivo garantirebbe, se non per un periodo limitato. Il peso specifico di una Società Sportiva dilatato nel tempo dunque è la miglior garanzia per assicurarsi un futuro certo e di livello. Ci saranno annate trionfali e altre deludenti ma, se la Società si è organizzata con le persone giuste al posto giusto, ‘il sistema’ Alessandria Calcio o Derthona Basket avrà garantita una vita dignitosa anche quando i mecenati decidessero di lasciare.

Arrivare ad questa sorta di ciclo virtuoso è certamente più facile se l’ambiente è permeato dall’entusiasmo. Non chiedo la testa di nessuno, anzi, ma l’innesto di nuove professionalità che siano sensibili all’inclusione e alla razionalizzazione delle risorse umane societarie e al lavoro di gruppo.

Con i “faraoni” poco avezzi per loro natura alla condivisione e al gioco di squadra non si va da nessuna parte: magari uno spot una tantum ma poi, a gioco lungo, si mostra la corda.

Ammetto che per noi mandrogni certe considerazioni sono roba da alieni. Mi riferisco al fatto, per dirne una, che è stato dato giustamente tanto spazio e clamore mediatico a un cuoco alessandrino che a Wembley la settimana scorsa ha sventolato, durante la partita in cui giocava (e vinceva) la nostra Nazionale, un drappo (peraltro confezionato in modo forse un po’ troppo artigianale per essere apprezzato in mondovisione), con il quale si gioiva e si comunicava all’orbe terracqueo che i Grigi sono tornati in Serie B.

Poche settimane orsono invece uno tra i più importanti e conosciuti gruppi industriali privati alessandrini, creato (e gestito nella sua prima fase) dalla famiglia Guala, è stato acquistato da una società che fa capo alla galassia del finanziere milanese Andrea Bonomi.

La notizia è passata quasi sotto silenzio. Una vendita di quella portata potrebbe essere accompagnata da conseguenze economiche e occupazionali imprevedibili e non necessariamente positive per il territorio.  L’alienazione è stata comunicata, trattata, analizzata, valutata e approfondita dai media di casa nostra in modo sbrigativo, dandole uno spazio sui media ridotto al minimo sindacale.

Non ce l’ho con il cuoco mandrogno a Wembley, ma con questo modo di fare informazione decisamente sì. “Non capisco ma mi adeguo”, come consigliava il tormentone che ci ha sfracellato le palle nella trasmissione televisiva culto “Quelli della notte”, ormai tanti anni fa. Ma a furia di capirci poco e adeguarsi sempre guardate in quale allegra agonia ci siamo infilati, e non so se basterà la serie B appena conquistata ad accendere la cosiddetta “luce in fondo al tunnel…..” Ad maiora.