Caro Parisi, caro Cacciari….

Egregio Dott. Grassano,

Cogliamo l’occasione della Sua dal titolo Demonio a 5 stelle, attenti all’effetto boomerang” per inviarLe questa lettera aperta nella speranza che ciò possa essere utile ad aprire una riflessione.

Grazie per l’attenzione

p. Associazione Arcipelago

Carlo Viscardi

Vogliamo appellarci a due persone che hanno segnato il nostro impegno in questi ultimi vent’anni: Massimo Cacciari e Arturo Parisi.

Precisiamo subito che non ci iscriviamo al partito di coloro che strillano ipocritamente alla forma adottata da Segretario del PD nel costruire l’ipotesi di legge elettorale con Berlusconi. In un sistema complesso le regole del gioco si debbono scrivere con tutti coloro che partecipano al gioco.

Per dirla con Bobbio, “la democrazia è un sistema di regole per governare un gioco competitivo tra attori diversi con obiettivi e interessi simili o, spesso, differenti”.

Questo è verissimo: ma è altrettanto vero che gli “attori diversi” di cui parla Bobbio oggi non sono i cittadini. Il sistema, di cui i cittadini sono semplici strumenti, è gestito da attori ed autori già noti.

Gli ultimi avvenimenti hanno confermato, se ancora ve ne fosse bisogno, che non ci troviamo di fronte ad una crisi della rappresentanza ma… alla caduta irreversibile della rappresentanza; forse alla caduta del “senso” di questa democrazia.

Siamo in presenza di una preoccupante disponibilità da parte della gente alla rinuncia della Democrazia come forma di governo tra i cittadini. Vorremmo essere smentiti in futuro a riguardo!

Occorre far chiarezza su quale è la posta in gioco: se la posta in gioco è il salvataggio di questo sistema o se invece il cambiamento di questo sistema è cosa da perseguire in una fase realmente costituente non solo a parole.

Al di là dell’ingegneria elettorale quindi è importante capire che la questione riguarda la strutturazione del sistema partitico, l’attuale assetto del no­stro sistema politico, in merito al comportamento strategico degli stessi partiti.

Caro Parisi, la questione quindi non è se questa iniziativa del “one man show Renzi” evita o meno una legge proporzionale a preferenza unica “ispirata dalla sentenza della Corte Costituzionale; prima di tutto è necessario interrogarci su quale modello di democrazia vogliamo, altrimenti portiamo acqua ai vari “Giuseppe Tomasi” che si aggirano per l’Italia.

I problemi della frammentazione politica e della democrazia governante datano vent’anni ormai e le soluzioni che sin qui sono state individuate non hanno dato prova molto positiva.

Pensare di risolvere solo attraverso lo strumento della legge elettorale un grosso problema di cultura politica che induce gli attori partitici a privilegiare marcatamente la propria identità partitica, proprio perché nessun partito strategicamente si comporterebbe per mettere a repentaglio la propria sopravvivenza, è pura follia.

Il vero conflitto quindi è tra democrazia e partitocrazia. Il voto universale con delega ai partiti poggia su un pilastro, i partiti, profondamente lesionato, ormai prigioniero (e complice) di una alta burocrazia che si muove in un’ottica padronale e monarchica.

Caro Cacciari questo quesito non può avere risposta da chi ha interessi alla conservazione del sistema della rappresentanza presente oggi in questo Paese. Non ci pare infatti che nel gruppo dirigente che ci governa in modo oligarchico si colgano segnali di preoccupazione: tutto va bene madama la marchesa..La crisi che stiamo vivendo deve vederci concentrati sul senso stesso dei corpi intermedi più che sull’ingegneria istituzionale.

La rappresentanza oggi garantisce al cittadino un voto, dopo di che il nulla sul piano del controllo e della costruzione delle decisioni.

Occorre riprendere in mano l’art. 49 della Costituzione; occorre specificare, precisare la “consapevolezza” dei cittadini del diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

La rappresentanza di cui si sente il bisogno è infatti quella che garantisce la partecipazione alla riscrittura delle regole e della forma dello Stato. Cittadini che comprendono come la società del terzo millennio sia una società profondamente mutata nelle categorie economiche, sociali, politiche e culturali, cittadini che vogliono scegliersi la propria vita.

La rappresentanza a cui noi aspiriamo deve essere attrezzata, con idee, progetti e classe dirigente. E’ giunto il momento di riscrivere le regole del nostro vivere civile, di aprire una fase costituente con chi ci sta e questo lo possono fare solo i cittadini; questo gruppo dirigente non ha più titolo a farlo.

E’ vero che i grandi cambiamenti avvengono su impulsi d’elite ma sono destinati al fallimento o al non compimento se le “persone” non se ne impossessano. Quando poi l’elite, come cita nel suo saggio “Il Popolo degli dei” Giuseppe DeRita, “non è collegata al popolo ed è incapace di dare un orizzonte in termini di emozioni collettive e di futuro” il problema si fa serio.

Per questa ragione, sempre con DeRita, “abbiamo bisogno di classi dirigenti che nascano dal basso, cespugli della realtà, e non attraverso i filtri della cooptazione imposta dall’alto”.

Questo significa che prima della decisione ultima (il voto) le persone debbono decidere della loro volontà di impossessarsi dei processi decisionali che influenzeranno la loro vita, che decideranno del bene comune.

L’iscrizione,al raggiungimento della maggiore età, alle liste elettorali non può più essere sufficiente ad esprimere “Democrazia”

Un governo del popolo, in una società profondamente mutata e complessa non può essere affidato solo, e totalmente, a corpi intermedi.

E’ indispensabile individuare strumenti che consentano alle persone di partecipare alla formazione delle decisioni in modo più diretto e ciò non può essere confuso con forme antiche di democrazia diretta.

Occorre che i cittadini esprimano direttamente e ufficialmente la loro volontà di esprimere pareri e giudizi attraverso una Dichiarazione Pubblica di Volontà che è l’atto che sancisce l’esercizio del diritto di voto in modo consapevole.

Affrontare quindi le questioni che segnano questa crisi epocale da parte di persone consapevoli e coscienti può fare la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte.

Caro Parisi, caro Cacciari, è giunto il momento di riflettere e di agire sulla forma di Democrazia che vogliamo; e questo non lo può fare da sola questa lontana provincia delle Gallie (anche dopo le iniziative dello scorso luglio e dello scorso ottobre).

Carlo Viscardi – Associazione Arcipelago Alessandria