Alessandria, l’università, la politica, le convenzioni e il futuro (con ‘Poli’ e Asti) fra domande e risposte “ampiamente insufficienti”. Almeno si discute, però tra pochi intimi [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

Dibattito pubblico per pochi intimi sul futuro dell’Università del Piemonte Orientale ad Alessandria. Una discussione nata quasi esclusivamente grazie al consigliere comunale Giorgio Abonante che in vista della scadenza (il 23 settembre) per la presentazione delle candidature a componente del consiglio di amministrazione dell’ateneo (sette membri, di cui tre esterni, cui si aggiungono il rappresentante degli studenti e il Rettore) aveva scritto un lungo post, facendo anche riferimento al corso di Medicina, che fra l’altro recitava così: «Se le tre nomine di componenti esterni nel Cda dell’Università del Piemonte Orientale godessero già di un orientamento di massima sarebbe bene saperlo. Il solito retropensiero dei più sulle poltrone lasciamolo a chi si appassiona a queste inutili polemiche. Qui il punto è che chi si candida, a maggior ragione se esistono già accordi taciti o espliciti, dovrebbe alimentare un confronto riguardo allo sviluppo della presenza universitaria sul nostro territorio in relazione alle vocazioni locali (…). Quel che non va bene è che passi tutto sotto silenzio. Va detto peraltro che la crescita del binomio Alessandria – Università passa anche attraverso la valorizzazione di Dipartimenti e alleanze, vedi con Asti (territorio in cui rientra l’attività di quadrante dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’), polo UniAstiss, solo per citarne una, che appaiono come fantasmi in questa vicenda. Gli enti locali, le associazioni di categoria, la politica istituzionale e non, lo stesso variegato mondo accademico, devono pretendere di essere coinvolti».

I consiglieri esterni del Cda sono espressione dei territori (Alessandria, Vercelli, Novara) su cui è nata e cresciuta l’università. La rappresentanza alessandrina era stata affidata, nel mandato che si è chiuso, a Fabrizio Palenzona che non era più ricandidabile. Chi arriverà al suo posto?

Alle domande di Abonante ha risposto il Rettore, Gian Carlo Avanzi, con una lunga intervista a un giornale locale di Alessandria. Un testo che lo stesso consigliere comunale ha commentato così: «Ringrazio il Rettore e il Pro Rettore, il Presidente della Scuola di Medicina e il Presidente del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Upo e il Direttore generale dell’Azienda ospedaliera per le risposte fornite. Sono ampiamente insufficienti, ma rompono quel muro di silenzio che, a poche settimane dalla nomina del nuovo cda dell’Università del Piemonte Orientale, non si poteva accettare. Molto interessante anche l’intervista al professore Marco Actis, responsabile della sede di Alessandria del Politecnico di Torino. Delle tante considerazioni espresse la maggior parte non ha ancora avuto risposta. Mi limito a richiamare il piano triennale degli investimenti che coinvolge Alessandria in modo troppo marginale».

E su questo punto si apre un altro capitolo dai contorni incerti. Infatti il documento economico – finanziario per il triennio 2019-2021 prevede «il potenziamento dell’offerta residenziale, strutturale e delle attività ricreative» con «il completamento del Campus Perrone in Novara, le residenze universitarie delle tre sedi, la realizzazione di aule a Palazzo Borsalino ad Alessandria, la realizzazione del complesso sportivo presso la sede del San Giuseppe e la ristrutturazione di Palazzo Tartara a Vercelli». Tradotto, sono previsti investimenti per circa cinque milioni e quattrocentomila euro nelle tre sedi, ma solo seicentomila ad Alessandria per le nuove aule a Palazzo Borsalino, peraltro ampiamente previsti e ripetutamente rinviati a causa dei tempi lunghissimi per il trasferimento a piano terra della Sala campioni dei cappelli Borsalino.

Nelle dichiarazioni rilasciate al giornale locale, Avanzi a un certo punto afferma che a Palazzo Borsalino sono state fatte «tante opere per la sicurezza e l’accoglienza. Vi abbiamo investito 5 milioni nell’ultimo quinquennio». Non viene specificato altro, lasciando così al lettore il dubbio che quella cifra non corrisponda del tutto a investimenti nuovi, bensì anche alla normale amministrazione relativa ai costi di gestione, manutenzione e adeguamento degli spazi alle necessità didattiche.

Il periodico non dedica solo due pagine all’Ateneo, ma pubblica anche una lettera firmata per primo da Gian Carlo Avanzi e poi da Giacomo Centini, direttore dell’azienda ospedaliera di Alessandria, Marco Krengli, direttore della Scuola di Medicina dell’università, e Sandra D’Alfonso, presidente del corso di laurea in Medicina e chirurgia. Diversi passaggi dell’intervento di Abonante sul fronte dell’integrazione Asl – azienda ospedaliera, della ricerca, dell’innovazione, del rapporto con il territorio e la sede alessandrina del Politecnico, trovano una serie di precisazioni e puntualizzazioni da parte dei firmatari. Ma non mancano passaggi che hanno stupito. «Circa i rapporti con il Politecnico di Torino, è del tutto priva di fondamento l’affermazione che questi si limitino alla richiesta di affitto di un edificio, peraltro, da anni in disuso». Quindi si legge di «progetti di ricerca che già esistono» e di altri che sono «in corso di predisposizione, seguendo il calendario della ricerca scientifica europea e nazionale». Peccato per quell’edificio «da anni in disuso». Perché edifici in disuso non esistono, visto che le attività di ricerca all’interno del Politecnico stanno anzi crescendo. Tutti gli spazi sono utilizzati in quanto la sede di Alessandria è quella su cui il ‘Poli’ sta investendo in modo massiccio. Se mai nei piani dell’edificio interessati dai lavori per realizzare le aule per gli studenti di Medicina (un milione di investimento totalmente a carico del Politecnico), gli spazi erano stati riconvertiti in quanto prima erano destinati ad altri usi. Né disuso, né abbandono, quindi.

Una successiva reazione politica è arrivata poi da Domenico Ravetti, consigliere regionale, che richiama, fra le altre cose, proprio le Regioni che «hanno un ruolo fondamentale e podestà legislativa in alcune attività universitarie non marginali quali, ad esempio, “gli interventi volti a rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale per la concreta realizzazione del diritto agli studi”. Tali interventi riguardano ad esempio “le mense, gli alloggi, i trasporti, i corrispettivi monetari, l’assistenza sanitaria, le borse di studio”. E questo è esattamente il principio della mia competenza e della mia responsabilità che mi coinvolge e che non delego a nessuno, tanto meno al rispettabilissimo componente il Consiglio di Amministrazione della cui prossima nomina, preciso (questo sì), sono disinteressato».

Intanto il territorio alessandrino riconferma uno storico sostegno, quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, guidata da Luciano Mariano, che ha rinnovato il sostegno alla didattica e alla ricerca dell’Upo con un contributo di 70.000 euro, cui «si è aggiunta – si legge su una nota dell’Ateneo – la donazione di un’autovettura, riservata all’attività istituzionale nelle sedi dei Dipartimenti e dimostratasi, nel periodo d’utilizzo, fondamentale per il coordinamento logistico». L’auto è una Alfa Romeo Giulia (il prezzo di listino parte da circa 40.000 euro).

Un occhio di riguardo non manca nemmeno da parte di Asti, come testimoniano, per esempio, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti al Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) per il Master in sviluppo locale, edizione anno accademico 2018/2019, di 10.000 euro, oppure del consorzio UniAstiss con cui l’Università del Piemonte Orientale ha rinnovato la convenzione relativa al corso di laurea in Servizio sociale (la sede della didattica è ad Asti, quella di riferimento è il Digspes di Alessandria). In base alla convenzione, UniAstiss «mette annualmente a disposizione del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali la somma di 30.000 euro nell’anno accademico 2019-2020, 60.000 nell’anno accademico 2020-2021, 60.000 euro nell’anno accademico 2021-2022, ai fini della attivazione di contratti di insegnamento e della realizzazione di altre attività, anche di ricerca, connesse con il corso di laurea in Servizio Sociale. Si impegna inoltre ad attivare annualmente contratti per professionisti che fungano da tutor didattici, in base alle indicazioni specifiche del Dipartimento, per un importo complessivo annuo di spesa non superiore a 21.000 euro».

Niente da fare, invece, per una seconda convenzione connessa a un percorso di laurea magistrale interclasse denominato Società e sviluppo locale. Il consorzio UniAstiss era pronto a investire in spazi e risorse per oltre mezzo milione di euro, la discussione fra Asti e Vercelli (sede del Rettorato dell’Upo) è andata avanti per mesi, ma il progetto non è andato a buon fine.