Alessandria è sempre la più inquinata. Ma il problema non è locale. Quanto alle soluzioni possibili…[Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

«Nelle prossime settimane si ricomincerà a parlare di emergenza smog nelle città italiane, specialmente quelle della pianura padana. Dal primo di ottobre scattano per il secondo anno consecutivo le misure previste dall’Accordo di bacino padano come il blocco della circolazione per i veicoli più inquinanti, la lotta al riscaldamento a biomasse, gli incentivi economici di vario tipo e, ci auspichiamo, tutta una serie di controlli che verifichino l’applicazione di quanto previsto. Eppure parlare di emergenza e improvvisare provvedimenti isolati è sbagliato».

Difficile dare torto a Legambiente. E l’edizione speciale di “Mal’Aria di città” 2019 lo ribadisce in modo chiaro. Nella premessa del rapporto ambientale ci sono tutte le argomentazioni. Con un record che vede il Piemonte spiccare per i primi due posti: Torino e Alessandria. «Quello che accadrà – si legge – non ha nulla di emergenziale, di inatteso, di imprevedibile (caratteristiche tipiche di una emergenza) visto che, a settembre, sono già 17 le città capoluogo fuorilegge per il superamento del limite previsto per le polveri sottili (35 giorni con una media giornaliera di Pm10 maggiore a 50 microgrammi a metro cubo), mentre altre 5 città sono pericolosamente vicine ai 35 giorni fatidici avendo superato già quota 30 giorni. Torino (55 giorni), Alessandria (centralina in piazza D’Annunzio, 53), Milano (52) guidano la speciale classifica seguite da Cremona (51), Rovigo (51), Pavia (50), Verona (50), Venezia (48), Padova (47) e Vicenza (47) che completano la top ten. Città tutte concentrate nella pianura Padana che sono entrate in emergenza già nella prima parte dell’anno, avendo superato il bonus dei 35 giorni ampiamente prima dell’estate, e dalle quali ci saremmo aspettati misure serie e provvedimenti efficaci già dall’inverno scorso».

Da un lato pensare che bastino delle periodiche chiusure del centro storico, oppure la limitazione drastica della circolazione delle vetture considerate più inquinanti, appare decisamente ingenuo. La camera a gas di cui si parla è l’intera pianura Padana. E visto che c’è chi decide di fare qualcosa di più, chi qualcosina giusto per mettersi a posto la coscienza e chi non farà alcunché, non c’è da stare tranquilli. Intanto, ricorda Legambiente, è già partita «la caccia da parte delle regioni e di qualche Comune alle deroghe e alle scorciatoie per limitare le ire degli automobilisti (ed elettori) che fingeranno di non aver saputo per tempo, di trovarsi spiazzati dalle decisioni delle autorità. Ma il risultato delle deroghe improvvisate e talvolta contrastanti tra loro (Regione e Comune) va a scapito della salute e della chiarezza nei confronti delle persone. Ad esempio in Piemonte è sì stato reso noto che il blocco si estenderà anche agli euro3 diesel nei capoluoghi e nei comuni con più di 20.000 abitanti, ma è anche vero che una serie di deroghe lo hanno subito indebolito».

In Lombardia sono «570 i comuni coinvolti nel blocco per le auto, i furgoni e i camion più inquinanti (ovvero euro 0 benzina ed euro 0, 1, 2 diesel) e il blocco vale tutto l’anno, anche d’estate, stagione nella quale si concentrano le giornate di inquinamento fotochimico segnalato dalle concentrazioni di ozono». In Emilia Romagna vengono confermate le misure adottate l’anno scorso «come il blocco fisso degli euro 3 diesel nei Comuni capoluogo e con oltre 30.000 abitanti o le limitazioni al traffico nella fascia 8.30 / 18.30 dei giorni feriali oltre che le misure emergenziali dovute agli sforamenti per tre giorni consecutivi (come il blocco dei diesel euro 4)». La Regione Veneto «ha deciso di non fare nulla, come l’anno scorso, e così i Comuni più importanti hanno deciso di “autoconvocarsi” per cercare di definire insieme provvedimenti e delibere se non uguali, almeno simili».

In questo panorama, il rapporto di Legambiente segnala, come esempio particolarmente positivo, il caso di Bologna dove «dal primo gennaio 2020 prenderà il via la Ztl ambientale: i criteri con i quali saranno rilasciati i permessi di accesso al cuore della città saranno dettati anche dalla compatibilità ambientale dei veicoli a motore, con la revoca dei contrassegni di accesso alle auto più inquinanti nella Ztl. Questa misura è accompagnata anche da un bonus mobilità che potrà arrivare a 1.000 euro all’anno da spendere per l’utilizzo di bus, taxi/Ncc, car sharing o bike sharing anziché con l’auto privata. Legambiente Emilia Romagna ha previsto, in accompagnamento al cambio di stili di vita dei cittadini imposto da questa misura, un progetto sperimentale di personal mobility manager rivolto alle persone che usufruiranno del bonus: una sorta di piano della mobilità sostenibile personalizzato».

Morale? Fra qualche giorno tornerà a esplodere la polemica. Compariranno nuovamente i soliti ‘Alessandria maglia nera per l’aria’, ‘Alessandria, la città più inquinata’ e via titolando. La realtà è purtroppo un’altra. Senza una azione corale che da Torino arrivi almeno fino a Venezia non c’è molto da fare. Quello che si ripete è un circolo vizioso in cui si mescolano l’andamento climatico, la scarsa ventilazione, l’orografia, l’elevata densità abitativa, le attività industriali e gli allevamenti. Ovviamente i comportamenti virtuosi sono fondamentali. Ma insufficienti se non si mette in campo una autentica terapia d’urto. Purtroppo finora non è servita a smuovere più di tanto le coscienze nemmeno la foto, diffusa dall’Esa, Agenzia spaziale europea, scattata dal satellite Copernicus Sentinel 5-P.