E luce fu! [Il Citazionista]

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di Andrea Antonuccio.

«Si tratta di una misura abnorme, una forma di violenza nei confronti degli utenti. L’inserimento del canone in bolletta creerà effetti a valanga con conseguenze per i consumatori e per le imprese elettriche»
Carlo Rienzi, presidente Codacons

A quanto pare, il 30% degli italiani non paga il canone Rai. Il sottoscritto, a scanso di equivoci, è in quel 70% che si sente un po’ fesso ogni volta che riceve a casa il fatidico bollettino di pagamento. Ma si sa… si paga la prima volta per fare gli onesti, e poi si resta fottuti per tutta la vita (catodica, e non).

Pochi balzelli sono così odiosi e impopolari, diciamocelo. Specialmente per chi i programmi televisivi se li sceglie e se li paga, snobbando il livello spesso infimo della tv di Stato. Certo, si obietterà, il canone è una tassa sul possesso dell’apparecchio televisivo. E dunque…

La recente proposta del Churchill di Rignano, quella di “inoculare” il canone Rai direttamente nella bolletta dell’elettricità, va contro ogni senso di giustizia e di equità. Ma, fortunatamente, potrebbe avere vita breve. Una boutade di inizio autunno, insomma.

Sceriffo NottinghamMatteuccio nostro, sempre attento all’aria che tira, potrebbe aver provato a fare un affondo dei suoi (non sarebbe la prima volta) per vedere l’effetto che fa. E, viste le prime reazioni, dovrebbe fare marcia indietro per non perdere consenso. Sempre che il suo non sia un gesto disperato, per raschiare il barile modello sceriffo di Nottingham. Tutto è possibile, di questi tempi.

Tornando al canone in bolletta, anche un popolo servo e remissivo come il nostro non sopporterebbe una angheria di questo tipo, messa in atto oltretutto all’italiana: due case (per esempio), due bollette, due canoni (lo so, dicono di no: ma qualcuno ancora si fida?). E dunque è probabile che Renzino e Alfino (con la “i”, volutamente) lasceranno cadere la cosa.

Passata la buriana, i furbi continueranno serenamente a evadere. E i fessi? Pagheranno ancora per quell’osceno carrozzone che è la Rai Radiotelevisione Italiana. Coltivando la speranza che il servizio pubblico (che non esiste più dai tempi del maestro Manzi) diventi privato. Sarebbe il male minore, ma farebbe bene a tutti.