Tombini di ghisa

Soro Bruno 2di Bruno Soro
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“Di una città si può parlare come di una struttura e come di una serie di eventi. (…) Da come avvengono gli eventi si può prevedere come evolveranno le strutture.”
U. Eco, La struttura e l’evento, in “Il Miracolo di S. Baudolino”, C. Maccagno, Tipografo in Alessandria, 1989

 

Percorrendo, una domenica mattina tardo settembrina, i viali di Alessandria nella zona prospicente il quartiere degli Orti ti colpiscono alcuni «eventi». Eventi che lasciano intendere, parafrasando il racconto di Umberto Eco citato nell’epigramma, come evolveranno le «strutture» della città.

In Lungo Tanaro Magenta, nel tratto che costeggia il fiume, lo strato erboso (erbacce, in verità), tra la carreggiata e l’argine, supera il metro: persino i cani lo evitano, preferendo depositare i loro escrementi sul marciapiede. Laddove vi era uno spazio dedicato ai giochi dei bambini, una parte della staccionata in legno è divelta, le altalene e lo scivolo giallo spuntano appena in mezzo alle erbacce, carta, pacchetti vuoti di sigarette e sacchetti di plastica. Gli alberi, che attendono una potatura, lasciano cadere la loro chioma sul marciapiede, anch’esso in buona parte infestato da erbacce, ragion per cui il pedone è costretto a zizzagare sulla carreggiata tra le auto parcheggiate in divieto di sosta.

Nei viali di Spalto Rovereto e di Milite Ignoto, si è costretti a camminareRotonda via Giordano Bruno su un tappeto di foglie. La speranza è che non piova, poiché in caso di un violento temporale, le foglie, trascinate dall’acqua, andrebbero ad intasare i «tombini di ghisa», e come già accaduto nei mesi scorsi. In tal caso, riversandosi lungo le vie Cilea, Vinzaglio e Poligonia alla ricerca del punto più basso, situato in prossimità dell’incrocio con via Bellini, le acque allagherebbero nuovamente gli scantinati ed i garage: un disagio a rimediare il quale debbono intervenire le idrovore dei Vigili del Fuoco.

Percorrendo poi Viale Milite Ignoto, prima una Ferrari rossa e subito dopo una Porche nera sfrecciano rumorosamente lungo il viale ad una velocità non certo compatibile con il limite dei 50 km all’ora. Infine, l’ultimo evento, forse il più fastidioso: i bidoni della spazzatura in prossimità dell’Asilo infantile in via Cristoforo Colombo (laddove per decenza non dovrebbero neppure esserci), sono stracolmi di immondizia e lo spazio tra un cassonetto e l’altro è usato a mo’ di discarica a cielo aperto.

Mi rifiuto di pensare (anche se un fondo di verità deve pur esserci) che una piccolissima parte, ancorché crescente, di cittadini, non solo degli Ortolani, dal momento che c’è chi ha notato qualcuno gettare dall’auto il suo sacchetto di plastica tra i cassonetti dell’immondizia (troppa fatica fermarsi, scendere e immetterlo nell’apposito cassonetto della raccolta differenziata), sia così sporcacciona, abituata, evidentemente, a spargere spazzatura per terra in casa propria. Ma lì è terra di tutti, quindi, ovviamente, terra di nessuno. Inoltre, poiché non esistono più controlli, un’altra piccola parte di cittadini si fa beffe del codice della strada: parcheggia la macchina ovunque (in prossimità degli incroci, in modo tale che per immettersi sul Viale Milite Ignoto ci si deve sporgere fino a metà corsia, rischiando l’incidente); preferibilmente in doppia fila (soprattutto davanti ai bar e all’edicola dei giornali); poi c’è chi telefona mentre guida, trattenendo la sigaretta tra le dita dell’altra mano (tutti eventi osservati da chi scrive, ancorché non in quella domenica mattina).

velokStendiamo un «Velo OK» sui limiti di velocità (in mancanza di un vigile in loco, l’istallazione degli speed check è vietata dalla legge, salvo che intervenga un’autorizzazione prefettizia che sancisse, in base alla pericolosità del traffico, l’impossibilità della contestazione immediata dell’infrazione). I vigili, si sa, costano troppo e il bilancio comunale è in sofferenza. Inoltre sono pochi e in tutt’altre faccende affaccendati (raramente, ma mai la domenica, c’è un’auto dei carabinieri posizionata in fondo al Viale Milite Ignoto).

Mi verrebbe da pensare, ma scaccio subito il pensiero, che l’Amministrazione Comunale non esista oppure, come recita una piece di Dario Fo, “se c’era, dormiva”. Qualche sconsiderato insinua che “si stava meglio quando si stava peggio”: ad esempio, quando c’era la raccolta dei rifiuti porta a porta (c’era più spazio per parcheggiare e non si era costretti ad inalare le esalazioni che fuoriescono dai cassonetti). Oppure quando non esistevano le corsie riservate alle bici e ai pedoni (la cui esistenza è lodevole, a patto che non siano sbarrate dai bidoni della spazzatura, quando non sono occupate dalle auto parcheggiate sulla corsia riservata). O, infine, quando non c’erano le «zone 30 (km all’ora)», che si direbbe siano state sparse a caso tra le vie del quartiere, ma il cui limite di velocità pochi rispettano.

Se “da come avvengono gli eventi si può prevedere come evolveranno le strutture”, proviamo, per analogia, ad immaginare quale potrebbe essere la conseguenza (dell’evoluzione) degli eventi sopra riportati sulle «sovrastrutture», vale a dire come gli stessi potrebbero influenzare il comportamento degli elettori in occasione delle prossime elezioni amministrative comunali. Salvo che l’inaugurazione del nuovo ponte Meier (posto che avvenga prima delle elezioni) non faccia compiere il miracolo, tutto lascia prevedere che vi sarà una massiccia “astensione-per-disaffezione”. D’altra parte, e coerentemente con gli eventi sopra richiamati, rispondendo alla domanda di un intervistatore su quale fosse la città più brutta d’Italia, domanda rivoltagli in occasione della presentazione del suo libro Storia della bellezza (Bompiani, Milano 2004), senza esitazione alcuna lo stesso Umberto Eco ebbe a rispondere: “la mia”.