I soldi non odorano, anche quelli che vengono dal diavolo

Ma come è possibile? I comunisti cinesi hanno le mani sul Milan, la squadra di calcio di Silvio Berlusconi, che riceve ad Arcore i plenipotenziari incaricati di fare una lauta offerta di 500 milioni di euro per la proprietà del 51% della società. Ma non solo: le azioni del Milan saranno quotate alla borsa di Hong Kong e l’ex cavaliere sarà solo più presidente onorario, nel consiglio di amministrazione in cui siederà ancora Barbara Berlusconi ma Galliani probabilmente dovrà far fagotto.

La notizia ha messo in apprensione i tifosi della squadra milanese, preoccupati solo dei magrissimi risultati della squadra, ma molti di loro non hanno neppure pensato alla nemesi e l’ironia storica della faccenda che mette Berlusconi, a suo tempo dichiaratosi acerrimo nemico dei comunisti, nelle mani dei medesimi in ogni caso. Infatti, o cede il Milan a questo mister Bee (thailandese, dietro il quale c’è il fondo d’investimento cinese Ads Securities, appoggiato direttamente dal governo cinese), oppure l’alternativa sarebbe quella di vendere direttamente ad un certo mister Lee, che sarebbe nient’altro che Richard Lee, pure lui cinese. Quindi i compagni comunisti che un tempo, a detta dello stesso ex cavaliere, mangiavano i bambini mentre adesso mangiano e basta, sono quelli che il destino ha voluto mettergli davanti per disfarsi di un pacco diventato troppo pesante e da qualche anno responsabile di delusioni ed arrabbiature, qual è diventato il club rossonero.

Personalmente ho sempre pensato che l’anticomunismo non solo di Berlusconi ma di una larga parte della cosiddetta destra italiana non fosse altro che una finta di facciata e che in fondo una certa invidia verso i capi comunisti per i loro metodi sbrigativi nel risolvere le questioni senza dover dipendere dalla cosiddetta opinione pubblica, serpeggiasse da tempo nelle loro menti. Ricordo bene che Vladimir Putin, comunista già esponente di spicco del KGB sovietico, era ed è tuttora grande amico di Silvio, il quale gli avrebbe anche prestato tempo fa per una notte brava il suo favoloso lettone, ed altri comunisti non pentiti, quali i dittatori Lukashenko della Bielorussia e Nazarbayev del Kazakistan, figurano fra i suoi preferiti.

Ma le strane simpatie comuniste di molti esponenti della estrema destra italiana ed europea non si fermerebbero qui. Le alleanze quanto meno singolari e che definirei contro natura si stanno diffondendo: dall’ungherese Orban, primo ministro di un governo di destra che simpatizza per la Russia, ai finanziamenti russi a Marine Le Pen in Francia, ai contatti neppure tanto segreti dei russi con la Lega di Matteo Salvini.
D’altra parte chi conosce un minimo di storia italiana della prima metà del Novecento, non può non ricordare che il primo (o secondo) governo occidentale che riconobbe lo stato sovietico, dopo la conquista del potere da parte dei comunisti, fu proprio quello italiano guidato niente meno che da Benito Mussolini. Dopo neppure un ventennio abbiamo poi avuto l’avventura dell’Armir in terra di Russia con le conseguenze che sappiamo.

Sono convinto però che a Silvio l’insegnamento della storia non faccia né caldo né freddo, ma solo i soldoni interessino veramente.
Forse il suo confessore e prete di fiducia, don Gabriele Corsani (recentemente condannato per abusi sessuali), gli avrà anche riferito un tempo che il denaro era considerato nel Vangelo un ostacolo alla perfezione e definito come lo sterco del diavolo,
ma –come aveva detto a suo tempo anche l’imperatore Vespasiano – “pecunia non olet”, cioè il denaro non puzza, per cui ben vengano avanti i comunisti cinesi.

Luigi Timo – Castelceriolo