Scrittori e precari [U Gnacapiöğ]

Bona Giorgiodi Giorgio Bona

Credo che con le nuove politiche liberiste messe in campo dall’asse Berlusconi – Renzi o, meglio ancora, PDL – PD, il lavoro precario sia il futuro per le nuove generazioni.

Occorre riconoscere che nella precarietà si siano trovate anche generazioni precedenti e che non abbia risparmiato nessuno.

Ottimismo. La precarietà aiuta a mantenersi in forma. Perdi lavoro e trovi lavoro per accostarci a un film commerciale degli anni 80. Devi sempre farti trovare pronto, sempre motivato e allegro. Armarti si santa pazienza e cercare, promuoverti, dare una bella immagine, aspettare che qualcuno dica che va bene e quando va bene metterti in fila per il prossimo contratto a termine.
Precario nel suo significato etimologico significa esercitato con permissione per tolleranza altrui, quindi che non dura sempre, ma finchè lo vuole il concedente. Quindi, brutalizzando il termine, precario uguale non stabile.

Precarietà è il contrario di stabilità quando si parla di quelle persone che vivono, non per causa loro, una situazione lavorativa che rileva contemporaneamente due fattori di insicurezza: mancanza di continuità di rapporto di lavoro e mancanza di reddito adeguato per poter pianificare la propria vita presente e futura.

Questa logica delle politiche liberiste che condiziona la vita personale e che ha resoScrittori precari schiavi ì cittadini assoggettandoli alle regole del mercato ha colpito anche il mondo culturale in modo indegno.
Dal momento che questo lo dobbiamo prima di tutto considerare un fenomeno culturale è logico che il primo bersaglio è indirizzato al mondo della cultura.

È sorprendente come l’analisi di una parola possa aprire inediti e stupefacenti scenari.
Il mondo letterario è una delle vittime di questo carnefice liberista che ha sconquassato la società. Mi sono chiesto più volte perché nel nuovo secolo non abbiamo più quei grandi scrittori come c’erano nel secolo scorso, da Gadda a Landolfi per citarne due tra i tanti.
Certo, la letteratura era un’arte e non era schiava delle logiche di mercato. Ora la letteratura è legata al marketing e all’immagine, occorre confezionare un prodotto che risponda alle esigenze del mondo attuale.

Anche lo scrittore in questo contesto diventa un precario, uno che avrà un contratto a termine e una grande incertezza per il futuro. Sarà vivo e presente finchè sarà il mercato a tenerlo in piedi. Come ha scritto la scrittrice Melena Janeczek sull’Unità: forse lo scrittore si sentirà più sicuro sulla nave di Capitan Barbosa che non esiste.