Commenti anonimi e Bar Sport [Controvento]

Anonimo webdi Ettore Grassano

E’ un tema su cui riflettiamo spesso con Andrea, con gli editorialisti del nostro magazine, e con altri amici, e in qualche caso anche intervistati.

Ha senso continuare a consentire i commenti anonimi su questo giornale, come su tutto il web? E’ ancora libertà di espressione, questa, o Internet (e i social network, e in particolare facebook) sono ormai la pattumiera in cui si sfogano tutte le frustrazioni, i fallimenti, le mediocrità personali?

Attenzione: non è assolutamente vero che il web sia come il Bar Sport di una volta: al Bar Sport (e chi scrive ha avuto il tempo, sia pur da giovanissimo, di frequentarlo) esisteva un codice, e soprattutto ognuno ci metteva la faccia. Per cui non contava solo ciò che veniva detto, ma chi lo diceva. Proprio perchè l’anonimato non esisteva, un conto era un’affermazione proveniente da persona di riconosciuta autorevolezza, un conto la scemenza o l’offesa del cretino del paese, che come tale veniva trattato. Non servivano querele, naturalmente: bastava un ‘ma va a dormire’, o magari qualche espressione più colorita, e dialettale.

Ma limitiamoci a parlare di casa nostra, ossia di CorriereAl: anche se, dal momento in cui anche i nostri contenuti vengono rilanciati su facebook, delimitare i confini del nostro cortile diventa sempre più difficile.

Ebbene, sul nostro magazine spesso i commenti dei lettori sono fonte di confronto, anche aspro, su temi di interesse collettivo, su cui esistono opinioni e sensibilità contrapposte. Ci viene in mente la discussione sul pubblico impiego, che ogni tanto riprende vigore, con un bell’incrociarsi di spade, dati, idee. E fin lì, siamo felicissimi.

Talora però (e succede soprattutto quando si dà voce ai singoli politici) i commenti diventano sgradevoli, allusivi, qualche volta offensivi. Finora ne abbiamo ‘sospesi’ una quantità davvero minima, e solo quando si entra decisamente nel campo dell’ingiuria, o della più grave diffamazione a mezzo stampa.

Va detto che i politici sono in genere ottimi ‘incassatori’, soprattutto di questi tempi: non si arrabbiano insomma, o fingono di non arrabbiarsi. Ma non è questo un buon motivo per accettare che, a casa nostra, entrino dei cafoni (sempre anonimi, o meglio finto anonimi come siamo tutti in realtà in rete) che pensano di poter offendere chi vogliono, senza risponderne. Non importa se talora dicono (e sempre pensano di dire) la verità: la verità da lettera anonima va rigettata in toto, e considerata per quel che è. Atto di codardìa.

Vi confesso che la tentazione di tornare al giornale classico, in cui c’è chi intervista e scrive, chi è intervistato, e chi legge (e se crede manda lettere firmate) c’è, sempre più forte. Certamente è una strada che farebbe perdere lettori. Ma sarebbe così grave? Oppure invece consentirebbe di tornare a rapporti più civili tra le persone, meno esacerbati, e meno impuniti?

Noi continuiamo a rifletterci. Sempre più convinti che, tutto sommato, il web è come la democrazia: uno strumento straordinario, se utilizzate da piccole comunità di persone ‘omogenee’, ossia che condividono davvero valori, cultura, rispetto per l’altro.
In caso contrario, tutto diventa demagogia, e va in vacca. Voi che ne pensate? E perché, da oggi, non cominciate spontanamente a registrarvi e firmarvi con il vostro nome e cognome, come facciamo noi (e diversi degli amici/lettori, a dire il vero), esponendoci a critiche ed errori? Perché pensate che sia necessario nascondervi dietro uno pseudonimo, per dire ciò che pensate? Vi autostimate così poco?

“Emergere”, mettere la testa fuori dal guscio sarebbe un bel passo in avanti, in termini di maturità democratica della nostra piccola (ma neanche tanto), comunità di lettori.