Lumina: “Il commercio alessandrino rischia un’ecatombe: e qui si pensa all’ex zuccherificio!”

lumina_01“I dati nazionali parlano chiaro, per chi ancora li sa leggere, e ha voglia di farlo: in Italia chiudono tre imprese ogni due ore: e la maggior parte sono negozi. Il 2014 per Alessandria rischia di cominciare con un’ecatombe, e se le voci che girano in questi giorni sono vere, a fine anno potrebbero esserci anche chiusure clamorose, di marchi storici”. Parola di Simone Lumina, ‘tigre bianca’ del commercio alessandrino, come ama definirsi lui. Lumina è un combattente, un polemista, a tratti è stato anche un attivista politico locale (Pd, Nuvole di Parise, oggi Movimento 5 Stelle). Ma soprattutto è un commerciante appassionato, che ama il proprio lavoro e non è per niente intenzionato ad alzare la bandiera della ‘resa’: “però neanche ad accettare di lavorare ancora in queste condizioni, ignorati dalle stesse associazioni di categoria e dalle istituzioni locali, e stritolati da banche e fiscalità”. Di recente è stato protagonista di alcuni gesti eclatanti: dai cartelli con i prezzi senza e con Iva esposti nel suo negozio di via Alessandro III, Il Barbiere di Rio, fino al video, ‘postato’ su facebook e youtube, che denuncia le condizioni del ‘nuovo’ manto stradale di alcune vie del centro di Alessandria, e che gli è valsa anche un’ampia citazione nel recente, caustico articolo che il settimanale l’Espresso ha dedicato ad Alessandria, e al suo ‘crac alla piemontese’.

Lumina, la situazione del commercio cittadino è davvero così tragica, o state unLumina cartelli iva po’ esagerando?
Sta scherzando, vero? Qui di esagerare non c’è nessun bisogno, perché chi opera nel settore, e ha tanti amici e conoscenti, ogni giorno si sente raccontare storie diverse, ma sempre ugualmente drammatiche. Le assicuro che ci sono migliaia di alessandrini che, nei prossimi mesi, avranno seri problemi di sopravvivenza professionale. E tra questi, purtroppo, noi commercianti siamo in prima fila.

Ci sono dei colpevoli, al di là della crisi che sta colpendo duro ovunque in Italia?
Eccome se ce ne sono. A cominciare dalle istituzioni locali, che hanno sempre ignorato o avversato le nostre esigenze, privilegiando gli interessi della grande e grandissima distribuzione. Che ormai, peraltro, è anch’essa per buona parte alla canna del gas, ma intanto ha contribuito a sradicare il piccolo commercio.

Negozio affittasiMa quella, Lumina, è stato un trend storico, mica solo a casa nostra. E poi i comuni arrancano, e ipermercato vuol dire oneri di urbanizzazione, e magari opere compensative. Oltre che occupazione…
Alt, facciamo chiarezza. Tutti questi oneri di urbanizzazione ce li dovrebbero mostrare, perché per quanto ne so io ci sono casi, anche recenti, di grandi ipermercati che hanno promesso di erogare risorse (anche come opere compensative, verde pubblico, ecc) per lo più sulla carta. E sul fronte occupazione, stenderei un velo pietoso. Dico solo che, solo nell’alessandrino, il comparto del commercio ha perso, in pochi anni, migliaia di posti di lavoro. Per cui il saldo, anche quantitativo, tra occupazione dei negozi tradizionali (titolari e dipendenti) che ‘salta’ e nuova occupazione dei centri commerciali e outlet è assolutamente negativo. Ma c’è anche un aspetto qualitativo. Di che posti di lavoro stiamo parlando? A fronte di dipendenti che, in un negozio tradizionale, ci lavoravano una vita, e avevano davvero col titolare un rapporto quasi di famiglia, oggi trionfano i contratti atipici, con chiamate a week end o a giornata, che poi solitamente ‘saltano’ del tutto andando in là con gli anni, o semplicemente se una donna decide di fare dei figli. Ma lei lo chiama lavorare quello?

E le vostre associazioni di categoria?
(sospira, e ci guarda di sottecchi, ndr) Hanno sempre fatto poco, anche questo lo sanno tutti, a cominciare dagli iscritti. Ma ora l’impressione è che si siano proprio arrese, che non abbiano un progetto ‘a reti unificate’ per affrontare davvero l’emergenza, e per rilanciare con un progetto ‘di sistema. Per carità, organizzano qualche festicciola nei week end, che male non fa. Ma al di là di un po’ di grancassa, e del passaggio di rito del sindaco e dell’assessore (che in genere vengono a mettere ‘il cappello’ su iniziative in cui peraltro han dato giusto il patrocinio gratuito), rimane poco e nulla. Parli con gli operatori, i commercianti veri che ancora ci sono, e vedrà cosa le dicono, quali sono i risultati concreti generati da certi eventi.

Lumina, non faccia il disfattista e ci dica, concretamente, cosa istituzioni locali eFassina Stefano associazioni di categoria potrebbero fare, per modificare la situazione….
Primo: battaglia vera contro la fiscalità,  e contro lo strozzamento del sistema del credito. Se non si modificano quelle due precondizioni lì (e mi rendo conto che è questione nazionale, non alessandrina), non si va da nessuna parte. Ricordo quando, su questi temi, da Basilea 2 al fisco, mi presentai con dati e numeri alla mano ad un incontro con Stefano Fassina, quando ancora militavo nel Pd. Allargò le mani, e mi diede ragione. Poi io, provocatoriamente, chiesi in sala quanti commercianti e liberi professionisti c’erano: ero da solo, tanto per darle un’idea della vicinanza di certa politica alle categorie produttive. Per loro pare esistano solo metalmeccanici, e dipendenti pubblici. Ma, ahimè, la struttura sociale italiana oggi è un po’ diversa.

Caserma ValfrèMa, per stare sul locale, lei cosa propone?
Sono anni che suggerisco la creazione, in città (magari all’interno della ex caserma Valfrè, di cui tanto si discute, senza decidere mai nulla), di un grande outlet a rotazione. Ossia una struttura ricettiva di grande richiamo, in cui naturalmente ci siano anche bar e ristorazione, e che consenta tutte le settimane a commercianti diversi, su prenotazione, di essere presenti temporaneamente: con offerte, sconti, proposte particolari. Sarebbe un bel modo per creare un nuovo punto di riferimento in città. Oltre naturalmente a rivedere tutto lo schema dei parcheggi a pagamento in centro: ci sono anche sentenze che stabiliscono che ci deve essere una proporzione adeguata e certa tra pay e free. A me pare che, ad Alessandria centro, l’equilibrio sia saltato da un pezzo. Certo, se i conti si fanno ‘tornare’ considerando anche quartieri periferici come gli Orti o
il Cristo è altra faccenda. E poi, sempre pensando al sindaco Rossa, dico che non si sono solo le partecipate a cui pensare. Nel settembre 2012 a Palazzo Rosso fu approvato, all’unanimità, la decisione di chiedere all’Agenzia delle Entrate regionale di revisionare gli studi di settori, che oggi impongono parametri assurdi. Ebbene, dopo più di un anno credo si sia fermi al palo: perché? Nel frattempo, tanti commercianti hanno già tirato giù la serranda, e altri lo faranno a breve!

Parliamo del progetto di grande ipermercato e mega struttura commercialezuccherificio_cal nell’area dell’ex zuccherificio: lei (come molti altri: tra cui il Movimento 5 Stelle, e il presidente del consiglio provinciale Gianni Barosini) è fortemente contrario. Perché?
Per diversi ordini di motivi. Primo: stiamo parlando di una delle zone più inquinate d’Italia, con un processo in corso, e accuse gravissime. Vi pare il caso di far nascere un nuovo, grande centro commerciale a due passi dalla Solvay? Credo che anche un bambino capirebbe che è un azzardo.
Secondo: la viabilità da quel lato di Alessandria è critica già oggi. Cosa succederebbe raddoppiando il traffico? La conferenza dei servizi, in un primo momento, poneva come conditio sine qua non la realizzazione di una nuova strada. Ora, invece, pare si parli di allargare semplicemente l’attuale ponte sulla Bormida: vi pare sensato? Poi ci sarebbe un’ulteriore serie di argomentazioni, legate allo specifico soggetto che dovrebbe insediarsi su quell’area, CoopSette.
Che non mi pare stia navigando gran che in buone acque, e non mi riferisco solo a problemi finanziari e imprenditoriali.
A meno che la logica non sia: rendiamo l’area appetibile e priva di vincoli, e poi vedremo con chi procedere.
Ma allora torniamo al primo e secondo punto, già esaminati. Insomma, mi pare proprio che qualcuno, soprattutto nel centro sinistra locale, dovrebbe spiegare un po’ meglio agli alessandrini, spesso distratti, il vero senso dell’operazione ex zuccherificio.

Ettore Grassano