Robutti: “Abilitando ha posto la prima pietra: perché non creare un polo di ricerca sulle tecnologie per la disabilità?”

Robutti Abilitando“Quest’anno Abilitando non ci sarà, anche per non entrare in sovrapposizione con un grande evento del settore che si tiene a Bologna, ma sappiamo di aver posto un seme, che potrà se coltivato dare frutti importanti”.

Della ‘non stop’ di due giorni organizzata lo scorso anno nello splendido complesso tardo rinascimentale di Santa Croce a Bosco Marengo l’esperto in tecnologie per i disabili Paolo Robutti fu ideatore e ‘motore primo’, “anche se non smetterò mai di ringraziare il Cissaca, e il suo presidente Mauro Buzzi, che comprese da subito la portata dell’evento, e si prodigò in tutti i modi possibili per la sua riuscita”. Che fu indiscutibile, non solo per i circa 2 mila partecipanti (“provenienti praticamente da tutto il nord Italia”), ma per la risonanza che il progetto ebbe e tuttora ha: “siamo riusciti a mettere insieme – spiega Robutti – le diverse ‘anime’ della filiera della disabilità, e purtroppo succede di rado: in più, abbiamo fatto emergere la necessità che aziende, università, associazioni di categoria e di volontariato, oltre naturalmentecomplesso-monumentale-S.Croce-di-Bosco-Marengo1ai disabili in prima persona, interagiscano in maniera concreta e reale, perché solo così, soprattutto in un’epoca di ‘risorse scarse’, è possibile sviluppare sinergie e progetti che portino al settore un reale valore aggiunto, ossia risultati concreti e tangibili per chi la disabilità la sperimenta, giorno per giorno, sulla propria pelle”.

Abilitando 2Robutti, sin dai tempi della sua attività di obiettore di coscienza all’Unione Italiana Ciechi di Alessandria (‘sono passati tanti anni, e mi sembra ieri”), ha compreso come le tecnologie, nella loro accezione più vasta, ossia dai supporti medico-sanitari al web, possano essere ‘il lievito’, il valore aggiunto che consente a molte tipologie di disabili di colmare buona parte del ‘gap’ che li separa da una vita sociale e professionale ‘piena’, e che li aiuta a superare ed abbattere numerose barriere, nol solo fisiche ma anche culturali.

“Abilitando – sottolinea Robutti – è stato un passo importante verso un concetto di tecnologia ‘smart’, ossia inclusiva e davvero accessibile a tutti. Fondamentale da questo punto di vista è stato il contributo di numerose università di tutta Italia, dei principali player del mondo dell’ICT che offrono soluzioni avanzate alle persone disabili, e anche dei diversi Rotary Club del territorio, e del Lions Club Bosco Marengo Santa Croce. Tutti hanno fatto davvero la loro parte al meglio, aiutandoci a porre la prima pietra di un percorso tutto da costruire”.

Ma quali saranno, appunto, i prossimi passi? “Tutti noi che abbiamo dedicatoAbilitando 3 tempo, competenze e passione al progetto – spiega Robutti – siamo assolutamente intenzionati a farlo crescere, e stiamo lavorando alla nascita di una realtà che ci consenta di sviluppare nuovi progetti in maniera organica: presto spero di poter essere più chiaro”. Che sia una Onlus dunque, o perché no in futuro anche una Fondazione, la sensazione è che l’alessandrino potrebbe diventare il fulcro di un sistema ‘a rete’ capace di affrontare le problematiche della disabilità con un approccio nuovo, integrato e finalizzato a creare opportunità (sociali, relazionali, professionali) concrete, attraverso la tecnologia.

“Non nascondo ad esempio – sottolinea Robutti – che ci piacerebbe poter contribuire a costruire un polo di ricerca innovativo, orientato al mondo delle tecnologie per il disabile. E da questo punto di vista l’Università del Piemonte Orientale, e in particolare il Disit di Alessandria, potrebbe giocare sicuramente un ruolo di primo piano. In ogni caso quest’anno, anche se non ci sarà una kermesse come quella dello scorso settembre, non mancheranno iniziative e appuntamenti legati al nostro territorio, organizzati insieme alle diverse associazioni: ve ne daremo notizia quanto prima”.

E. G.