E ogni Giunta comunale, prima delle elezioni, annuncia il museo Borsalino [Centosessantacaratteri]

di Enrico Sozzetti

 

«Il museo verrà inaugurato a fine 2017». La frase è stata ripetuta come un mantra dall’amministrazione comunale di centrosinistra guidata da Rita Rossa, prima delle elezioni. E a pochi giorni dal voto, ecco Vittoria Oneto, assessore alla Cultura, affermare durante la presentazione (ovviamente virtuale) della futura area espositiva che «fra poco verranno trasferiti i mobili della Sala Campioni».

Trasferimento che in realtà è avvenuto solo un anno dopo. Nel settembre del 2018 è stata poi spostata la collezione storica (circa 1800 modelli). E quindi è proseguito un iter infinito, la cui narrazione da sola meriterebbe un libro.

Dopo quasi cinque anni dall’insediamento della giunta di centrodestra guidata da Gianfranco Cuttica di Revigliasco, siamo a un passo dall’ennesimo annuncio di apertura del museo del cappello Borsalino. Infatti la giunta ha approvato «lo schema di convenzione tra il Comune di Alessandria e la Fondazione Borsalino per la concessione di spazi e l’affidamento della gestione del nuovo ‘Museo Borsalino’ presso l’ex ‘Palazzina Uffici Borsalino’ in Alessandria».

Quindi, una volta ottenuto il via libera dal Consiglio comunale, il «Dirigente del Settore Trasparenza, Politiche Educative, Culturali e Biblioteca provvederà a porre in essere gli atti amministrativi e tutte le attività connesse all’approvazione della predetta convenzione». La luce di tutti questi provvedimenti li vedrà la prossima amministrazione, a meno di qualche ‘miracolo italiano’.

La delibera di giunta parla poi dei «lavori per l’allestimento degli spazi al piano terreno dell’ex ‘Palazzina uffici Borsalino’» che «sono in corso di ultimazione» e che l’amministrazione «intende programmare l’apertura al pubblico del Museo Borsalino, una volta effettuate da parte del Comune le opere preliminarmente necessarie e tenuto conto dell’evoluzione dell’attuale pandemia da Sars-CoV2».

Gli eterni lavori in corso

I lavori in “corso di ultimazione”, sono un’altra narrazione senza fine. In una relazione di fine 2019, presentata dal Settore Affari Generali, Economato, Contratti, Politiche culturali e sociali, Servizio Cultura, che riassume la lunga e tormentata storia del progetto del nuovo museo Borsalino, si legge «che i lavori edili affidati con un contratto del 5 dicembre 2016 sono stati ultimati e, a seguito della certificazione di regolare esecuzione, nel mese di dicembre 2017, la porzione dell’immobile destinata alla nuova sede del museo è stata assegnata a questo Settore».

I lavori di allestimento «hanno preso il via il 27 aprile 2019. Il 5 novembre 2019 è stato effettuato il collaudo del progetto di allestimento» si legge ancora. Il nuovo allestimento «punta sulla multimedialità e sull’interattività». I lavori del secondo lotto erano di competenza invece della società Haeres Equita, proprietaria della Borsalino.

Arriviamo all’oggi con la convenzione fra il Comune di Alessandria e la Fondazione Borsalino, «costituita – come si legge sempre sul documento – il 31 luglio 2019 con sede legale a Valenza in corso Garibaldi 122». Il presidente è Philippe Camperio, che guida la Haeres Equita che ha rilevato la storica azienda alessandrina.

Cinque anni per la Torino-Genova. A metà del 1800

Come sono cambiate le cose. Sono stati sufficienti cinque anni per il cantiere della Torino – Genova, dal 1848 al 1853. Una linea ferroviaria costruita con soluzioni tecnologiche ardite e gallerie scavate a suon di piccone. Il Piemonte non aveva binari, locomotive, stazioni. In sei anni ha saputo costruire centosessantacinque chilometri di binari, realizzare ponti e viadotti. E produrre anche le prime locomotive.

Nello stesso Piemonte, nel terzo millennio, la massima capacità produttiva, ad Alessandria, è stata finora quella delle parole e delle carte, dei progetti e delle delibere. Però il nome Borsalino viene speso in ogni momento come uno dei mitici brand di richiamo per i turisti. Già, i turisti. Meno male che ai molti click su internet per le numerose promozioni virtuali del territorio non corrispondono altrettanti visitatori in carne e ossa. Cosa avrebbero trovato? E dove avrebbero pensato di essere finiti?