Medici ospedalieri che se ne vanno, convenzioni con l’Emilia Romagna, banca che chiude ‘a metà’: sanità di eccellenza o al risparmio? [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 
Ospedale delle specialità, hub di riferimento per il Quadrante Alessandria – Asti, azienda di livello nazionale con grandi aspirazioni, ma anche struttura che continua a perdere professionisti che non appena maturano le condizioni per la pensione non ci pensano un attimo solo a presentare la domanda per andarsene, o, ancora, che se ne vanno per scelta. È uno stillicidio quasi quotidiano quello che si registra all’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, proprio mentre Giovanna Baraldi, direttore generale in scadenza di mandato a fine aprile (salvo proroghe ancora tutte da definire) non perde occasione per dire che invece va tutto bene. In occasione della recente festa di S. Antonio, il direttore ha diffuso una nota in cui dichiara, nero su bianco, che nel 2017 “sono stati ben 185 i nuovi assunti, suddivisi tra 48 medici, 96 operatori dedicati alle professioni sanitarie, 21 operatori socio sanitari e 20 addetti del personale tecnico e amministrativo. L’organico non è ancora completo come auspichiamo, sopratutto in alcune discipline è molto complesso reperire personale, ma rispetto a due anni fa, siamo riusciti ad invertire la tendenza di coloro che vengono assunti rispetto a coloro che cessano l’attività”.

Medici ospedalieri che se ne vanno, convenzioni con l’Emilia Romagna, banca che chiude ‘a metà’: sanità di eccellenza o al risparmio? [Centosessantacaratteri] CorriereAl

Sarà, ma intanto diversi profili sono ancora vacanti, il tasso di copertura di alcune specialità sarebbe decisamente basso e c’è chi non aspetta altro che l’occasione giusta per presentare le dimissioni. I due casi recenti sono di un dirigente medico di Ortopedia e traumatologia e un altro di Anestesia e rianimazione. E a proposito proprio di Anestesia, mentre un medico se ne va ecco che l’azienda diretta da Giovanna Baraldi non trova di meglio che deliberare una convenzione con l’azienda sanitaria Usl di Piacenza per “l’erogazione di prestazioni professionali di anestesia e rianimazione per il 2018” (convenzione peraltro già in corso per il 2017, dal mese di maggio al 31 dicembre). Il tutto vale 30.000 euro. Mentre da un lato la Regione Piemonte sta cercando di ridurre la mobilità passiva dei pazienti verso altre regioni, è l’azienda ospedaliera alessandrina a pescare lontano i professionisti di cui ha bisogno. Ma non è l’unico caso. Ecco un’altra convenzione, stavolta tutta piemontese, fra Alessandria e l’azienda sanitaria Vco (Verbano Cusio Ossola) di Omegna. Stipulata nel marzo del 2017, è stata rinnovata, per 40.000 euro, in quanto all’interno dei circa 2.300 dipendenti del ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ non c’è il profilo di “medico autorizzato per la sorveglianza medica ai fini della radioprotezione, figura necessaria per il controllo relativo alle attività radiologiche, radioterapiche, di medicina nucleare che comportano l’utilizzo di raggi x in campo operatorio”. Qualcuno potrà dire che investire in tutto 70.000 euro significa spendere molto meno rispetto a due assunzioni. Ma se da un lato si va avanti a colpi di convenzioni esterne e dall’altro si continua a fare ricorso al personale di Amos (Azienda multiservizi sanitari e ospedalieri con sede a Cuneo; i soci sono l’azienda ospedaliera di Cuneo, l’Asl Cn1, l’Asl Cn2, l’Asl di Asti, l’azienda ospedaliera di Alessandria) che costa altrettanto meno (non viene pagata l’Iva) più che una gestione che punta all’eccellenza, quella dell’azienda ospedaliera pare una gestione che punta al risparmio, diventando decisamente poco attrattiva dal punto di vista dell’immagine.

Non mancano anche altre operazioni. Con febbraio chiude lo sportello bancario interno gestito dalla Banca regionale europea. Non a caso, sono stati diffusi due comunicati per ribadire che, dal primo febbraio, saranno “potenziati i Pos all’interno dei presìdi ospedalieri, allo scopo di favorire i pagamenti elettronici attraverso carta di credito, bancoposta o tessera bancomat direttamente agli sportelli di prenotazione e accettazione, affinché l’utente possa usufruire di un servizio migliore”. Tradotto, niente più coda allo sportello bancario e rapida operazione di pagamento del ticket proprio dove si effettuano le prestazioni: Poliambulatorio Santa Caterina, Poliambulatorio Ghilini, Radiologia, Sala Gessi del ‘civile’, Ambulatorio del Borsalino. Sono disponibili anche gli sportelli di prenotazione e accettazione del ‘civile’ e dell’Infantile, all’Ufficio Cartelle Cliniche. “Oltre a questa modalità di pagamento, è possibile utilizzare i punti elettronici di pagamento (punti gialli), collocati nel corridoio del ‘civile’, alla Sala gessi, all’Infantile e al Poliambulatorio Gardella” recita una nota. L’aumento dei punti di pagamento agevolerà molti cittadini. Anche se non proprio tutti. L’uso delle carte di pagamento non è così diffuso in Italia e manca in buona misura la familiarità con i terminali elettronici. Resta però una domanda. Come mai la decisione di procedere all’ultimo minuto (almeno stando alla tempistica della comunicazione esterna) quando ben si conoscevano i tempi dell’accordo che riguarda la gestione della tesoreria dell’ospedale che andava dal primo febbraio 2015 al 31 gennaio 2018? Inoltre, la banca non cessa del tutto l’attività. Quello che chiude è lo sportello al pubblico, mentre l’istituto rimane tesoriere dell’azienda ospedaliera con tanto di personale a disposizione per due giorni alla settimana per i dipendenti interni. Misteri della sanità alessandrina.

Intanto sullo sfondo resta il progetto di fusione con l’Asl Al, la nomina di commissari per la gestione ordinaria fino al 31 dicembre 2018 (saranno prorogati gli attuali direttori?), iniziative di sviluppo legate al futuribile corso di Medicina (di atti ufficiali per ora non c’è notizia) e al riconoscimento di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico: sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico ed in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari ed effettuano prestazioni di ricovero e cura di alta specialità). La speranza è che la gestione di queste iniziative non siano anch’esse ‘al risparmio’ o curate solo nell’interesse di qualcuno che ha invece ben altri obiettivi.