L’ospedale di Alessandria è meno ‘rosa’, ma investe sulla ricerca [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 
L’ospedale di Alessandria è un po’ meno rosa. La notizia dell’assegnazione per il biennio 2018-2019 di due ‘bollini rosa’ all’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria è apparsa sugli organi di stampa come una informazione di servizio e niente di più. La sintesi che è stata fatta dei comunicati stampa diffusi dall’azienda ospedaliera e dall’Asl Al (l’altro ospedale che ha visto assegnati due ‘bollini rosa’ è stato quello di Novi Ligure) non è andata oltre al dato di cronaca. Eppure Alessandria nelle ultime edizioni (il riconoscimento ha valore biennale) ha sempre avuto tre ‘bollini rosa’. Ora sono scesi a due. Invece Novi ha conservato la posizione, mantenendo i ‘bollini’ ottenuti per la prima volta nel 2012.

Conti ‘ballerini’ in corsia. E ad Alessandria c’è chi si insospettisce…[Centosessantacaratteri] CorriereAl

L’attribuzione del riconoscimento ‘in rosa’ arriva da ‘Onda’, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna che dal 2007 attribuisce i ‘bollini rosa’ (da uno a tre) agli ospedali italiani “vicini alle donne” che offrono “percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati alle patologie femminili di maggior livello clinico ed epidemiologico riservando particolare cura alla centralità della paziente”. ‘Onda’ è impegnata “a promuovere, anche all’interno degli ospedali, un approccio ‘di genere’ nella definizione e nella programmazione strategica dei servizi socio-sanitari, che è indispensabile per garantire il diritto alla salute non solo delle donne, ma anche degli uomini”. L’assegnazione dei ‘bollini’ avviene sulla base della valutazione dei servizi offerti dai reparti che curano le principali patologie femminili.

La perdita di un ‘bollino’ non è certo la fine del mondo. Anche perché non siamo di fronte a una certificazione a carattere strettamente scientifico (la valutazione delle strutture e l’assegnazione avviene tramite un questionario di candidatura composto da oltre 300 domande suddivise in 16 aree specialistiche). Però è significativa che qualcosa nell’ospedale alessandrino non ha funzionato come in passato.

Non mancano, comunque, le cose che vanno. “La Regione ha approvato l’atto con cui si stabilizza e si rafforza l’Ufim, l’Unità funzionale interaziendale mesotelioma condivisa fra l’azienda ospedaliera e l’Asl di Alessandria”. Le parole di Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità, arrivano al termine della riunione di Giunta. “L’Ufim ha lavorato bene in questi anni, fra Casale e Alessandria, e costituisce ormai un punto di riferimento indiscusso per la cura e per l’assistenza dei pazienti” aggiunge. Dal canto suo l’azienda ospedaliera di Alessandria, in accordo con l’Asl, ha deliberato l’istituzione della Struttura semplice dipartimentale ‘Mesotelioma’.

Il Progetto mesotelioma, l’azienda ospedaliera di Alessandria è capofila, coinvolge l’Università degli Studi di Torino con il Dipartimento di Oncologia di cui fanno parte gli istituti di ricerca del San Luigi Gonzaga di Orbassano, l’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) di Candiolo e la Città della Salute di Torino, il Dipartimento di Medicina traslazionale e il Dipartimento di Scienze della salute dell’Università del Piemonte Orientale, l’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’ e l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola (il presidente è l’alessandrino Renato Balduzzi, membro del Consiglio superiore della magistratura e docente all’Università Cattolica di Milano).