Coloris: “Dalla riqualificazione della Fraschetta al Pm10: ecco cosa possiamo fare per migliorare la qualità ambientale”

Coloris nuovaI componenti della commissione Ambiente del comune di Alessandria, soprattutto di questi tempi, non rischiano certamente di annoiarsi. Tra periodiche emergenze in arrivo dalla Fraschetta (l’ultima soltanto la settimana scorsa), situazione dell’inquinamento da Pm10 e questioni idrogeologiche, per il presidente della commissione Daniele Coloris (consigliere comunale, e anche vicesegretario provinciale del Pd, con una sua preparazione ‘di lungo corso’ anche sul fronte trasporti) questa primavera è quanto mai impegnativa, dentro e fuori dalle stanze di Palazzo Rosso, “perché più che mai quando si parla di ambiente va bene discutere, ascoltare persone competenti e incrociare dati, ma non si può prescindere da seri sopralluoghi “sul campo”). Proviamo allora a farci raccontare quali sono le criticità, cosa funziona e cosa ancora no, e come concretamente si può cercare di migliorare la situazione.

 

Presidente Coloris, partiamo da Spinetta, naturalmente. L’ultimo allarme, perPolo chimico Spinetta fortuna rilevatosi senza conseguenze, ha però avuto l’effetto di ribadire che lì c’è un problema, che si chiama polo chimico. Anzi, ce ne sono diversi: dal che fare in caso di emergenza vera (e nessuna in buona fede può affermare: “non succederà mai”), allo smaltimento dell’inquinamento pregresso…
E’ così: e noi come comune intendiamo fare pienamente la nostra parte. Che è in sostanza quella di dialogare incessantemente con le aziende del polo chimico, e se vogliamo essere un po’ duri potremmo dire “di star loro col fiato sul collo”. Certamente quello del ‘che fare’ in caso di emergenza ambientale è questione da affrontare subito. L’ultimo piano di sicurezza è datato una decina di anni fa, e ovviamente va completamente rivisto e aggiornato, e bisogna trovare canali per informare il più possibile la popolazione, sia in maniera che preventiva, che poi eventualmente in tempo reale, in caso di necessità. Lì il capofila è per legge la Prefettura, ma certamente noi siamo pronti, come lo è la Provincia, a fare la nostra parte.

Solvay Spinetta stabilimentoE per quanto riguarda l’inquinamento pregresso, e le attività di bonifica? A prescindere dal processo in corso, cosa si sta facendo, e cosa si farà?
Abbiamo convocato nei mesi scorsi due commissioni congiunte con la Provincia, nell’ambito delle quali Arpa e azienda hanno presentato dati e numeri sulla situazione. Non senza qualche discrepanza, nel senso che i dati di Solvay sono un po’ più ottimistici, mediamente, di quelli rilevati dall’Arpa. Però che concordia nel riconoscere che la situazione sta gradualmente migliorando. Certo, non ci illudiamo: al di là di quel che verrà stabilità dai processi sulle responsabilità di questo o quel soggetto, la situazione del sottosuolo dell’area stabilimento è tale da non poter pensare ad una soluzione rapida e radicale. Del resto però proprio la continuazione dell’attività (con livelli di inquinamento non paragonabili a quelli del passato) è una condizione essenziale per proseguire nella bonifica. Basti controllare quel che è successo altrove, in casi non molto dissimili. E questo a prescindere dal discorso occupazione, che pure sappiamo bene essere l’altro capo della questione: la Fraschetta, non solo per il polo chimico ma anche per la presenza di altri rilevanti insediamenti industriali, rimane un’area che offre lavoro a migliaia di persone, e guai se non fosse così. Personalmente, avendo un po’ il pallino della storia dei territori, trovo poi assurdo che, avendo in Fraschetta un potenziale punto di riferimento come Marengo, non si sia mai riusciti a valorizzarlo davvero. In Belgio, attorno a Waterloo, hanno costruito una filiera turistico ricettiva. Possibile che noi no? Ma questo esula dalla commissione Ambiente, lo so…

Però, appunto, la Fraschetta nel suo insieme è territorio a forte rischio sul fronteSpinetta discarica 2 sicurezza e salute, e non solo per la chimica. Un altro comparto delicato è quello delle discariche. Ve ne continuate ad occupare?
Certo, a cominciare dall’ultimo caso dei mesi scorsi, quello dell’area in località Guarasca. Il punto è che quando le cave ci sono, a norma di legge vanno riempite. Ma con cosa? E’ sulla qualità dei materiali, che devono essere inerti e non inquinanti, che dobbiamo costantemente vigilare. E lo stiamo facendo.

 

zuccherificio_calPer l’ex zuccherificio ogni tanto si parla di rilancio, con nuovi insediamenti commerciali: dal punto di vista ambientale non sarebbe un rischio?
No, quello non lo credo francamente, perché non si tratterebbe comunque di attività che devono fare un uso intensivo delle falde. Semmai controindicazioni che ne sono di tanti altri tipi: oltre al danno che si potrebbe arrecare al commercio tradizionale cittadino, già in grande difficoltà, penso anche alla questione traffico, e ponte sul fiume Bormida. Ricordo che quando, quasi vent’anni fa, cominciai a frequentare le prime riunioni politiche locali dell’allora Pds, una delle prime domande che posi fu proprio: “ma scusate, non vi sembra che, con 4 ponti sul Tanaro e uno solo sulla Bormida, Alessandria sia un po’ squilibrata?” Mi pare una questione ancora di assoluta attualità.

 

Altra questione molto seria presidente Coloris: l’inquinamento da polveri sottili,MASCHERINE PER LO SMOG sintetizzato in Pm10 anche se poi la situazione è più complessa. Alessandria, per essere città di provincia, non è sempre mediamente un po’ troppo malmessa nelle classiche nazionali? Cosa si può fare?
Da un lato continuare a muoversi costantemente verso forme di riscaldamento domestico sempre meno inquinanti: anche per questo non comprendo la ‘levata di scudi’ di alcuni contro il teleriscaldamento. Analizziamolo nel dettaglio semmai, e cerchiamo di capire quali benefici può portare, anche in ottica ambiente. Poi c’è l’altro aspetto essenziale, che è cercare di ridurre le emissioni da traffico, da mezzi privati come pubblici. ATM, che sta compiendo in questi mesi importante scelte strategiche per il suo futuro, direi che questa strada ha cominciato ad imboccarla con il parziale rinnovo del parco mezzi. I privati non possiamo obbligarli, ma incentivarli magari sì: e l’ingegner Lombardi, che di motori è esperto indiscusso, potrebbe intrattenerci per ore spiegandoci che tra un motore e l’altro c’è davvero un abisso, in termini di inquinamento. Ma c’è anche un’altra carta da giocare, ed è la rimodulazione del traffico non solo in centro, ma anche in aree periferiche ad alta densità di auto. Penso alla zona dello stadio Moccagatta, o a via Maggioli: non sono un integralista della Ztl, tutt’altro. Ma che la città vada resa più vivibile e respirabile lo pensano in molti.

Se c’è stata un’epoca in cui Alessandria era “città delle biciclette”, dev’essere stato davvero tanto tempo fa Coloris: molti di noi non se lo ricordano proprio…
E’ così purtroppo, e credo sia anche una questione di cultura, o se si vuole anche di moda. Personalmente la bici la utilizzo abbastanza di frequente, ma non è che non ne veda, oggi, i limiti: ci vorrebbero più piste ciclabili, o meglio bisognerebbe valorizzare e avere più cura di quelle che ci sono. Ma anche offrire più sicurezza, perché se una volta al mese la bici te la rubano, è chiaro che non vieni molto incentivato ad insistere. Come PD stiamo cercando poi di tornare alla carica, ad esempio, sul tema della realizzazione della passerella ciclopedonale per collegare il Cristo al resto della città. Se ben ricordo si parlò anni fa di costi preventivati di circa 150 mila euro: un costo non proibitivo, e che consentirebbe credo un salto di qualità sul fronte della viabilità non automobilistica.

Sciaudone alluvione 3Parliamo di fiumi, e di rischio idrogeologico: oggi, se si riverificassero le stesse identiche condizioni del 6 novembre 1994, ci andrebbe meglio?
(sorride, ndr) Bella domanda: io credo di sì, perché sono cambiate molte cose. A cominciare dalla velocità non solo dell’informazione professionale, a partire dai siti web, ma anche per la comunicazione in generale, grazie ai social, ai cellulari ormai diffusissimi ecc. Insomma credo che, fosse anche solo per quello, Alessandria sarebbe assai più reattiva di allora. Quanto invece al livello di rischio idrogeologico in senso stretto, l’ho chiesto di recente all’ing. Condorelli di Aipo, che mi ha risposto in sostanza “il livello di sicurezza idrogeologica in Alessandria è molto cresciuto”, anche se la sicurezza assoluta di non avere mai più alluvioni non c’è, nessuno ce lo garantirà mai. Del resto, dopo la tragica piena del novembre 1994 (con il Tanaro che arrivò a 3800/4000 mila metri cubi d’acqua) ce ne sono state diverse altre, tutte più o meno limitate, o comunque senza vittime. Certo, va considerato però che non esiste solo la città, ma anche le immediate periferie, a valle di Alessandria. E lì esistono non pochi problemi a partire dal Rio Lovassina, ancora in Fraschetta tanto per cambiare.

Ne abbiamo parlato proprio ieri con lo spinettese Enzo Demarte, suo compagno diRio Lovassina partito ormai. Lì esiste la possibilità di interventi concreti e risolutivi in questi mesi, prima che l’autunno riporti con sé nuove emergenze?
(allarga le mani, ndr) Lo spero, per noi è certamente una priorità: ma dipende dalla ripartizione dei fondi regionali.

Qualità dell’ambiente significa anche efficace gestione della filiera dei rifiuti, presidente Coloris. Con la nascita di Amag Ambiente è cambiato concretamente qualcosa?
A me pare di sì, in termini se non altro per ora di miglior organizzazione dell’attività ordinaria: l’allarme insomma mi pare sia rientrato, in città come in periferia. Mi auguro ora che sia possibile tornare a fare una riflessione sulla raccolta differenziata, che personalmente mi vede assolutamente favorevole. Col porta a porta eravamo arrivati al 65% di differenziata, e a quei livelli, come minimo, occorre tornare. Ora siamo credo intorno al 47%: dati davvero poco gratificanti, e sui quali lavorare. E non solo col porta a porta, attenzione: è anche questione di mentalità dei cittadini, di approccio culturale. E’ anche su quel fronte che è opportuno lavorare, a partire dalle scuole.

Ettore Grassano