“Nel PD sono un soldato semplice, e mi va benissimo così: quel che mi interessa è tentare di fare qualcosa di utile per il nostro territorio: a partire da Spinetta Marengo, che è casa mia, e che finisce sempre sotto i riflettori solo per problemi idrogeologici o ambientali”. Vincenzo Demarte, per tutti Enzo, iscrivendosi nei mesi scorsi al Partito Democratico di Alessandria (“siamo entrati in 36, non io da solo”) dopo 6 anni di militanza come dirigente nell’Italia dei Valori ha scelto in effetti di ripartire da zero, dopo essere stato non solo segretario provinciale dell’IDV, ma anche vice segretario regionale, e membro del direttivo nazionale: “ma non c’erano davvero più le condizioni per continuare a stare lì: con l’uscita di scena di Di Pietro la spinta propulsiva del partito di lotta si era completamente esaurita”. E oggi? Come si posiziona Demarte, con il suo gruppo, all’interno delle ‘correnti’ del PD alessandrino, e a cosa sta lavorando, sia pur da semplice militante di base? Nei mesi scorsi ha dichiarato di voler affrontare e risolvere l’emergenza del Rio Lovassina, che ogni autunno ‘manda a bagno’ le case di non pochi spinettesi (“compresa la mia”, sorride). A che punto siamo su questo fronte?
Enzo Demarte, neo iscritto al PD alessandrino: come si trova nel partitone, e come si posiziona tra correnti, spifferi e gruppi vari?
(sorride, ndr) Qualche settimana fa il presidente nazionale del partito, Orfini, in visita ad Alessandria su questo tema mi è piaciuto: ha elencato non so quante decine di gruppi e correnti, e poi ha ben concluso dicendo che il partito o è uno solo, o non andremo da nessuna parte. Secondo me questo vale ancora di più qui in provincia, dove davvero ci conosciamo tutti, e dove sappiamo bene quali sono i problemi che ci sono sul tappeto, e quanto è difficile risolverli. Allora io dico: dividiamoci i compiti, lavoriamo ognuno su qualche tema, e cerchiamo di arrivare a risultati concreti, che i cittadini possano comprendere e misurare. Altro non so fare, e forse oggi non serve.
E lei da dove parte Demarte? Dal Rio Lovassina?
Quello oggi è il mio cruccio più grande, mi creda: anche perché so bene, come tanti spinettesi, cosa significa andare a bagno, e avere l’acqua in casa che ti esce dal water, arrivando dalle condotte fognarie. In via Genova viviamo tutti attrezzati, con stivaloni e pompe per aspirare l’acqua e buttarla in cortile, in giardino. Ma si può vivere così, nell’incubo, ogni autunno? Io dico di no….
E quindi? Come si può risolvere il problema?
(estrae carte e mappe, e ci illustra la situazione, ndr) Il Rio Lovassina esiste, e non può essere eliminato. Però si possono e devono mettere in campo delle soluzioni: è dai tempi della giunta Scagni che ne parliamo, e di rimandare non è proprio più il caso. In Regione c’è depositato un progetto, il più ambizioso e risolutivo: deviare il corso del Rio Lovassina prima del Centro Melchionni, per intenderci, e dirottarlo verso Frugarolo, ‘tagliando’ fuori del tutto l’abitato di Spinetta. Peccato che non si farà mai.
Perché?
Ma perché un’operazione del genere costerebbe 12 milioni di euro, già verificati con i vari preventivi: e chi li mette? Allora io dico: considerato che il problema va risolto ora, e non tra vent’anni, scegliamo una soluzione che costa un decimo, e che però metterebbe ugualmente Spinetta in sicurezza. Ne ho già parlato con i sindaci di Novi e Pozzolo, e con i vertici Amag.
Ossia?
Ossia lavoriamo sull’opzione del ‘troppo pieno’, creando due ‘valvole di sfogo’ per il Lovassina: una a monte di Litta, per convogliare in un rio le acque in eccesso in arrivo da Novi e Pozzolo, e una secondo valvola che vada a confluire verso gli scarichi della Michelin, oggi assolutamente sovradimensionati e sotto utilizzati. Naturalmente devono essere i tecnici a mettersi al lavoro, e a verificare la fattibilità di queste soluzioni. Subito però: non ha senso stare ad aspettare la prossima emergenza autunnale senza fare niente. Poi ci sarebbe anche un’altra emergenza….
Quale Demarte?
Rifare, potenziandole, le fognature di via Levata, che oggi hanno seri problemi, perché sovrautilizzate: erano nate per servire poche case, poi via via sono stati costruiti condomini nelle vie limitrofe, e li hanno agganciati tutti lì. Oggi non regge più, e bisogna intervenire assolutamente.
Poi, considerato che Spinetta non si fa proprio mancare nulla, ci sarebbe il polo chimico Demarte: la settimana ennesimo incidente, con nube nera e rassicurazioni, forse anche un po’ troppo frettolose, delle autorità. Lì che si aspetta, e che si può fare?
(sospira, ndr) E’ l’eterno dilemma tra lavoro e sicurezza. Chi sostiene che un’industria chimica può lavorare a rischio zero secondo me si illude: anche se via via le misure di sicurezza sono migliorate, un margine di rischio, e di inquinamento, rimarrà sempre. Ma che facciamo? Spingiamo per chiudere tutto, e lasciare lì la situazione come è oggi? Non mi sembra una soluzione saggia: però certamente vanno prese tutte le misure di sicurezza possibili e immaginabili.
Oltrepassiamo il ponte sul fiume Bormida Demarte: a Palazzo Rosso ci sono un assessore (e vicesindaco), Giancarlo Cattaneo, e un consigliere comunale, il giovane Simone Annaratone, ancora targati Idv. In che rapporti siete?
Con Cattaneo cordialissimi, e peraltro credo che lui oggi più che Idv sia indipendente. Comunque è spinettese come me, e periodicamente ci confrontiamo su problematiche locali, spesso proprio a partire da Spinetta. Annaratone è lì grazie al fatto che nel 2012 io scelsi di non candidarmi (perché ero già amministratore in Provincia: anche se in pochi si sono posti questi problemi), e lo appoggiai. Oggi non abbiamo più alcun rapporto, va per la sua strada: buona fortuna…
Lei aveva creato un bel team, ai tempi, all’interno dell’Idv: si è sentito un po’ tradito, dica la verità?
(sorride, ndr) Davvero, io sono uno che non porta mai alcun rancore: però i fatti sono fatti. Barrera ha cominciato nell’Idv, e oggi è un assessore importante in comune, anche se fa scelte qualche volta discutibili. Laguzzi era nel cda di Energia e Territorio, e ora è in Fondazione CrAl. Così come Carlo Fenaroli che, lo scriva pure, prima di essere messo lì veniva con me ad attaccare i manifesti per la campagna elettorale: poi è letteralmente scomparso.
E poi c’è Paolo Bellotti Demarte: i vostri scontri ‘pirotecnici’ hanno segnato un’epoca. La vicenda giudiziaria è chiusa?
Sì, assolutamente chiusa per fortuna. E anche quella umana: ma non mi faccia aggiungere altro, la prego. In ogni caso: nel 2008 quando ho preso in mano l’IDV avevamo 14 iscritti in provincia. Siamo arrivati ad averne più di 300. Poi, con l’uscita di scena di Di Pietro, la parabola del partito la conoscete tutti.
Guardiamo al 2017, quando ci saranno le elezioni comunali a Palazzo Rosso: lei è per la ricandidatura del sindaco Rossa, per le primarie o che altro?
Ho letto quel che ha dichiarato il segretario cittadino Massimo Brina, e sono d’accordo: se ci dovesse essere l’intenzione da parte del sindaco uscente di ricandidarsi, toccherebbe a lei, mi pare chiaro. In caso contrario via libera alle primarie, e vinca chi raccoglie maggior consenso: è la democrazia.
Demarte sarà della partita?
(sorride, ndr) No, ma quando mai: io all’epoca spero di essere in pensione, e di potermi dedicare certamente ancora alla politica, perché mi appassiona. Ma senza incarichi, pensando a segnalare problemi dei miei concittadini, e cercando di risolverli.
Ettore Grassano