Matteo Gatto: “In mountain bike da Lahsa a Kathmand: una sfida per solidarietà”

Gatto 4di Debora Pessot

Lo sport e i viaggi sono la sua grande passione. Ha praticato molte discipline, tra cui il rugby, il triathlon, la barca a vela, la mountain bike, ma soprattutto adora cimentarsi in imprese di sport estremo, meglio ancora se in qualche paese lontano. La sua ultima avventura nasce proprio dall’unione di questi due interessi, ma anche e soprattutto, dalla volontà di mettersi a disposizione di You Aid per un progetto importante: la conclusione del reparto vaccinazioni dell’ospedale di Mahuninga in Tanzania.

Matteo Gatto racconterà i suoi ‘Appunti di viaggio’ all’evento dal titolo You Aid Race, la solidarietà in bici da Lhasa a Katmandu, questa sera (venerdì 30 gennaio) alle ore 21, presso l’aula magna dell’Istituto Vinci in Via Piacenza 29 ad Alessandria.

 

Matteo, quando nasce la passione per lo sport e i viaggi?Gatto 1
Da sempre, fin da bambino. La curiosità di scoprire angoli nuovi è sempre stato un rumore di sottofondo che ha alimentato la mia adolescenza. Lo sport è una passione che ho sempre coltivato e quando ho scoperto che si poteva viaggiare per fare sport, per motivi di lavoro o per formazione professionale, ho trovato la sintesi del mio ideale di vita. Per cui ho sempre cercato di mettere insieme momenti di formazione e lavoro con viaggi e sport.

L’ esperienza di sport – viaggio che ricordi con più intensità?
Dopo varie esperienze in Italia, nel 2012 ho deciso di andare in India, precisamente in Ladakh, per fare una traversata himalayana da Manali a Leh (capitale del Ladakh). Questa esperienza mi è piaciuta moltissimo sia sotto il profilo sportivo che umano. Lì ho conosciuto due ragazzi di Gavi, Marco Guzzinati e Adriana Serra, e una ragazza inglese, Laura Stone (autrice della guida di ciclo turismo himalayano più venduto al mondo), con i quali abbiamo condiviso le vicissitudini e i giorni avventurosi della traversata e insieme ai quali ho raggiunto la vetta del Kardung La, il passo ciclabile più alto al mondo, pensa che sono 5.600 metri. Proprio loro continuavano a parlarmi della friendship highway, una traversata molto impegnativa sia sotto il punto di vista delle condizioni climatiche che ambientali (quota, asperità del percorso), alimentando in me curiosità e desiderio di sfida.
Gatto 2Com’è nata l’idea di unire il tuo amore per la sfida e la solidarietà?
È nata quando, durante la presentazione del mio viaggio in India, ho incontrato Michele Tranquilli di You Aid (associazione con sede a Tortona che si occupa di progetti in Tanzania) con il quale abbiamo progettato questa iniziativa.
Di cosa si è trattato precisamente? Vuoi spiegare meglio come si concilia viaggio e iniziativa benefica?
In pratica, il viaggio è servito da motore di sensibilizzazione per il crow funding, ossia stimolare la curiosità delle persone con reportage video e fotografici del mio viaggio in diretta, attraverso i social e la rete in genere.

 

In che modo le persone si sentivano coinvolte dal progetto?Gatto 5
Tutti i giorni facevo loro partecipi delle fatiche della giornata, della bellezza dei luoghi raggiunti e delle persone che via via incontravo. Indossavo una giacca rossa sulla quale spiccava il logo di You Aid e di altri sponsor e media partner (La Gazzetta dello Sport e Sport Week). Chi desiderava sostenere l’iniziativa poteva farlo donando attraverso il sito di You Aid. Anzi, chi volesse farlo può ancora contribuire perché la raccolta fondi non si è ancora esaurita. Fino ad oggi abbiamo raccolto duemila euro dei seimila che ci siamo prefissi. Per cui se qualche lettore fosse intenzionato può connettersi al sito www.youaid.it, cliccare su ‘dona’ e seguire le indicazione per versare il proprio aiuto.

 

Ci racconti il viaggio?
Con l’amico Flavio Agoni, siamo partiti da Milano Malpensa e siamo atterrati a Kathmandu, ci siamo incontrati con gli altri componenti della spedizione che provenivano da tutto il mondo, per uno totale di nove persone. Con un altro volo abbiamo raggiunto Lhasa, capitale del Tibet, punto di partenza della spedizione. Il percorso prevedeva il passaggio della frontiera tra la Cina/Tibet e il Nepal. Dovete sapere che gli stranieri non possono circolare da soli, per cui a complicare la nostra avventura c’era anche questo problema ‘politico’, ossia dovevamo affiancarci a guide locali rigorosamente cino-tibetane e nepalesi. Per cui da Lhasa siamo partiti alla volta di Kathmandu scortati da tre sherpa nepalesi e tre guide tibetane, che ci supportavano con provviste e gli equipaggiamenti per il campo. Il viaggio in bici prevedeva sedici tappe ininterrotte. Abbiamo pedalato sedici giorni di fila. Viaggiavamo dalle nove del mattino, perché prima faceva troppo freddo, alle quattro del pomeriggio.
In media quanti gradi c’erano?
Di giorno le temperature arrivavano a dieci gradi sopra lo zero, mentre di notte crollavano a dieci gradi sotto, una volta addirittura ho letto un meno diciassette.

 

Che sensazione hai avuto quando sei arrivato alla meta?
Ho pensato ‘è bellissimo fare finalmente una doccia calda’. La sensazione che ricordo maggiormente del viaggio è il freddo costante, per cui puoi immaginare la felicità di assaporare finalmente un po’ di calore.

Gatto 3Ma quando sei arrivato a Kathmandu, come ti sei sentito? E’ stata un’impresa molto impegnativa sotto il profilo sia fisico sia emotivo..
Se devo dire la verità, a me non piace raggiungere la meta finale, perché se da una parte c’è la gioia di arrivare, dall’altra c’è il senso di amarezza di mettere la parola fine alla mia splendida avventura. Per me l’obiettivo vero rimane sempre il viaggio, scoprire luoghi nuovi, arrivare sul passo che ti sei prefisso di raggiungere e conoscere persone e culture diverse.

 

Come verranno investiti i fondi raccolti grazie a questo progetto?Gatto locandina
Serviranno ad ultimare l’ambulatorio vaccinazioni dell’Ospedale di Mahuninga, piccolo villaggio del Sud della Tanzania. La mortalità infantile in quel villaggio è molto elevata, sproporzionata rispetto agli altri villaggi tanzaniani, per cui l’obiettivo è far vaccinare le mamme incinte contro la malaria in mondo che non si ammalino i futuri neo nati. L’obiettivo è di raggiungere i seimila euro, per cui ci tengo a ricordare che è ancora possibile donare attraverso il sito www.youaid.it