Il Gavi, splendida risorsa da sfruttare meglio [Il gusto del territorio]

Vigneti Gavidi Eleonora Scafaro

Si è da poco concluso il Vinitaly,  questa edizione è stata per il Piemonte un po’ speciale, perché proprio a Verona, durante la fiera, sono stati celebrati i 40 anni del Gavi doc.

Sono tante le iniziative per celebrare il compleanno del Gavi – e anche un po’ del nostro territorio: si inizierà con la degustazione del “Grande bianco piemontese” nel forte di Gavi e si terminerà a settembre con la seconda edizione della manifestazione “Di Gavi in Gavi”.

Il gusto del territorio, quindi, passa attraverso una capacità di valorizzare i prodotti unici, in questo caso una doc di un vino cortese che ha rappresentato (e rappresenta) un’area omogenea e una potenzialità di valorizzazione non solo del prodotto ma anche del territorio stesso molto forte.

Per fare un paragone, la zona del Gavi poteva essere la zona della Borgogna.
Al di là della qualità del vitigno – il cortese – che può piacere o non piacere, è evidente che il Piemonte ha un prodotto unico come il Gavi, un vitigno eccezionale con notevoli differenze, ad esempio, da zona a zona: a seconda dell’esposizione si ottengono profumi e sapori differenti: un Gavi è sempre un Gavi, certo, però con note diverse date proprio dalla zona di coltivazione del vitigno.

Ma il paragone con la Francia non è casuale.

Se con la Borgogna i francesi sono riusciti a creare un’area in cui ci sono centinaia diGavi foto produttori che fanno parte di un sistema in cui il prodotto e il territorio vengono valorizzati anche attraverso l’informazione, per quanto riguarda il territorio del Gavi tutto questo non c’è.

In Piemonte raramente riusciamo a fare sistema. Si sta iniziando adesso, per esempio, con la creazione di un consorzio per la promozione del Grignolino. Ma è storia molto recente.
Il territorio del Gavi, invece, ha avuto due consorzi e un gruppo di produttori indipendenti. Non c’è sistema, ma frammentazione.

Il Gavi è l’emblema di quello che il territorio potrebbe fare ma che, in realtà, non fa.
La presenza di due consorzi, nel corso degli anni ha creato confusione nella capacità di gestione non riuscendo a fare rete.

Oggi i produttori del Gavi ci sono e sono bravi e sono anche sul mercato estero, oltre che su quello nazionale ma, come sempre in questi casi l’unione fa la forza.

Il cortese, poi, è l’altro vino che doveva essere lo strumento di promozione del territorio attraverso l’operazione e la promozione del Marengo.

Anche qui, invece di usare un prodotto per la valorizzazione del territorio e del prodotto stesso si sono pagati i produttori che avevano una giacenza infinita di cortese che, però, ad un certo punto si è esaurita.

Cosa è successo? Che quel prodotto che si è inventato per promuovere un territorio sta incominciando ad esaurirsi.

Anche in questo caso, il cortese, è l’emblema di una buona idea gestita male.

Abbiamo un territorio ricco di idee e potenzialità in cui, ad esempio, c’è un vitigno come il cortese che si esprime nell’area del Gavi.
L’importante è fare rete e sistema, solo così si valorizzeranno al massimo le potenzialità del nostro territorio.