Asl: non solo ospedali, ma presidio del territorio

Tinella MauroLe attività dei presidi ospedalieri rappresentano meno del 50% delle attività svolte dall’Asl sul territorio. Con Mauro Tinella, coordinatore dei diversi distretti provinciali, parliamo di medici di famiglia, guardia medica, case di riposo. E anche di risorse finanziarie, e dei criteri di valutazione e ripartizione delle stesse

Per noi cittadini/pazienti, è quasi automatico collegare Asl e attività ospedaliera sul territorio, nei vari presidi di Novi, Tortona, Casale, Ovada, Acqui e Valenza. Però l’Azienda Sanitaria Ospedaliera è anche altro, e ben di più: basta scorrere rapidamente la colonna di sinistra del suo sito internet per rendersene conto: dalla continuità assistenziale alla prevenzione, dalla salute mentale all’educazione sanitaria, passando per i servizi sociali, le farmacie, i medici di famiglia e molto altro.

Mauro Tinella (nella foto) è  coordinatore dei distretti, ossia il dirigente della Asl che, più di altri, ha il polso diretto delle diverse situazioni e priorità territoriali, per cui incontrarlo significa “scattare una fotografia” della realtà esistente, ma anche delle emergenze e delle difficoltà.

Dottor Tinella, partiamo dai medici di famiglia: quanti sono, e che rapporto hanno con la Asl?
I medici di famiglia convenzionati con la Asl sono 331, più 37 pediatri. Si tratta di liberi professionisti che vengono retribuiti in rapporto al numero di pazienti che li hanno scelti, e che hanno in carico. Con loro è stata avviato in questi ultimi anni un importante processo di informatizzazione, che consente già oggi di emettere ricette col pc, e che “a macchia di leopardo” prevede già un filo diretto in rete con gli ospedali: precisamente a Tortona e Novi, dove il medico di base può ricevere i referti sui suoi pazienti direttamente dal presidio ospedaliero. La progressiva “messa in rete” delle informazioni sanitarie è un percorso obbligato, costoso e da implementare in maniera graduale, anche per il fatto che necessita di forti livelli di sicurezza e privacy. Quello però, è evidente, è il futuro: non solo nostro, ma del sistema Paese. In realtà è stata per ora posticipata, a livello nazionale, l’entrata in vigore della ricetta informatica, che presto consentirà al paziente di recarsi in qualsiasi farmacia e ritirare le medicine che il medico di famiglia gli ha prescritto, inserendole direttamente in rete, naturalmente con codici personali di accesso.

Si è molto parlato, nei mesi scorsi, di nuove strutture territoriali in cuiMedico di famiglia raggruppare sui diversi territori i medici di famiglia, e anche la guardia medica…il progetto è ancora in piedi?
E’ un progetto, appunto, che fa parte del decreto Balduzzi: si tratta della creazione dei Cap, centri di assistenza primaria, sul territorio. Ma per passare dall’affermazione di principio alla realizzazione andranno individuate le risorse, e poi analizzate le diverse situazioni concrete. Certo, si potrebbero utilizzare parte dei diversi presidi ospedalieri, e ad Alessandria qualche immobile di proprietà dell’Asl, ad oggi inutilizzato. Ma non è detto che tutti i medici di famiglia siano interessati: non pochi hanno come sede un alloggio di loro proprietà, ad esempio. E poi i Cap potrebbero avere un senso per contesti urbani: ma nei tanti nostri paesi, dove oggi è capillarmente presente un medico di base del luogo, che fai? Costringi i pazienti ad utilizzare il Cap più vicino, che magari si trova a 10 o 15 chilometri? E’ evidente che non ha senso.

Casa di riposoQual è invece, dottor Tinella, la situazione delle case di riposo gestite sul territorio dai diversi distretti?
E’ articolata. In realtà i distretti gestiscono i servizi socio assistenziali in maniera diretta solo in parte minoritaria. Per il resto si affidano agli enti preposti, ossia consorzi come l’alessandrino Cissaca, per citarne uno noto a tutti. In questo ambito si colloca anche l’attività delle strutture residenziali, per anziani ma anche per bambini, adulti o disabili. In alcuni territori, come quelli dell’ex Asl 22 (Novi, Acqui, Ovada) prevale la gestione diretta, o in appalto affidato dall’Asl.  Poi ci sono i privati convenzionati, o gli ex Ipab, in cui l’Asl interviene pagando una retta per ogni singolo ospite. Naturalmente però il nostro compito non è solo finanziario, ma anche di vigilanza: dobbiamo verificare, in maniera stabile e continuativa, che gli standard sanitari e qualitativi siano rispettati, e che tutto funzioni a dovere.

Poi c’è l’annosa questione dei vostri pagamenti, in costante ritardo: qual è la situazione?
Paghiamo in effetti a 150-180 giorni, ossia ben oltre le previsioni di contratto. Per questioni legate essenzialmente ai mancati trasferimenti di risorse dalla Regione verso la Asl, che quando ha i soldi in cassa paga immediatamente. Non voglio sostenere che questi ritardi siano poco rilevanti, ma la mia percezione è che non sia quello, oggi, il problema principale di molte strutture, quanto piuttosto il progressivo ridursi del numero degli ospiti.

Non è paradossale, in una società sempre più anziana?
In realtà da un lato l’effetto crisi, dall’altro il fenomeno delle badanti a domicilio sta facendo sì che non poche famiglie propendano sempre più spesso per un’assistenza di tipo privato a domicilio. Si tengono gli anziani a casa insomma, e questo ad alcune case di riposo qualche affanno mi pare lo stia creando. Non che al momento si registrino chiusure di strutture: ma certamente si è fermato il fenomeno della richiesta di nuove aperture. Il mercato è saturo, insomma.

Corsia ospedaleCome Asl, elargite anche contributi a chi sceglie di tenere l’anziano, o il disabile, a casa propria, assistendolo direttamente?
Sì, diciamo che ci sono due filoni di aiuto: quello professionale, per cui i singoli distretti gestiscono le proprie reti di intervento domiciliare,  e quello finanziario, In entrambi i casi, a fronte delle richieste di intervento sanitario/assistenziale o di contributi economici, c’è un’apposita commissione che si occupa di valutare le esigenze e le priorità, stabilendo come muoversi, ovviamente in rapporto alle risorse (professionali e finanziarie) disponibili. Nel 2012, per fare un esempio, abbiamo distribuito assegni per circa 3 milioni di euro.

Ettore Grassano