Coldiretti, si impenna il prezzo della soia

Con la seconda ondata della pandemia si impenna il prezzo delle principali materie prime agricole con la soia che fa registrare la quotazione più alta dal giugno 2016 con un aumento del 12% nell’ultimo mese mentre il mais fa segnare il valore più elevato dal luglio dello scorso anno. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti rispetto alla chiusura settimanale del Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento internazionale delle materie prime agricole.

“L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities – spiegano il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo -. Attenzione, però, alle speculazioni, come avevamo già evidenziato nel precedente lockdown durante il quale, per quanto riguarda la soia, si era verificata una stortura delle contrattazioni che ha portato importanti ripercussioni sull’attività delle nostre imprese. La provincia di Alessandria produce 3.500 ettari di soia, su circa 20mila a livello regionale, impiegata soprattutto in ambito zootecnico e, ancora più alla luce di quanto sta accadendo in questo momento, ribadiamo l’importanza di incentivare la produzione di soia a livello territoriale, tenendo conto degli alti standard qualitativi che i nostri prodotti devono rispettare. Questo consentirebbe di dare impulso ulteriore alle filiere locali, in collaborazione con il Consorzio Agrario del Piemonte, oltre a garantire un’alimentazione sana e trasparente agli animali da allevamento. L’aumento delle quotazioni alla borsa di Chicago conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. L’Italia – concludono Bianco e Rampazzo – può contare su una risorsa da primato ma deve investire nel futuro per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento, in un momento di grandi tensioni internazionali”.

In questo il quadro in cui si inserisce il progetto Cai (Consorzi agrari d’Italia) finalizzato a rafforzare la struttura agricola nazionale per competere con i grandi player globali in grado di operare massicci investimenti e per affrontare con instabilità e  fluttuazioni dei mercati che la pandemia potrebbe aggravare.