di Tony Frisina
Gentili lettori, questa settimana ripropongo un mio servizio, ormai d’epoca, apparso su La Provincia di Alessandria / Rivista dell’Amministrazione Provinciale – Anno XXXII – Numero 13/3; Aprile – Settembre 1985. Augurandovi buona lettura.
Tramway in Alessandria
Il Novecento è caratterizzato da un rapidissimo progresso in ogni campo e porta le città da una vita tranquilla e monotona ad una più attiva e frenetica. Occorre stare al tempo dei nuovi ritmi e delle nuove esigenze. Le fabbriche subiscono ampliamenti per permettere produzioni sempre maggiori, il commercio è sempre più attivo in ogni settore. Tutto questo si deve in gran parte all’uso dell’energia elettrica[1], che viene utilizzata ormai nelle più svariate applicazioni.
Alessandria sente anch’essa questo clima di ammodernamento e di progresso, vuole emergere e dalla tranquilla cittadina che è si trasforma e prende le distanze dalle altre città di provincia che la circondano.
Forse è per stare dietro ai nuovi ritmi incalzanti il motivo per cui anche la nostra città decide di dotarsi di un servizio tramviario elettrico.
Siamo nel 1913; già da molti anni – ad Alessandria – anni esiste il tramway a vapore[2], che collega il centro cittadino a diverse località del Monferrato[3] e dell’Oltrebormida.[4]
Il nuovo servizio tramviario, che dovrà collegare i sobborghi Cristo[5] e Orti alla città, prende forma grazie all’interessamento dell’avvocato Cagnoli – direttore della Società Elettrica Alessandrina – che vi dedica sei anni di lavoro appassionato.
I lavori di costruzione del binario tramviario hanno inizio nel Gennaio 1913, tra commenti, sciopero del personale addetto e critiche di molti cittadini. Dureranno circa nove mesi.
Nell’ottobre del 1913 ha fatto la sua comparsa in città la prima vettura tramviaria, che ha attraversato tutta la rete, per poi tornare nella rimessa, nel sobborgo Orti.
Affermano i quotidiani dell’epoca che i cittadini, attratti dalla novità abbiano assistito veramente ammirati.
Il 7 dicembre, finalmente, ha inizio il servizio tramviario, senza inaugurazione ufficiale come invece tutti si aspettavano e – fra l’indignazione generale – un giornalista de L’Osservatore commentava aspramente il fatto, dicendo che per una analoga inaugurazione, la città di Chieti, aveva addirittura avuto l’onore della presenza del Re ad assistere all’avvenimento.
Al suo esordio, il servizio tramviario si serviva di 13 vetture: sei motrici e sette rimorchi.
Il costo del biglietto, per quei tempi, doveva essere un poco elevato, se si considera che la tariffa di una corsa era pari a dieci centesimi e la paga giornaliera di un operaio era di tre lire. Oggi – facendo la proporzione – un biglietto dovrebbe costare circa 1200 lire.[6]
La tariffa della corsa era ridotta a cinque centesimi dalle 06,00 alle 07,00 e dalle 18,30 alle 19,30.
Il servizio era garantito ogni 15 minuti.
Le cronache dell’epoca raccontano che la mattina di domenica 7 dicembre 1913, giorno di inizio del servizio, i tram furono letteralmente presi d’assalto dai cittadini, ansiosi di provare il nuovo mezzo di trasporto e si accalcavano persino sulle piattaforme posteriori.
Nelle casse delle tramvie elettriche, finirono così, alla sera, un totale di circa lire mille, corrispondente a 10.000 passeggeri.
Tre sono i motivi che hanno spinto la città di Alessandria, dopo quaranta anni di servizio tramviario, a passare al sistema filoviario[7]; il primo motivo consisteva nel fatto che stava per scadere il contratto, che si rinnovava di decennio in decennio, tra il Comune e la Società che gestiva tale servizio.
In secondo luogo, un importante motivo economico era impellente. La rete tramviaria era ormai vecchia di quarant’anni e necessitava di una radicale risistemazione; ciò voleva dire rifare tutto il percorso e sostituire tutte le rotaie, con grandissimo disagio per il traffico privato, che negli anni ‘50 era aumentato in maniera spropositata.
Un’altra considerazione; un altro fattore che contribuì ad eliminare il tramway, fu il fatto che la rete tramviaria era vincolante al massimo, in quanto le rotaie costituivano uno schema troppo preciso del movimento delle vetture, mentre il sistema delle filovie riusciva ad ovviare in maniera più elastica a quelli che costituivano piccoli intralci nelle vie interessate.
LA CARROZZA DI TUTTI
E le belle borsaline
se ne vanno sul tramvay
risparmiando le scarpine
per ballar coi cappellai.
Se la godono d’incanto
col cambiar di tanto in tanto
un po’ forte e un poco pian,
adagiate sui divan.
E con esse le crestaie,
le sartine e le modiste,
corron sopra le rotaie
a portar loro liste.
Gli ufficiali e ganimedi
che sull’angolo di Sona,[8]
ingombrando i marciapiedi,
pavoneggian la persona;
Quei che fuor del Caffè Roma
stanno al rezzo della piazza,
canticchiando in semicroma,
e sbirciando ogni ragazza;
Quei che vanno lungo il Corso
le fanciulle pedinando
o sui bar poggiar il dosso,
l’ore sciupano fumando;
I commessi di negozio
che a traverso le vetrine,
dell’attesa ingannar l’ozio,
occhieggiando le sartine;
I maestri, i professori
gli scolari, gli studenti,
gli impiegati e i dottori,
le padrone e le serventi;
Fin le balie pettorute,
e anche tutti gli operai,
le abitudini perdute,
useranno del tramway.
E dagli Orti alla Stazione
a traverso la Città
l’elegante carrozzone
come l’olio liscio va;
Se qualcuno poi desia
passeggiar per la campagna
oltre del cavalcavia
fino a Cristo l’accompagna.
Viva dunque, o miei signori,
il tramvai, evviva evviva!
Gridiam tutti dentro e fuori:
quando parte e quando arriva.
Lorenzo Lecondetti
[da La Lega Liberale di Sabato 6 Dicembre 1913]
Passa il tramway
(impressioni e commenti)
Di lampi e al raggio, lesto come il vento,
passa il tramway – maestosamente e va:
si annunzia colle sue squille d’argento,
sembra il carroccio della Civiltà!
Di nuova vita più fecondi gorghi
schiude Alessandria al sole del Progresso:
le arterie industri e i popolosi borghi
stringonsi alfine in uno stesso amplesso.
È una gioia frenetica che invade
tutt’un popolo, senza distinzione:
per abbellite rumorose strade
voci echeggian di viva ammirazione.
Sono grappoli umani arrampicati,
d’ogni età, d’ogni sesso, sui convogli:
è un andare e venir per tutti i lati,
pronti pure a vuotarsi il portafogli.
Sono le facce serene degli artieri
che la sirena appella alle officine:
chi pien d’affari, chi senza pensieri,
garzoncelli, modiste, borsaline.
Sono i capi di aziende e i dipendenti,
grassi borghesi e proletar con elli:
sulle carrozze soffici e lucenti
siede – peè dus – accanto a Pasquarelli.
Sono giovani coppie innamorate,
spasimanti più o meno in uniforme,
spose al sicuro dentro le vetrate,
mariti, fuori nelle piattaforme.
Son forestier con tanto di valigia,
balie col bimbo, serve col fagotto,
son studentelli che nel – pigia, pigia –
spesso lasciano andare il pizzicotto.
Rimangon solo i cani a denti asciutti,
ma si annunzia un comizio fra di loro
perché nella carrozza aperta a tutti
si serbi almeno un posto per – Medoro -.
Contentar tutti è cosa un po’ scabrosa,
pur dopo usate tutte le premure,
e si è trovato a dire qualche cosa
sopra i nomi perfin delle vetture.
Chi ci ha che far se quei che vanno agli – Orti –
par che vadan di zucche a fare acquisto?
Se altri per non passar da colli torti
ciccano a entrar sui carrozzon del – Cristo – ?
Se i buoni abitatori del Mandrogne
diran che il tram è un’invenzione infame?
Tolti i cavalli, sceman le carogne
per la comoda industria del salame.
Il tramway passa e fila il suo cammino
e se ne frega delle teste strambe:
alle fermate ci dirà Giorgino
il resoconto delle belle gambe.
Dunque tutti in tramway! bravi figlioli!
Chi si lagnasse è certo un manigoldo,
che vorreste, che il povero Cagnoli
vi dasse ancora il resto per un soldo?
Muoian sul torchio i partigiani attriti:
non conosce il progresso privativa:
compiuta è l’opra e tutti quanti uniti,
or non ci resta che intuonare – evviva ! –
Di concordia, benessere e splendore
sia segnacol novello alla città:
ecco, passa: gettiamo ogni livore
sotto il carroccio della Civiltà.
[da L’Osservatore di Sabato 13 dicembre 1913]
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[1] Qualora qualche lettore provasse desiderio di conoscere qualcosa in più sull’Officina Elettrica di Alessandria… (La fabbrica della corrente elettrica).
https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=34363
https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=34735
https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=35212
[2] Il tram a vapore in Alessandria: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=20621
E per vedere meglio e ben ingrandita la stessa cartolina: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/89/Una_antica_cartolina_del_trenino_a_vapore_in_città.jpeg
[3] Il tram a vapore su Ponte Tanaro: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=21964
[4] Il tram a vapore in direzione dei centri urbani Oltrebormida. Il passaggio accanto all’Arco Trionfale di Piazza Genova.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/c/c5/Alessandria_-_Tony_Frisina_-_Trenino_in_piazza_Genova.jpeg
[5] Il tram elettrico al Cristo: https://mag.corriereal.info/wordpress/?p=36162
[6] Ricordiamo che questo servizio è stato scritto nel 1985.
[7] Per chi volesse sapere qualcosa in più sui filobus di Alessandria: http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_filoviaria_di_Alessandria
[8] Il cosiddetto angolo di Sona indica il Caffè Sona, dove in anni precedenti si erano avvicendati anche il Caffè Portorico ed il Caffè Nazionale. Ecco il luogo di cui si parla; l’edificio che ospitò il Caffè Sona (all’angolo Piazza Vittorio Emanuele II con Via Umberto I): https://mag.corriereal.info/wordpress/wp-content/uploads/2014/04/Piazza-Vittorio-Emanuele-II.jpg