Nella rubrica della scorsa settimana avevo parlato dell’Officina Elettrica di Alessandria e pure oggi, sulla scia dei ricordi e delle emozioni che mi legano a questo edificio ed alle persone che lo abitavano, ho il piacere di pubblicare la seconda delle tre cartoline d’epoca che la raffigurano. L’età è pressoché la stessa, anni 1903/1904 circa.
Chi si occupa di cartoline d’epoca riconosce l’Editore Domenico Lanzani, che ha stampato questa cartolina, come uno dei più importanti nel panorama cartolinistico del primo Novecento.
La qualità fotografica di questo soggetto è certamente superiore a quella della cartolina proposta la scorsa settimana; sono presenti infatti un miglior risultato di stampa e superiore finezza del supporto cartaceo utilizzato. Inoltre il fotografo è riuscito ad avere una maggior nitidezza ed è stato anche più accorto nella scelta della posizione da cui eseguire la fotografia e del momento dello scatto.
Nell’immagine si vedono alcune persone che – con la loro sola presenza – portano un valore aggiunto all’insieme. L’animazione dona sempre alla cartolina un’indubbia importanza, ricrea e mostra un luogo non solo com’era fisicamente ma ne restituisce anche il soffio vitale.
In questa cartolina si possono osservare anche nuovi particolari che in quella precedente non erano visibili grazie alla diversa angolazione prospettica da cui è stato effettuato lo scatto.
In primo piano si vede un piccolo e basso tetto, coperto con tegole marsigliesi; era forse la copertura dell’ingresso alle pertinenze dell’Officina.
Inoltre sono ben visibili le pietre di granito che procedevano parallele nello spazio che circonda la costruzione, destinate a favorire il transito dei vari mezzi di trasporto che fornivano all’Officina la materia prima per la produzione di energia elettrica. Il carbone veniva trasportato su carri e carretti, che a quel tempo erano i soli mezzi usati per tali incombenze.
Quelle pietre erano presenti ancora negli anni della mia fanciullezza e la loro durata sarebbe stata eterna se non fossero intervenuti i tempi del cambiamento e delle speculazioni.
Pensando a queste lastre di granito (irremovibili) mi tormenta la mente l’idea di quale sorte ben diversa hanno avuto le pietre messe in anni recentissimi come pavimentazione di alcune strade centrali della nostra città: stanno saltando dalla loro collocazione solo per via del passaggio di qualche automobile…
In fondo allo spazio del cortile, a ridosso del muro di cinta, si notano casse alla rinfusa ed un carretto per trazione animale.
Altro particolare degno di nota è la serie dei supporti isolanti, in ceramica, che vediamo allineati contro la parete dell’Officina e da cui partono i fili della corrente elettrica alla volta della città.
Da notare i davanzali delle finestre inclinati verso l’esterno. Non penso trattarsi solamente di una scelta stilistica. Probabilmente il progettista aveva previsto una caduta di fumi e polveri in seguito alla combustione del carbone, per cui con questo espediente le minuscole parti solide avrebbero avuto un impatto inferiore e la successiva pulizia sarebbe stata facilitata.
Voglio ancora esporre alcuni ricordi personali che mi legano a questo luogo; in particolare mi piace ricordare e raccontare ancora due impressioni. Una di tipo fisico e l’altra più vicina alla sfera filosofica.
Ecco la prima.
Nel corso delle mie scorribande infantili per questi luoghi, ricordo in maniera nitida che l’Officina Elettrica dava l’impressione di essere un’insormontabile, imponente montagna di mattoni, dai merli simili a quelli di un maniero che ancor più contribuivano ad elevarne l’altezza e a donarne l’aura e l’importanza di un castello…
Ora che le costruzioni moderne – simili a orrendi mostri – ne hanno aggredito ed in parte inglobato i volumi originari, la vecchia Officina Elettrica fa una certa tenerezza e dà l’impressione di essere una bambina piccola e indifesa in balìa di maligne creature…
Ecco la seconda impressione.
La costruzione risale al 1899 e quindi, quando frequentavo quel luogo da bambino (intorno al 1962/1965), aveva poco più di sessant’anni… e a me (anche dopo aver letto la data di inizio operatività che ancor oggi si può osservare) dava l’impressione di essere ultrasecolare.
Oggi, nonostante siano passati 115 anni dalla sua costruzione, ho il sentore che sia più giovane di quanto mi sembrasse a quei tempi.
Sono concetti molto difficili da esprimere – facendo essi parte della sfera delle emozioni – e quindi mi rendo conto che sia ancor più difficile riuscire a comprenderli.
Forse ho divagato troppo, tra il sogno e la fantasia, ma le cartoline sono così. Evocano sogni, ricordi e speranze; fanno riaffiorare dolci memorie o incubi terrorizzanti.
Occorre lasciarle in pace in fondo ad un cassetto, nella tranquillità ovattata ed oscura del tempo. Se le si va a disturbare non si sa ciò che può accadere…
Nevicata. – Causa la forte nevicata, che raggiunse i 35 centimetri, si ebbero a verificare vari incidenti fortunatamente non gravi. Per la rottura di vari fili elettrici la illuminazione venne a mancare in qualche località; in via Faà di Bruno due cavalli al contatto dei fili stramazzarono a terra ma senza gravi conseguenze. Il servizio telefonico subì pure varie interruzioni e la viabilità si è resa difficile. Stamane, sabato in Via Arnaldo da Brescia un cavallo conducente un carro di neve, al contatto coi fili caduti restava fulminato.
LA LEGA LIBERALE – Giornale settimanale – Politico – Amministrativo – Letterario – Anno XXIV – Numero 7 – Alessandria, Sabato 13 Febbraio 1909.