La scorsa settimana avevo raccontato – ai curiosi ed attenti lettori – alcune annotazioni tecniche e qualche ricordo personale, nati dall’osservazione e dall’analisi di una cartolina con scorcio di Viale Tivoli. Tanto vale parlarne ancora, visto che in raccolta ho proprio una cartolina in cui si vede lo stesso tratto di strada.
A dire il vero – come faccio sempre – la cartolina è molto più antica e a mio giudizio anche più interessante di quella già presentata nello scorso numero della rubrica.
I particolari da osservare e – perché no – da confrontare sono moltissimi.
Almeno quarant’anni separano i due scatti fotografici ed è facile capirlo.
All’epoca di questa cartolina il servizio tramviario cittadino era appena stato inaugurato ed una bella vettura, in sosta presso la fermata, posa per la gioia del fotografo e per la nostra, curiosi posteri. Non è raro, infatti, trovare cartoline del 1913 e 1914 in cui la vettura tramviaria – ovviamente ferma – è attorniata da sfaccendati e curiosi in posa accanto al nuovo mezzo pubblico. Il mitico Tulon.
E a questo punto apro una grande parentesi.
La tòla, in dialetto alessandrino, è la latta. Il termine Tulon quindi era stato affibbiato scherzosamente al tramway dai buontemponi mandrogni per il motivo di esser fatto di metallo.
Qualcun altro, forse meno buontempone e meno desideroso di scherzare, attribuiva questo nomignolo al nuovo mezzo di trasporto in maniera più seria, a causa del disturbo che dal 1913 aveva incominciato ad arrecare con lo sferragliare nel suo procedere per le vie cittadine.
E… già che ci siamo, ancora a proposito di dialetto, ecco altro ancora.
Quando in questa città i veri alessandrini erano la maggioranza e la lingua locale era l’unico mezzo espressivo, non era raro ascoltare esclamazioni contenenti proprio questo termine rivolte a qualcuno che a diverso titolo era stato inopportuno.
Ecco ciò che (tra mille epiteti e miriadi di altre frasi coloritissime e degne di ulteriori studî) a volte veniva pronunciato: Facia ‘d tòla!!! [1]
Chi conosce il dialetto – non solo scritto o studiato sui vocabolari locali (magari sul mitico Silvani)[2] – sa anche che queste espressioni erano soggette ad essere interpretate in molte maniere, a seconda del modo, del volume sonoro, della mimica facciale e di altri piccoli ma importanti particolari con cui la frase era pronunciata. Quindi poteva essere una frase scherzosa e pronunciata con affetto, ovvero essere una tremenda offesa da lavare col sangue… (si fa per dire).
Come sempre riesco a divagare partendo da un minimo dettaglio e quindi, anche per non annoiare maggiormente, ritengo sia il caso di ritornare sui binari dell’osservazione e dell’analisi del nostro bel soggetto.
È automatico esaminare il traffico, costituito oltre che dal già citato tramvai anche da un carro con cavallo, un pedone ed un uomo con bicicletta… fermo in posa per passare alla storia, sia pure in forma anonima.
Un altro carro è fermo davanti alla Trattoria ed il carrettiere con molta probabilità era in sosta proprio là dentro, per un po’ di riposo e per il necessario abbeveraggio.
Osservando bene (con lente d’ingrandimento) si possono leggere tutte le insegne esposte: Caffè Mazzini, Bottiglieria e Birraria – Ristorante – Trattoria.
La bella casa in stile Liberty che si osserva a destra è sormontata dalla scritta Vini / A. Ponzano e pure sul frontespizio dell’ingresso carraio, proprio sotto il cornicione, è visibile la stessa iscrizione addirittura scolpita nella muratura. Purtroppo, anche ingrandendo al massimo non si riesce ad interpretare un’altra scritta appena sottostante.
Per finire passiamo ad osservare le costruzioni di Viale Tivoli, già ben analizzate nella rubrica della scorsa settimana.
Salta subito all’occhio la differente altezza dei palazzi: quelli ad un piano sono diventati di due e quelli di due piani sono miracolosamente diventati di tre. Evidentemente già nei primi anni del secolo scorso si sentiva la necessità di creare nuovi alloggi, di dare nuovo impulso alle costruzioni, forse anche alle ricostruzioni del primo dopoguerra (1915/1918) e forse alle prime speculazioni edilizie…
Le strade sono ancora in terra battuta e si può osservare molto bene un fosso per la raccolta di acque piovane… e magari anche di altro.
Una cosa molto interessante, a cui certamente il lettore avrà fatto caso, sono gli alberi del viale. Dalle folte ed alte chiome in questa cartolina del 1913 agli alberelli appena piantumati visibili in quella della scorsa settimana.
Di certo le antiche piante saranno state abbattute e sostituite. Solo la causa resta a noi sconosciuta. Faremo qualche ricerca in merito.
Cos’altro dire? Nulla, oltre all’invito conclusivo di osservare con occhi innocenti questa immagine e pensare a quel piccolo mondo antico, per riflettere sulla nostra città di un secolo fa e imparare a conoscere meglio quella odierna.
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[1] Facia ‘d tòla = Faccia di latta ma con significato vicino all’italiano Faccia di bronzo.
[2] U disiunari du dialet lisandren / Antonio Silvani ; prefazione di Umberto Eco. – Alessandria : Ugo Boccassi Editore, 2000. – 415 p. ; 29 cm.
Annega nella Bormida – Lunedì nel meriggio annegava tragicamente a levante del Ponte della ferrovia il marinaio scelto Aurelio Caligaris del rione Cristo, in licenza nella nostra città.
Siamo già alla quinta sciagura della stagione. Sarà l’ultima? Speriamolo.
La Libertà – Settimanale Cattolico della Provincia di Alessandria – Organo della Giunta della Diocesi di Alessandria – Anno XIV – Numero 31 – Alessandria – Giovedì 3 agosto 1933 – Anno XI E.F.