Quattrocolo (Digspes): “Nell’emergenza Covid-19 a Palazzo Borsalino corsi, esami e ricerca non si sono mai fermati: ecco come abbiamo fatto”. Il 21 settembre ripartono le lezioni ‘in presenza’

di Ettore Grassano

 

“Se c’è un insegnamento che mi sento di trarre da questi mesi di emergenza Covid 19 è che, anche in ambito universitario, l’era dell’iperspecializzazione è al tramonto: di fronte ad un futuro incerto e mutevole occorrerà sempre più puntare sulla trasversalità dei saperi, e delle competenze”. Un anno fa Serena Quattrocolo, Professore Ordinario di Diritto processuale penale, assumeva l’incarico di Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale (Digspes), e con orgoglio ci raccontava peculiarità e progetti di “un ateneo moderno, molto simile alle migliori università straniere”.

Non poteva prevedere, certamente, che di lì a pochi mesi anche Palazzo Borsalino, come tutto il resto d’Italia, e buona parte del mondo, avrebbe fatto i conti con un’emergenza sanitaria che ha radicalmente mutato, da un giorno all’altro, il ‘modus operandi’ di docenti e studenti, sia sul fronte della didattica che su quello della ricerca. “I nostri tecnici informatici sono stati straordinari – premette Serena Quattrocolo all’inizio della chiacchierata -, e sia pur tra mille difficoltà ci hanno consentito di non ‘sprecare’ l’anno, e anzi di sperimentare nuove modalità di lavoro ‘a distanza’, che ovviamente saranno preziose anche a pandemia superata: speriamo presto!”

Proviamo, allora, a capire come a Palazzo Borsalino ci si sta attrezzando per l’avvio dell’anno accademico (le iscrizioni si sono aperte nei giorni scorsi, le lezioni ripartiranno il 21 settembre), e quali sono le sostanziali novità che attendono docenti e studenti.

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Professoressa Quattrocolo, c’è chi parla di ‘tempesta perfetta’ per descrivere il mix incredibile di eventi negativi, sanitari ed economici, che si sono abbattuti sul nostro Paese in questo 2020: a Palazzo Borsalino come avete reagito all’emergenza?
Con notevole tempismo e lucidità: ora, a posteriori, posso dirlo. Abbiamo messo in campo un grande lavoro di squadra, e i nostri tecnici informatici, in particolare, sono stati straordinari: trasferire, in corsa per così dire, tutto un ‘sistema’ di didattica, e in parte anche di attività di ricerca, dalla presenza fisica alla rete ha richiesto un enorme sforzo, di competenze come anche di capacità di adattamento. Direi che il bilancio complessivo è positivo….

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Com’è insegnare, e fare esami, a distanza?
Situazioni come quella che abbiamo vissuto mostrano i limiti infrastrutturali del nostro Paese, prima di tutto. Molti studenti, e docenti, vivono in aree dotate di connessioni di rete ancora troppo deboli: io stessa, se mi è concesso un riferimento personale, ho dovuto cambiare operatore, e comunque in tanti abbiamo riscontrato complicazioni di vario tipo. Però è andata: le video lezioni, in diverse modalità (sia videoconferenze in diretta, sia format registrati) hanno consentito di non interrompere le attività didattiche, e di svolgere in maniera continuativa anche prove d’esame, e sessioni di laurea.

Esami da casa: funzionano?
Ci si affida ovviamente allo spirito di collaborazione, e di responsabilità, di tutti. Talvolta vanno affrontati problemi di connessione, ma risolti quelli direi che non abbiamo riscontrato difficoltà insormontabili. Si cerca di ridurre al minimo indispensabili i test e gli scritti, e si punta molto sulle verifiche orali. Abbiamo anche discusso ‘da remoto’ diverse tesi di laurea: certamente non è la stessa cosa, si tratta di un ‘passaggio’ importante nella vita di ognuno di noi, e questi ragazzi ne avranno un ricordo particolare. Ma a breve, contesto sanitario permettendo, torneremo alla normalità.

I corsi a Palazzo Borsalino sono prossimi alla partenza, dissertazioni di laurea comprese: come farete?
Ci sarà un rigoroso rispetto di tutte le normative emanate dal Governo e dall’Ateneo, ci siamo già organizzati: gli ingressi saranno scaglionati e registrati, ed è stato predisposto anche un percorso ad hoc di uscita da Palazzo Borsalino. Qui le aule tornano tutte operative, ovviamente con adeguato distanziamento. Peraltro i nostri corsi non sono quasi mai a frequenza obbligatoria, quindi studenti e studentesse valuteranno, caso per caso, come desiderano procedere. Da questa pandemia possiamo trarre anche qualche insegnamento positivo: abbiamo capito che la didattica a distanza funziona, e ha ampi margini di utilizzo, e ovviamente di miglioramento. Certamente non
ne tralasceremo le potenzialità, per quanto possibile.

Qualche mese fa l’Upo, e in particolare Palazzo Borsalino, hanno ottenuto un riconoscimento molto importante: secondo il Censis il nostro corso di laurea in Giurisprudenza è il più apprezzato d’Italia. Quanti alessandrini, e piemontesi, lo sanno?
Precisiamo che la classifica del Censis rileva in particolare il livello di apprezzamento degli studenti: già l’anno precedente eravamo secondi, spalla a spalla con Trento, e quest’anno li abbiamo superati. E’ un motivo di orgoglio, e la dimostrazione che Atenei come il nostro, moderni e con un rapporto diretto fra studenti e docenti, funzionano e rispondono, oggi più che mai, alle esigenze della popolazione studentesca. E’ vero anche che occorrerebbe farlo sapere di più, agli alessandrini e ai piemontesi: e non vale solo per Giurisprudenza, ad Alessandria il livello dei corsi di laurea è mediamente molto qualitativo.

Università del Piemonte Orientale, CorriereAl

Però non solo gli italiani sono agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, ma si assiste anche ad una diminuzione costante delle iscrizioni, un po’ ovunque: come se le famiglie non vedessero più nello studio una leva di crescita, personale ma anche socio economica….
E’ un fenomeno assolutamente preoccupante, che credo vada affrontato a livello sistemico. Noi dobbiamo ovviamente fare la nostra parte: sia nel rapporto con le scuole superiori del territorio, sia nel confronto diretto con studenti e studentesse, dobbiamo essere in grado di essere ‘attrattivi’, pur rimanendo selettivi e fornendo una formazione adeguata. E’ questa la vera sfida dei prossimi anni…

Ora ci sarà la corsa ad iscriversi a Medicina (numero chiuso permettendo), e ai vari corsi di laurea legati alle discipline sanitarie e scientifiche?
Lo vedremo, un certo condizionamento è probabile. A mio avviso però l’emergenza, non solo sanitaria ma sociale ed economica, che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, dimostra qualcosa di più ampio: certamente c’è necessità di personale specializzato in ambito sanitario, ma più in generale ci apprestiamo a vivere in un’epoca in cui saranno richieste competenze ‘trasversali’, e la capacità di rielaborare, e comunicare, dati e analisi in maniera critica. Le discipline umanistiche, e giuridico economiche, si riveleranno, ancora una volta, fondamentali e strategiche. Fermo restando, naturalmente, che il sistema formativo, ma anche delle professioni, deve assolutamente ‘svecchiarsi’, o meglio saper evolvere continuamente. Nessuno oggi è davvero in grado di sapere quali professionalità e competenze avranno un reale appeal sul mercato tra dieci anni, per cui la sfida per gli Atenei diventa ancora più stimolante.