Quattrocolo (Digspes): “Siamo un ateneo moderno, molto simile alle migliori università straniere: vi racconto i progetti di Palazzo Borsalino”. E sulla riforma della Giustizia…..

di Ettore Grassano

 

 

“L’Upo è università moderna, assai più simile ad innovativi atenei occidentali che alle grandi università italiane. Sono qui come docente da tre anni e in particolare Alessandria mi ha colpita positivamente, da subito, per la possibilità immediata di sinergie e cooperazione fra diversi dipartimenti, e con le istituzioni. Altrove, in città e università più grandi, è tutto molto più lento e faticoso”.

I cultori del pessimismo alessandrino, e i malati di vittimismo e di ‘sindrome di Cenerentola’ sono serviti, o almeno avvisati. Serena Quattrocolo, Professore Ordinario di Diritto processuale penale e da qualche settimana Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale (Digspes), è persona positiva, che non ignora le criticità, ma intende lavorare, da subito, per intensificare i rapporti di Palazzo Borsalino con gli altri dipartimenti dell’Upo, alessandrini e non, e con le istituzioni. “Il mio predecessore, il professor Salvatore Rizzello, ha saputo accompagnare negli anni il nostro Dipartimento in un percorso di forte crescita, dandogli una dimensione davvero interdisciplinare, che è oggi il nostro vero punto di forza. Siamo pronti ad affrontare le sfide che ci attendono con la necessaria determinazione, e con la consapevolezza di essere un’eccellenza, sia sul fronte della didattica che della ricerca”. La professoressa Quattrocolo, però, è anche un’esperta giurista, e ci spiega cosa pensa della riforma della Giustizia di cui si parla (“spesso confusamente”) da un po’ di tempo.

Professoressa, arrivando qui da lei sembra quasi di essere in un monastero: studentesse che parlano sottovoce, e si spostano per i corridoi in punta di piedi…
(sorride, ndr) Mi sa che è solo questione di orario: dalle 12 alle 14 c’è effettivamente un po’ di quiete, ma non è sempre così. Specie al piano superiore, dove ci sono le aule principali. Ma è vero che possiamo contare su una popolazione studentesca molto coinvolta, ed educata. Questo glielo confermo.

Alessandria città con l’Università quando diventerà davvero città universitaria? Ce lo chiediamo da anni oramai…
L’Upo ha 21 anni: siamo più che maggiorenni, è vero, ma per un’Università è un tempo davvero breve, in termini di radicamento socio-culturale. Però credo che il processo a cui fa riferimento sia in corso, e ottimamente avviato. Il traguardo da raggiungere è in divenire, e occorre lavorare su diverse direttrici: sia culturali che di tipo organizzativo, infrastrutturale e logistico.

Alessandria Milano in treno: come si può migliorare la situazione? CorriereAl

Un problema fondamentale sono i trasporti: si può fare meglio?
Da pendolare posso dire che la linea Torino Genova (con sosta ad Asti, serbatoio per noi importante di iscritti) funziona bene, ovviamente con qualche occasionale emergenza. Ma è migliore, ad esempio, dei collegamenti Torino Novara. Certamente Alessandria ha invece forti deficit di collegamento ferroviario con Vercelli, Novara, Milano. In generale, buona parte dei nostri studenti viaggia in auto, il che rappresenta un dato significativo……

Gli iscritti al Digspes nell’anno accademico in partenza sono stabili?
Quest’anno a Palazzo Borsalino abbiamo 565 nuovi iscritti complessivi, anche se il dato non è ancora definitivo. Emerge un interessante incremento delle immatricolazioni ad Aspes, Scienze Politiche per capirci. Merito di un’importante riorganizzazione dell’offerta formativa a cui i miei colleghi, in prima fila il vice direttore Giorgio Barberis, hanno lavorato con impegno in questi anni. Ora si raccolgono i frutti.

Per andare dove, però? E’ vero che i nostri laureati, oramai, devono rassegnarsi ad emigrare?
La mobilità professionale, e prima ancora di studio e formazione, è un indice della nostra epoca: non certamente questione piemontese, o alessandrina. Quel che intendiamo fare, sempre più, come Digspes, è però intensificare da un lato il rapporto con le scuole del territorio, dall’altro con il sistema delle imprese, e degli enti locali. A ragazze e ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore, in particolare, è importante illustrare adeguatamente tutte le opportunità presenti a Palazzo Borsalino, andando a presentare i nostri corsi negli istituti, e invitando i ragazzi a seguire lezioni qui al Digspes. Con le imprese e con gli enti locali, invece, cercheremo di consolidare un sistema di relazioni sempre più forti e strutturate, affinché il ‘bacino’ dei nostri corsi di laurea possa essere un bacino naturale di competenze a cui attingere.


Il Digspes ha sempre fatto dell’interdisciplinarità un suo punto di forza: continuerete su questa strada?
Sempre di più, è la formula su cui tutte le università del mondo stanno puntando. Da noi i diversi corsi di laurea ormai si compenetrano, e consentono agli studenti percorsi di studio e di specializzazione che assecondano le loro necessità personali. Lo stesso succede sul fronte dell’interazione/cooperazione dei docenti nella ricerca, e non solo all’interno del Digspes, ma con tutti gli altri dipartimenti dell’Upo, ovviamente a partire dal Disit. Faccio due esempi molto concreti. Proprio in questi giorni il Senato Accademico dell’Upo esaminerà il progetto, ormai molto concreto, di far nascere il Centro Interdipartimentale sull’Intelligenza Artificiale, AI@UPO, che si propone di coinvolgere tutti i sette Dipartimenti dell’Upo, e avrà, come già gli altri centri interdipartimentali, carattere di assoluta trasversalità: in partenza sul fronte della ricerca, ma senza escludere anche prospettive didattiche. Inoltre, anche grazie all’avvio del corso di laurea in Medicina, in città, sarà possibile potenziare la cooperazione sul fronte del diritto sanitario, di cui il Digspes si occupa da tempo, declinato in tutte le sue sfaccettature, anche sociologiche ed economiche.

Penna: "Residenze per studenti e professori indispensabili per fare di Alessandria una vera città universitaria". Le perplessità sull'arrivo di Medicina CorriereAl 1

La polemica su Alessandria Cenerentola, sede un po’ trascurata negli anni sul fronte investimenti rispetto a Novara e Vercelli, è superata dai fatti, o ne risentiremo parlare?
Il Rettore, anche di recente nel corso di incontri pubblici qui in città, ha ribadito con chiarezza che c’è l’intenzione di investire in maniera significativa sulla crescita della sede di Alessandria. Per quanto riguarda Palazzo Borsalino, posso confermare che, sia pur con ritardi che più volte sono stati raccontati, il 2020 dovrebbe essere l’anno decisivo per il completamento di una serie di interventi strutturali programmati da tempo: dalla creazione di due nuove aule e nuovi spazi per gli studenti. Rimane la forte esigenza di una soluzione ad hoc per la biblioteca: ipotesi ne sono state tante, auspichiamo di trovare una soluzione concreta nel più breve tempo possibile.

E poi ci sarebbe l’altra annosa questione, legata agli studenti non pendolari: avremo mai davvero la Casa dello Studente, o Studentato Universitario, di cui si parla da diversi anni? C’è chi, come il sindaco di Alessandria, ‘caldeggia’ da tempo l’opzione ex Complesso di San Francesco, altri parlano di acquisto di un immobile privato, qualcuno infine sostiene che sia meglio un modello di ‘accoglienza diffusa’…
Ad oggi esiste una struttura con una quarantina di posti realizzata in collaborazione con la Diocesi, e si sta lavorando all’individuazione di una struttura con caratteristiche adeguate, che consenta la realizzazione di una vera Casa dello Studente. Non ho nulla ovviamente contro l’accoglienza ‘diffusa’, e il mercato immobiliare alessandrino non mi pare proibitivo sul fronte dei costi, ma chiaramente la funzione aggregativa, di confronto e di stimolo di un vero Studentato sarebbe importante, nell’ottica di Alessandria città universitaria, e non solo città con l’Università.

Alessandria è rappresentata nel cda dell’Upo da Antonio Maconi, responsabile della Ricerca dell’Azienda Ospedaliera. Quale rapporto ha un Direttore di Dipartimento con il consiglio di amministrazione dell’Ateneo?
Sono ovviamente ruoli diversi. Dopo la riforma Gelmini il ruolo del cda di Ateneo è decisamente cresciuto, e in una realtà tripolare come la nostra la funzione del rappresentante ‘di territorio’ è certamente fondamentale. Sono certa che la collaborazione con il dottor Maconi, impegnato anche sul fronte della crescita di Medicina, e del percorso verso l’Irccs, sarà proficua, e produrrà ottimi frutti per la comunità alessandrina.

Intanto sembra farsi agguerrita la concorrenza delle università on line, almeno a giudicare dalla pervasività delle loro campagne di marketing. Sono un concorrente in più?
Mi pare che i target a cui si fa riferimento siano decisamente diversi. In ogni caso, credo che ad ogni tipo di concorrenza si debba rispondere con la formula della qualità dell’offerta, e naturalmente anche con la flessibilità ,che oggi le nuove tecnologie di rete consentono, e in qualche modo impongono. Al momento, non abbiamo corsi di laurea erogati esclusivamente online, perché crediamo nel valore del rapporto personale studente-docente e studente-studente, quotidiano, costante, fianco a fianco. Però naturalmente comprendiamo la necessità di un approccio flessibile, soprattutto con il mondo degli studenti lavoratori, che da qualche decennio probabilmente hanno smesso di essere al centro dell’attenzione da parte dell’Università pubblica: oggi esistono gli strumenti per fornire loro una serie di servizi e di interazione anche a distanza.

Bussi e Spinetta Marengo processi gemelli CorriereAl

Professoressa Quattrocolo, ad una giurista come lei è impossibile non chiedere una valutazione della legge di riforma della Giustizia…
(sospira, ndr) Potremmo parlarne giorni, e ogni tanto mi succede di stravolgere il programma del mio corso con gli studenti, e di fare una lezione ‘dedicata’ a qualche aspetto della Riforma, quando proprio non ne posso più di ascoltare inesattezze clamorose, non tanto in treno o al bar, quanto in tv o sui giornali, dove dovrebbero circolare informazioni quanto meno documentate e verificate. Mi limito ad una considerazione di metodo, in attesa di verificare quale sarà davvero il testo finale della legge. Mi pare che si fosse partiti con grandi ambizioni, con il coinvolgimento di tanti qualificati professionisti della giustizia penale, per approdare infine ad un intervento che, in ogni caso, non sarà risolutivo dei problemi strutturali del processo penale, rischiando invece di amplificare certe storture.

Insomma, pollice verso dal suo punto di vista?
Giudizio sospeso, tendente al pessimismo. Certamente, come tutti sanno, è più facile modificare il processo che intervenire sul codice penale sostanziale. Mi sembra però che, proprio nel trentennale dell’entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale, valesse la pena tentare un percorso più ampio, ambizioso e condiviso. Del resto, al Ministero, progetti di riforma, anche di grande spessore, sia del codice penale, sia di quello processuale, negli ultimi vent’anni ne sono arrivate diverse…Tutti rimasti lettera morta, cosa che giustifica il suddetto pessimismo.