Alluvione di Alessandria 6 novembre 1994: 24 anni dopo, siamo davvero al sicuro?

Sabato Open Day al Vinci-Migliara di Alessandria CorriereAl 7di Graziella Zaccone Languzzi

 

Questo 24° anniversario della disastrosa alluvione che ha colpito Alessandria desidero ricordarlo in modo diverso dal solito, estrapolando la citazione di un libro strenna augurale natalizio che ricevetti nel 2005 da Silvana Mossano giornalista de “La Stampa” e dal compianto Marco Giorcelli, Direttore de “Il Monferrato”. Poche righe sempre attuali. A seguire  la penna di Oreste del Buono de “La Stampa” nel 2000 e alcuni pro memoria scelti dai miei “faldoni”, che fanno comprendere quanto la politica e la burocrazia incidano poco nel migliorativo, mentre prevalgono nel peggiorativo, a causa di lungaggini infinite ed eccesso di burocrazia. Risultato finale: sempre alte percentuali di insicurezza.

Da:  Brogliaccio 2005Ci@u: “Alluvione, il fango non distingue fra destra e sinistra” – Se un malaugurato giorno dovesse esserci una terza alluvione, sarebbe nelle condizioni attuali, un’alluvione di Stato. Intendendo per Stato non l’uno o l’altro Governo (alle spalle del dissesto ci sono in ogni caso responsabilità pluridecennali) ma tutto quell’apparato di incredibile inefficienza che ha potuto verificare chi ha seguito in questo quinquennio le storie del post alluvione. Un mostro in cui non si capisce mai dove comincia e dove finisce la burocrazia e viceversa. E se i tecnici lo sono fino in fondo  o se hanno un mandato di natura politica. Un mostro che macina le buone intenzioni dei singoli (cittadini o amministratori o esperti o politici che siano)  ed è funzionale agli interessi di lobby e contrario al buon senso. ( Silvana e Marco venerdì, 28 ottobre 2005)

23 anni dopo l'alluvione: la strategia dello struzzo CorriereAl

 

Questo il commento dopo l’alluvione del ’94 per Alessandria e quella del 2000 di Casale Monferrato, che hanno portato nel 2005 Silvana Mossano e Marco Giorcelli, giornalisti sempre in prima linea al fianco di noi Comitati/Associazioni a tracciare quanto scritto sopra. Ma andando indietro nel tempo, nel settembre 2000, Oreste Del Buono, all’epoca firma della rubrica “Lettere” de La Stampa, scriveva: “Quando succede un disastro naturale il comportamento è sempre il solito. Nessuno si assume la responsabilità. Tutti accusano gli altri e molti sostengono di aver previsto la catastrofe e di aver segnalato il pericolo a chi di dovere. Uno scaricabarile nazionale. Ma nessuno dei colpevoli paga, anche quando il malfatto è scandalosamente evidente. Lo Stato quando avvengono disastri naturali, è larghissimo di parole, proclamazioni di dolore infinite, promesse non solo di punizioni dei responsabili ma anche promesse di aiuto ai colpiti. A parole parrebbe che tutto potesse magicamente risorgere come prima. Ma è un inganno fraudolento. Il tempo continua a passare senza pietà. Una catastrofe lascia impotenti e colpevoli: impotenti perché si capisce di non poter far nulla per arginare la furia degli eventi, colpevoli perché consapevoli di essere inadempienti.”

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 La quasi-alluvione di fine novembre 2016 e i suoi molti curiosi aspetti CorriereAl

 

Noi cittadini di Alessandria, dopo l’ultimo rischio sfiorato a fine novembre 2016, ci chiediamo: “a che punto siamo?” La mia risposta è: temo che siamo al punto che è sufficiente un maltempo più o meno corposo, per  metterci  in serio allarme. Il che comporta stress, e non mi pare sia normale.

Non sono un ingegnere idraulico, ma oggi e dopo anni ci capisco un po’ di più di chi fa i classici discorsi nel bar, (luoghi che non frequento), e forse anche di chi ha il “pezzo di carta” non in ingegneria idraulica. Quindi dopo l’avvisaglia di fine novembre 2016, quando tutti abbiamo “strizzato” di brutto, compresi i preposti e quelli con la presunzione di saperla lunga, credo di poter dire che oggi siamo ancora fermi al 2016. Nei due anni a seguire, con un clima autunnale/invernale/primaverile favorevole,  i nostri fiumi non ci hanno fatto più “strizzare”  quindi   non ce ne siamo più preoccupati.

Oggi l’unica speranza è di essere fortunati nel non subire una piena eccezionale come l’ultima del 2016, salvati da un margine di 30 cm. e da un ponte adeguato.  La differenza la potrebbe fare il ‘cantiere Meier’.  A questo proposito, sarebbe utile conoscere ufficialmente se il sedime e i rottami sono stati portati fuori dall’alveo come da regola o spalmati dentro. L’alveo sotto il  ponte Forlanini ha rivelato ai nostri occhi,  grazie alla siccità, cosa ci ha lasciato  a suo tempo l’impresa che lo ha costruito.

Un pro memoria del fine novembre 2016 per ricordare quel momento:Incubo alluvione per 7 mila Case sgomberate nella notte – Messi in sicurezza anche i piani bassi degli ospedali e il Borsalino”.

Quindi,  in una eventuale piena eccezionale come nel 2016, quando il focoso Tanaro è in piena pari  alla Bormida che scarica nel Tanaro e non riesce ad entrare,  mentre il Po  non da meno non riceve più le acque del Tanaro… si salvi chi può e non solo più Giuseppe Monticone&C.

Dopo 24 anni non è certo consolante la lettura de “Il Piccolo” di venerdì 12 ottobre 2018, pag. 8 a firma Monica Gasparini “Il pericolo alluvione è tracciato, 40 strutture a rischio”. E’ la prima riga che mi fa trasalire: “Finalmente. Il 10 luglio 2018 il Comune ha inviato in Regione, dopo anni di attesa, la perimentazione delle aree ad elevato rischio”. In funzione dei dettagli di quella cartografia è chiaro che Alessandria, in caso di una piena eccezionale, non è in quella sicurezza fattaci credere per anni. Da quel che si legge nell’articolo, c’è voluta  l’attuale amministrazione  ad  inviare “finalmente” e dopo tanti anni di attesa,  in Regione la perimentazione delle aree ad elevato rischio di esondazione. Qualcuno può spiegare perché? E torniamo all’eccesso di lungaggini politiche-burocratiche – tecniche.

Per celebrare questo anniversario,  come anticipato apro i miei “faldoni” e  faccio un po’ di “dietrologia”…esercizio poco gradito ai nostri “notabili politici” di ieri e di oggi … scegliendo piccoli pro memoria, storia documentata per riportare a conoscenza di chi non conosce, di chi non ricorda e di chi non vorrebbe ricordare. Per mettere in sicurezza seriamente un territorio che ha subìto più o meno pesanti alluvioni basterebbe agire nel tempo più breve possibile, ma quando si tratta di pubblico c’è un detto: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

  CorriereAl

Per noi alessandrini il mare è un poco più in là, ma dopo i tanti annunci diramati da Stato e Regione (sempre in prossimità di elezioni) di fondi messi a disposizione per sanare molte situazioni nella nostra Regione e in particolar modo nella nostra provincia e città, alla fine una grande percentuale di quei fondi non si vede l’ombra, perché l’insicurezza rimane pressappoco tale e alla fine si viene a sapere dalla  “piramide” preposta a questo scopo che le risorse mancano o che sono state dirottate altrove, vedi il milione e 400 mila euro deliberato a marzo 2018 per i rilocalizzati in cui dovevano rientrare i nostri alessandrini, sette mesi di speranza buttati nel water.  Personalmente sono delusa e a quelle enunciazioni non ci credo più!

 

Pillole di pro memoria e parto dal 2005:

 

REGIONE: esempio di fondi deliberati e stanziati dirottati in altro: Mercedes Bresso appena eletta governatrice del Piemonte, in una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa il  06 novembre 2005, denuncia la scoperta  di  fondi alluvionali senza copertura spariti per così dire. Copia e incolla della dichiarazione, mai smentita nonostante noi Comitati/Associazioni abbiamo chiesto alla magistratura di fare luce su tale sparizione.  “ Bresso: … ci sono 581 milioni di € di fondi dell’alluvione, fondi vincolati o con destinazione obbligatoria che abbiamo scoperto non avere copertura, progetti legati ad accordi di programma o protocollo di intesa, fondi alluvionali opere pubbliche. Interventi che molte Amministrazioni hanno messo in programma e che adesso rischiano di essere rinviati perché la Regione ha già speso quelle risorse. Insomma sono delibere senza copertura di spesa e se la Regione fosse costretta a tirare fuori subito quei fondi ci troveremmo di fronte ad una situazione che oggettivamente sfiora il dissesto …”.

Rispetto a questa denuncia della Bresso al tempo noi Comitati/Associazioni avevamo chiesto con protocolli, delucidazioni alla Regione in merito, tanto per cambiare  senza ottenere risposta. Ora, di fronte a tale dichiarazione e di fronte a legittime richieste da parte di cittadini interessati, una risposta su quali capitoli fossero stati dirottati i 581 milioni di euro avremmo dovuto riceverla. Ma neanche tramite una denuncia alla Procura del tempo, nel maggio 2006, siamo riusciti ad avere risposte. Unica “dritta” l’abbiamo avuta da un regionale che ci disse: “i fondi sono stati  dirottati  da un capitolo ad un altro e utilizzati  per coprire  buchi della sanità”!   Ma è legale tale pratica? Passiamo oltre e torniamo a casa nostra.

 

COMUNE: 23 Agosto 2005 – durante l’Amministrazione Scagni è stata presa tale decisione: minimizzare la città dai rischi idrogeologici.  L’atto: “Deliberazione assunta dalla Giunta su  Attestazione,  Parere, Sottoscrizione e dichiarazione di Regolarità Tecnica Favorevole alla “minimizzazione” del rischio all’interno delle aree classificate IIIba del responsabile della Direzione Z)NO – Ufficio Area Sviluppo Territoriale ed  Economico (Direttore Area)  Arch. Enrico Pelizzone, 23  agosto 2005”. Quindi chi aveva in mano la sicurezza di Alessandria e nostra ci lanciava un segnale di questo tipo: “state tranquilli Alessandria da oggi e per Delibera è MINIMAMENTE in sicurezza”. Noi Comitati/Associazioni  chiedemmo ufficialmente la “certificazione” ufficiale di quanto deliberato, nessuna risposta. In merito ci siamo rivolti a chiunque magistratura compresa, silenzio assoluto. Mentre si dichiarava tale minimizzazione nel 2005, la Provincia di Alessandria lavorava per avere il quadro di sicurezza nelle città di sua pertinenza.

PROVINCIA: Periodo 2006/2007 La Provincia di Alessandria – Dipartimento Ambiente, Territorio, Infrastrutture, Protezione Civile, fece  stilare  un “Piano di Protezione Civile” per ogni città del territorio. In quel periodo sono riuscita ad entrare in possesso della copia di Alessandria.  La cartografia di Alessandria è l’allegato n.8 – Scenario di rischio idrogeologico – C.O.M. 7 Alessandria.  Si tratta di una cartografia in scala 1:25000.

 

La cartografia fu  stilata dall’Ing. Filiberto Manfredi – (Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio presso l’Università degli Studi di Genova. Abilitato all’assunzione del ruolo di Responsabile del Servizio di prevenzione e protezione (RSPP). Redazione piani comunali e intercomunali di protezione Civile e realizzazione supporto cartografico e altro). Siamo nel 2007 e dalla cartografia risulta che Alessandria è a RISCHIO ELEVATO  R/3.  Che significa? “Per il quale sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale”. (A questo proposito fornisco  informazione sulla scala di rischio: il rischio è distinto in cinque classi, ovvero  R/0 Rischio molto basso –  R/1 Rischio basso – R/2 Rischio medio-  R/3 Rischio elevato – R/4 Rischio molto elevato).

Quindi: 2005 minimizzazione (ricordo che nel 2016, grazie a 30 cm di buono e arcata unica del nuovo ponte,  ci siamo salvati per il rotto della cuffia), 2006/2007  per la Provincia eravamo classificati rischio R3. Quindi come stavano  le cose in realtà?  Il cittadino che vive tra Tanaro, Bormida, rii e  canali a cielo aperto o tombati e  fossi intasati molte volte non sa da che parte girarsi. Ricordo che nel 2009, 2011, 2014, 2016 se la città non è andata a “mollo”, alcuni sobborghi, frazioni e la zona Margiocchi  puntualmente sono andati sotto.

COMUNE: sempre nel 2006  una notizia pubblicata che se non fosse stata tragicomica avremmo dovuto piangere. Domenica 19 febbraio 2006 da La Stampa (sez. Alessandria pag.43): CLASSIFICA LEGAMBIENTE “Fiumi sicuri” Alla città un 9 per l’impegno. Alessandria si era  vista assegnare da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile il primo posto tra i capoluoghi di provincia nell’impegno contro i rischi idrogeologici e per la mitigazione del rischio idrogeologico, la nostra città aveva meritato un 9 che la poneva al primo posto. Quattro i settori monitorati che fornivano una eccellenza: urbanizzazione aree a rischio; manutenzione, messa in sicurezza e delocalizzazione; piano emergenza; informazioni e esercitazioni che faceva di questo Comune un esempio positivo per l’Italia. Alessandria   veniva  premiata con l’apposita bandiera da esporre nel proprio territorio come riconoscimento del buon lavoro svolto… ma quale buon lavoro svolto?

A corona di tale riconoscimento e sempre da La Stampa le dichiarazioni dell’ex assessore Enrico Mazzoni al tempo Lavori pubblici e Protezione civile della giunta Scagni: “E’ stato premiato il nostro lavoro, un riconoscimento che ci deve indurre a proseguire con lo stesso impegno”. Noi Comitati/Associazioni protestammo con Legambiente Nazionale chiedendo il metodo usato per stilare quella premiante pagella. Nessuna risposta…e quando mai? Ma la bandiera non sventolò su Alessandria e  restò in naftalina.

COMUNE: Il 13/10/2009, tre anni dopo: Legambiente nelle pagelle stilate  per i comuni piemontesi in merito ai rischi idrogeologici comunicò che il comune di Alessandria si era  “beccato” un 5, specificando che tra i capoluoghi di provincia si piazzava al secondo posto, dopo Asti, per rischio di frana più alluvioni. Cosa aveva indotto, a distanza di 3 anni, Legambiente ad ammainare la bandiera tanto sventolata per i meriti dell’amministrazione Scagni sul  rischio idrogeologico a tal punto da declassare anche nel voto in pagella da un  9 pieno ad uno scarso 5 durante l’amministrazione Fabbio? Mistero! Se tre anni prima eravamo in efficienza territoriale idrogeologica etc., tre anni dopo tale efficienza non risultava? Perché?

Dai miei “faldoni” c’è tanta storia che ho vissuto, lottato e conservato ma mi fermo qui. Altro materiale sta arricchendo tali faldoni, riferito ai plurialluvionati alessandrini che da anni chiedono di rilocalizzarsi, ma questa è una storia che deve vedere ancora la fine e  un fatto è certo: con il DGR regionale avrebbero avuto più giustizia in senso economico, con la Delibera del Dipartimento di Protezione Civile nazionale saranno decurtate percentuali che non fanno onore a quanto patito in circa quindici anni perché inascoltati nonostante i periodici richiami della Regione alle varie amministrazioni in merito … lo dicono le carte e non è smentibile.