Udc: nel Centrodestra serve partecipazione per non restare “natura morta”

Centrodestra: partecipazione per non restare “natura morta” CorriereAlIl centrodestra italiano è un perfetto esempio di “still life”, natura morta. Si pone, impetuosa, una questione di metodo. Il metodo per una scelta, La scelta, quella che incombe nel tempo sempre più stretto: la scelta del candidato premier, che, sparite le posizioni di primazia basate sul consenso o sull’ideologia, diventa materia di confronto con la gente, nelle piazze e non nelle torri d’avorio dei partiti. Attraverso un meccanismo praticabilissimo: le primarie.

Primarie che non solo sono da intendere come mezzo tecnico per la selezione della classe dirigente, ma assumono una seconda rilevante finalità: possono aggregare, rilanciare e diffondere il pensiero di quell’elettorato perso nelle nebbie, fiaccato da anni di sconfitte e divisioni, sparpagliato tra l’antipolitica, l’ascarismo interessato, il disarmante astensionismo. E come tutti sappiamo, il principale sponsor delle primarie di centrodestra ha nome e cognome: Matteo Salvini. Ci siamo chiesti, allora, quali riflessi hanno avuto ad Alessandria le parole di quest’ultimo, aspirante portabandiera nazionale.

La situazione del centrodestra alessandrino è la perfetta riproduzione in scala di quanto sta avvenendo in Italia. Una guerra di successione per raccogliere il testimone e riportare il centrodestra a vincere. Il centrodestra della nostra città è alle prese con la scelta del candidato sindaco per le prossime elezioni amministrative. Sono usciti presto di scena un paio di nomi consistenti, bruciati dalle circostanze soggettive e ambientali, e tutto è di nuovo nelle mani dei segretari dei partiti, modus operandi che sempre più si deplora (magari a volte con troppa superficialità). E allora, quale misteriosa dissociazione impedisce che ciò che propugna Salvini a Roma o Bruxelles non possa essere replicato ed applicato ad Alessandria?

Non ci risulta che ad Alessandria vi sia un soggetto che sbaraglia ogni altro eventuale concorrente, imponendosi come il candidato naturale. Non ci sono primogeniture. C’è una cerchia di personalità spendibili. Perché non si approfondisce il tema delle primarie? Perché il centrodestra alessandrino non ha il coraggio di uscire tra la gente e lo slancio di esplorare, per primo o tra i primi a livello nazionale, questo scenario? L’Udc, da tempi non sospetti, ha lanciato la proposta: i più rappresentativi dei partiti e dei gruppi civici di area si possono cimentare nella gara, che deve avere regole chiare e scritte a quattro, dieci, sedici mani, con le migliori garanzie di trasparenza, coinvolgendo in un’opera corale tutti gli attori, che si impegnano -all’esito- a sostenerne il vincitore.

Ridursi a un’estenuante caccia all’uomo, senza mai accontentare le pretese degli altri, per i malumori sul metodo, i mal di pancia sull’identikit, la scarsa motivazione di un candidato che non gode di un appoggio plurale, condanna il centrodestra all’irrilevanza.
Ci vuole uno scatto, ed è incomprensibile come gli ambienti da cui si frena a questa limpida modalità di scelta siano gli stessi che si riferiscono, a livello nazionale, a quelle forze che più delle altre imbracciano il megafono per invocare le primarie.

Se il meccanismo non è accolto per la scarsa familiarità o il timore di inquinamento, si opti, in subordine, per un’altra modalità di costruzione e condivisione del consenso, come una rilevazione da sottoporre agli alessandrini.

Un sondaggio tra gli aspiranti candidati, per testarne il gradimento e la conoscibilità e per allargare la base.
E ancora, in alternativa, la scelta del candidato può passare attraverso assemblee aperte con i cittadini, delle “Leopolde” alessandrine dove i candidati propongono la loro ricetta, e ricevono le “pagelle” dai partecipanti. Un #opencentrodestra diffuso, che si ripeta in quelle che furono le circoscrizioni cittadine, per stringere un vero link con il territorio.

L’Udc crede nello sforzo comune di ricostituire un centrodestra competitivo, sull’onda della campagna ideale e valoriale comune che ha portato alla giusta bocciatura della riforma costituzionale; sforzo proseguito con le elezioni provinciali. In entrambe le occasioni, vorrei rammentare, le battaglie erano contrassegnate dalla volontà di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali, in tempi di riforme che comprimono la rappresentatività.

Il dibattito deve uscire dalle sezioni dei partiti e dalle sedi delle associazioni, deve rincorrersi per le strade, passare di persona in persona come le strette di mano. Deve innescare fermento e aspettativa. Si interpellino i cittadini, il cui ruolo non può e non deve ridursi alla segnalazione seriale dei malfunzionamenti e delle buche nelle strade, perché quello è solo un simulacro di Partecipazione; e non lasciamo che questo Bene, cugino primo della Libertà, finisca per essere appannaggio dei finti artefici della democrazia diretta, in realtà telecomandati da un server.

 

Stefano Barbero
Vice segretario provinciale Udc Alessandria