Se non c’è vigneto non c’è territorio: la strategia del Consorzio Tutela del Gavi contro la Flavescenza dorata

flavescenza -dorataPer tutelare la denominazione del Gavi Docg e preservare la salubrità dei 1500 ettari del Grande Bianco Piemontese, il Consorzio Tutela del Gavi ha ingaggiato dal 2013 una lotta costante e sistematica contro la Flavescenza dorata, diffusa dall’insetto vettore Scaphoideus titanus.

Come in tutto il Nord Italia questa patologia è presente anche nel comprensorio del Gavi Docg e rappresenta un’insidia per il patrimonio viticolo del territorio che coinvolge tutti, non solo i produttori e le aziende agricole, perché minaccia l’economia dei distretti che basano la loro attività sulla filiera viticola e enologica.

Servono quindi regole condivise e un approccio partecipato che il Consorzio stimola con incontri annuali e giornate di formazione in vigneto. Il prossimo appuntamento è previsto venerdì 22 aprile alle ore 10.00, presso la Sede del Consorzio, Corte Zerbo, 27 Gavi (AL). Nel convegno, intitolato “Gavi DOCG, il valore del territorio“, si discuteranno i risultati del progetto di monitoraggio dei fitoplasmi che interessa, oltre ai viticoltori, le istituzioni locali, le OOPPAA, attive nella lettura ricorrente delle trappole cromatattiche – Condifesa ed il Settore Fitosanitario Regionale (SFR) con l’obiettivo di stabilire le buone pratiche nel controllo della malattia per salvaguardare i vigneti e tutelare l’ambiente.

Ecco in cinque punti la strategia che il Consorzio propone al territorio di attuare: monitorare lo stadio dell’insetto vettore; compiere una corretta gestione del verde in particolare con la spollonatura; effettuare i trattamenti fitoiatrici obbligatori nelle epoche e modalità stabilite – facendo attenzione a come usare gli atomizzatori in modo mirato e efficiente; estirpare immediatamente le piante non sane; segnalare la presenza di vigneti incolti o abbandonati.

Pochi principi che aiutano a limitare la malattia sia nei vigneti a conduzione tradizionale sia in quelli ad agricoltura biologica e di non essere aggressivi verso la biodiversità del territorio.

“E’ un problema sempre più sentito da chi opera nella filiera” commenta Davide Ferrarese, agrotecnico del Consorzio Tutela del Gavi. “Dal 2013, quando abbiamo cominciato, le aziende che hanno aderito al progetto sono raddoppiate, arrivando nel 2015 a oltre 50”. Un numero importante perché: “La lotta contro la Flavescenza dorata è costituita da azioni collettive e contemporanee. Con i bollettini fitosanitari che sono pubblicati in modo ricorrente stabiliamo infatti i periodi e i principi attivi più opportuni per procedere con i trattamenti, che è fondamentale vengano effettuati contemporaneamente per abbattere la popolazione di Scaphoideus titanus”.

Conclude il Presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Maurizio Montobbio, che è anche un viticoltore: “Si tratta di azioni ancora più importanti per le aziende biologiche” – dove è ammesso solo il piretro – “ma che sono molto più attente all’aspetto agronomico e più rapide ed efficienti nell’eliminare le piante malate, o ad asportare perlomeno la parte sintomatica: nell’arco dei 3 anni, sono sempre di più i vigneti biologici dove l’incidenza della malattia è inferiore al 2%”.