Fantozzi a Ravenna [Il Citazionista]

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di Andrea Antonuccio.

«Il gioco d’azzardo è una tassa sugli imbecilli»
Camillo Benso Conte di Cavour

Ha fatto un certo scalpore, in questi giorni, il simil-casinò installato dentro la Festa dell’Unità di Ravenna, nella parte destinata agli espositori. Uno stand con hostess, croupier, pubblicità (“Il piacere di giocare con stile – Giochi del Titano”) e un buono da 20 euro per tentare la fortuna (in realtà, si chiamerebbe azzardo) con le carte da gioco o con la roulette.

A scoprire (e a mettere subito su Facebook) la nefandezza piddino-ravennate, è stato il signor Massimo Manzoli, fondatore del Gruppo dello zuccherificio, una associazione culturale che combatte contro la diffusione del gioco d’azzardo.

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Il “casinò” alla Festa dell’Unità di Ravenna

“Abbiamo sbagliato”, ha commentato il segretario provinciale del Partito democratico, Michele De Pascale. Che ha anche aggiunto: “La lotta contro il gioco d’azzardo è per noi una priorità assoluta e siamo chiamati a dare il buon esempio. In questo caso, purtroppo, non lo abbiamo dato”.

E vabbe’. La strada dell’inferno, d’altronde, è lastricata di buone intenzioni. E anche di buoni esempi, immagino.

En passant, l’episodio di Ravenna mi ha fatto venire in mente un ricordo personale di diversi anni fa. Era la fine degli Anni 80, o forse i primi Anni 90. Scenario: Festa dell’Unità di Alessandria, nella splendida cornice dell’ex-macello agli Orti.

All’interno degli stand si poteva incontrare una bella roulette, con un croupier che dava la possibilità di giocare puntando non soldi veri, ma “buoni” acquistabili alla cassa. In caso di vittoria, se non ricordo male, i suddetti buoni potevano essere utilizzati al ristorante della Festa, al posto dei contanti.

Insomma, un mini-casinò col “trucco”, che però lasciava intatto quel brivido del rischio che, senza i soldi, pare non abbia alcuna ragione di essere. Inutile dire che a quel tavolo, quella sera, non ci si poteva nemmeno avvicinare, tanta era la gente (e quante donne!) che vi si accalcava con i buoni in mano e la sigaretta in bocca. Mancavano soltanto l’acqua minerale Bertier, la più gasata del mondo, e il Duca Conte Semenzara.

Qualcuno di voi se la ricorda, quella Festa dell’Unità alessandrina modello “Fantozzi a Ravenna”? Oops, pardon… volevo dire “a Montecarlo”?