Monica Moccagatta: “E’ in arrivo un Capodanno Alessandrino davvero magico!” Storia e aneddotti dell’evento clou di fine estate

Moccagatta Monicadi Giovanni Prati

 

Conto alla rovescia per il Capodanno Alessandrino, dodicesima edizione (contando anche la prima, quella dell’anno 0, il 2004). Manca solo una settimana, ormai, alla serata di festa, di locali aperti e di musica, per salutare l’estate che se ne va e per brindare a un nuovo e sereno anno lavorativo. Ma chi è la mente che si cela dietro questo evento, ormai diventato una vera e propria istituzione nel panorama alessandrino?

È Monica Moccagatta, briosa gestrice della vineria Mezzo Litro, che con entusiasmo e passione ci racconta com’è nato il Capodanno Alessandrino, e come si è sviluppato negli anni. Un’intervista-chiacchierata, quella con Monica, che spiega gli aspetti organizzativi che molti non vedono, il rapporto con le istituzioni, lo stato dell’arte del commercio e il futuro dell’evento cittadino a cui non è proprio concesso mancare.

 

Monica, guardando le locandine deduco che quest’anno il tema sia laCapodanno Alessandrino 2015 magia.
Sono arrivate fresche di stampa, belle no? Ci sono anche quelle più grandi, queste sono da affiggere nei locali. Il tema è la magia, confermo, e come vedi all’interno delle lettere ci sono tutte le foto di clienti del Mezzo Litro dei capodanni passati ma non solo. Ho un amico fotografo che ha immortalato un po’ di persone che passavano. Ma si vede meglio su quelli più grossi.

Questo è l’undicesimo anno?
No, è il dodicesimo.

Ma allora perché c’è scritto 11 sulla locandina?
Perché abbiamo festeggiato l’anno 0. Quindi è quello il primo anno. Abbiamo cominciato nel 2004. Infatti molto spesso anche io faccio confusione (ride)

MezzolitroPrima di immergerci nel Capodanno Alessandrino, parliamo un po’ di te. Cosa ti ha spinto a gestire un locale nel centro di Alessandria? Perché una vineria?
Allora, io ho cominciato lavorando nei rifugi alpini alla fine degli anni 80’. Poi nel 1992 con due soci ho aperto un bar nel centro, il Softy e l’abbiamo tenuto sei anni. Poi sono andata in Val di Susa a lavorare da amici ristoratori e ho conosciuto dei professionisti coinvolgenti nel settore – come ad esempio Davide Scabin che fa cucina innovativa. Poi sono rientrata in Alessandria e volevo aprire un locale: il vino ha una storia così lunga nei secoli, e ho pensato che sicuramente sarebbe stato un lavoro che non mi avrebbe annoiato. Così ho aperto un piccolo locale nel 2000, il Mezzo Litro appunto, che ha avuto successo e quindi sono riuscita ad allargarmi nel 2008. Faccio primariamente vendita di vino con accompagnamento di salumi e formaggi.

 
Com’è cambiato il commercio nel centro di Alessandria negli ultimi vent’anni? Cosa vuol dire oggi essere un commerciante?
Oggi è una lotta continua perché sei un po’ “appesantito” da tutta la burocrazia e da grandi spese. Soprattutto quando lavori con la qualità e hai costi più importanti e non puoi chiedere al cliente di pagare cifre assurde. “L’è düra”. Noi siamo una realtà più fortunata, però, e lavoriamo con passione.

In un periodo in cui i locali chiudono, come descriveresti la tua attività?
Resistiamo bene, certo.

Pensi che politiche come la ZTL siano giuste per la nostra città? VoiZtl l’avete sofferta, o la vorreste ancora più estesa?
Io sono per la chiusura totale del centro. Il centro città deve essere a dimensione d’uomo: il passeggio, guardare le vetrine tranquillamente portano dei benefici. È anche uno stimolo per rinnovarsi e migliorare la propria offerta.

Veniamo al Capodanno. Hai aperto il Mezzo Litro nel 2000. Come ti è venuta in mente l’idea del Capodanno? Qual era la tua idea inizialmente?
In rientro da un viaggio mi è venuta questa idea: settembre dal punto di vista professionale è l’inizio dell’anno e quindi volevo un capodanno al 31 agosto. E ci tenevo fosse sempre il 31. Volevo fare un brindisi, un augurio al nuovo anno professionale.

Eco UmbertoCorreva l’anno?
Rientravo dalle ferie dell’estate 2003. Ci ho lavorato per tutto l’anno. Poi ricordo che a una presentazione di un libro di Umberto Eco in Alessandria glielo accennai e lui, convinto, mi diede la sua mail privata e io gli scrivo tutti gli anni.

Avevi già l’idea di chiudere il centro e di fare un evento che coinvolgesse tutta la città?
No. Certo avevo un po’ di fantasia, ma ho sempre voluto fare piccoli passi perché la mia paura è di lanciare un messaggio importante che non si traduce in un’organizzazione degna e all’altezza. Poi magari arriva gente da fuori e si dice: “Tutto qui?” Io volevo semplicemente coinvolgere altri amici commercianti.

Quanti eravate all’inizio?
All’inizio ho coinvolto Marco Beria che era un collega che aveva il Bar dell’Angolo in Piazza Gambarina. Lui mi ha detto: “Massì”. Così, quella sera del 2004, lui ha preso un dj, io il gruppo della Banda Rotta che si sono messi a suonare in un angolo al buio e quello è stato l’anno zero. Solo noi due. Lo dissi a Mimma Caligaris, recandomi timidamente in redazione al Piccolo: “Ho avuto un’idea. Il 31 festeggiamo un Capodanno io e Marco Beria, hai voglia di mettere un piccolo trafiletto?” Il giorno dopo compro il giornale e quel trafiletto era in prima pagina. Allora ho avuto lo stimolo di continuare l’anno dopo. Anche Paolo Massobrio mi aveva dato un po’ di visibilità in suo evento perché gli era molto piaciuta l’idea. Tanti piccoli passi che mi hanno stimolata.

Qual è l’anno in cui il Capodanno Alessandrino è diventato un grandeCapodanno alessandrino 2015 evento?
Allora, l’anno dopo, nel 2005, eravamo 12 locali. Nel 2006 eravamo già 40. Ah, tengo a dirlo: non c’è mai stata nessuna imposizione. Ovvero, ho chiamato amici e ho proposto tutto questo e loro sono stati aperti per festeggiare, ma ognuno si è sempre auto-gestito.

Non c’è quindi un coordinamento centrale?
C’è un coordinamento ai fini informativi per i media e per i clienti. Non ho mai voluto, invece, creare un’associazione. Ho sempre voluto che fosse libero e che tutti lavorassero nella piena indipendenza, perché se capita un anno in cui qualcuno non può, non ci sono problemi di nessun tipo. Voglio che tutti si sentano in prima linea e ognuno organizza quello che vuole nel suo locale.

Anche senza coordinamento negli anni si è molto ingrandita: giocolieri, spettacoli, musica…
In realtà è a discrezione dei locali, sono loro che contattano gli artisti e gestiscono. Una mia idea iniziale che avevo postato su di un vecchio sito era riempire il centro con artisti di strada e musica, però il mio lavoro non mi dà tempo a sufficienza per programmare come vorrei. Perché diventa un vero e proprio lavoro, è lo svantaggio di non avere un vero coordinamento centrale. Man mano che andiamo avanti però aggiungo paletti.

Com’è stato il rapporto con il Comune?
È sempre stato buonissimo, con ogni amministrazione. Anche perché non ho maiComune Alessandria sera chiesto soldi. Il comune mette a disposizione gli uomini, le pedane per l’economato, i palchi e le affissioni.
Un Comune quindi che sostiene l’evento, nonostante l’accusa del “non si fa mai niente”.
Certo, anche per il fatto che restiamo indipendenti e non chiediamo nulla. Certo lavorano dipendenti fino a sera tarda, ma non chiediamo nulla al di fuori di quello. Questo è sempre stato un punto di forza, un modo per non farci dire di no.

A proposito di forza, dove risiede secondo te la forza nel Capodanno Alessandrino?
La forza sta nel fatto che tanti commercianti pensano che a settembre cominci l’anno. È estate e c’è voglia di stare fuori e brindare al nuovo anno lavorativo: in questi tempi difficili è un’occasione di svago benaugurante. Di nuovo, la libera iniziativa è un punto di forza.

Te lo aspettavi questo successo?
Mah, io vedo ancora un sacco di cose che sono in alto mare e che vanno migliorate.

Chi organizza vede sempre dei margini per migliorare, ma il successo è indubbio. Basta vedere la partecipazione. Come lo vedi tra 5 anni?
Sarebbe bello che diventasse un appuntamento fisso come il 31 dicembre.

Non pensi che lo sia già, dopotutto?
Eh un po’ comincio a sentirlo.

Al dodicesimo anno…
Una volta ero al Salone del Vino per una degustazione. Alcune ragazze mi chiesero delle informazioni e, saputo che ero di Alessandria, dissero che loro ci venivano tutti gli anni per festeggiare il Capodanno Alessandrino da Milano. E li ho capito che avevamo fatto un bel lavoro, nonostante la poca comunicazione.

Come avviene, invece l’organizzazione?
Io ci penso tutto l’anno, ad agosto faccio solo le cose pratiche. Da parte mia, prima di tutto, decido il tema. All’inizio c’era solo il brindisi senza un tema. Poi, c’è un lavoro di grafica svolto da un amico, che è Renato Vacotti, grafico professionista che si è messo a disposizione per la città.

Immagino che, soprattutto in questo periodo, tu sia un punto di riferimento per gli altri commercianti.
Si per alcuni che vengono da fuori, li chiamo e li sollecito. Gli interessati ormai si muovono da soli perché sanno che l’evento porta gente. Io raccolgo informazioni burocratiche e medio tra le istituzioni e noi colleghi.

Avete sponsor?
Abbiamo avuto sponsor per il brindisi di mezzanotte, ma quest’anno non ne ho cercati. Primo sponsor è stato il Consorzio dell’Asti, poi aziende prestigiose come la Scolca. Quest’anno non ho voluto questa imposizione perché ho visto che altri han cercato i loro sponsor.

Quindi non fate “cassa comune” tramite gli sponsor?
No. C’è un’auto-tassazione da parte nostra e questi soldi vengono dati all’AIL, Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma. Quest’anno ci tassiamo di 70 euro. Anni fa facemmo una lotteria a suo beneficio ma abbiamo deciso di non farla più, per togliere oneri che gravavano principalmente su di noi, non pienamente corrisposti da tutti.

Come ripartite i costi?
Io a volte ne ho messi più di quanti incassati, e per evitare problemi, come chiederne ad altri, ho voluto evitare e ho cercato di rendere i costi meno gravosi. Poi tutto si basa sulla fiducia tra noi colleghi.

Capodanno alessandrino festeggiamentiQuanti locali partecipano quest’anno?
I partecipanti sono circa 70-80 locali. Al momento chi ha già versato la quota partecipativa sostenendo il progetto di solidarietà sono 35-40. Ma secondo me gli altri al rientro sosterranno quella quota, devo sentire altre persone che magari non sanno di questo auto-finanziamento.
Poi abbiamo una piccola quota per le spese vive, come anche la comunicazione via Facebook. Tra l’altro quest’anno la comunicazione Web è stata gestita da Andrea Musso, illustratore già mente di Inchiostro Festival.

Quindi, tema Magia. Da che ora?
Si parte intorno alle 7-8 di sera.

E si concluderà?
Ci sarà il brindisi di mezzanotte e poi, contando che è lunedì, magari si finisce prima, attorno all’1 e mezza massimo. La gestione della convivenza con chi dorme è importante: c’è sempre chi si lamenta anche con il consenso del Comune fino alle 2.

Se dovessi trovare qualcosa da migliorare per gli anni a venire?
Non sono una grande programmatrice, vivo l’evento anno per anno. Ci sono molte situazioni che ti possono portare a fare altre scelte di vita. Io vivo il momento, anche se a dire il vero già a settembre del 2014 sapevo che quest’anno avrei fatto la magia.

Se vengo tra un mese, mi svelerai il tema del prossimo anno?
Chi lo sa, magari no. A volte le cose mi vengono in testa ad aprile.

Il Mezzo Litro cosa proporrà quest’anno?
Proporremo gli Amici della Magia di Torino: per una serie di casualità abbiamo conosciuto alcune persone dell’associazione della Magia di Torino. Parlando con uno di loro, Carlo Bono, abbiamo scoperto che suo figlio lavora col trasformista Arturo Brachetti e quindi il suo ufficio stampa pubblicizzerà l’evento.

E gli altri locali?
So che si sono attrezzati per avere maghi e spettacoli di magia anche loro.

Un ultimo appello ad altre persone che vorrebbero seguire la tua idea, proponendo altri eventi simili ad Alessandria?
Direi loro di avere bene le idee chiare e di presentare un progetto che non chieda esborsi o coordinamento da parte del Comune. Abbiate le idee chiare e trovate un modo per sostenervi.

Non ci resta che dire: appuntamento al 31 agosto.
Ovviamente: appuntamento al 31 agosto, ossia lunedì prossimo!