Barberis: “All’Italia, e ad Alessandria, non servono supereroi ma un vero progetto di cambiamento”

Barberis 2“Il referendum greco è stato uno straordinario atto di democrazia, e anche di coerenza da parte del governo targato Syriza, e guidato da Tsipras. Il suo risultato rappresenta una grande occasione non solo per la Grecia, ma per tutta l’Unione Europea: o si cambia davvero tutto, o l’UE finisce qui”. Giorgio Barberis, politologo alessandrino da sempre  impegnato a gauche, e oggi direttamente coinvolto nel tentativo di dare forma e vita ad un nuovo soggetto politico unitario a sinistra del PD, arriva all’appuntamento con un sorriso finalmente rilassato: “confesso che nei giorni precedenti il referendum, a fronte di una campagna intimidatoria incredibile da parte della Germania nei confronti di Atene, ho temuto il peggio. Anche se naturalmente non è che la situazione europea e mondiale sia risolta: viviamo uno di quei momenti storici in cui tutto è davvero possibile. Il che naturalmente comporta rischi, ma anche la possibilità di cambiamenti radicali, in meglio”. Con Barberis proviamo allora a fare il punto della situazione, per capire se e come il ‘contagio democratico” greco sia destinato a valicare i confini ellenici, e a generare conseguenze anche, in primis, in Spagna e in Italia. E, a proposito di casa nostra, cerchiamo anche di comprendere quanto lo scenario politico-economico internazionale potrà influenzare la ridefinizione del quadro nazionale, e anche locale.

 
Professor Barberis, non possiamo che partire dall’Europa: cosa succederàEuroparlamento ora?
Mi auguro davvero che possa cambiare tutto, e che la logica di un’Unione Europea in mano ai tecnocrati e alle banche, gestita solo con logiche finanziarie e speculative, possa essere definitivamente bocciata, e archiviata. Non sono tra i sostenitori del ritorno alla lira ad ogni costo, ma dico che il sogno d’Europa che ci fu proposto non è certamente questo: per cui o davvero si cambia in maniera radicale, e si costruisce una grande Unione Europea dei popoli, e non della finanza, o tanto vale tornare a singoli stati sovrani, riconoscendo il fallimento del percorso intrapreso ormai non pochi anni fa, con il passaggio all’euro. Vedo due elementi essenziali in questa fase: 1) L’irrigidimento di questa Unione Europea, tecnocratica, può far divampare il contagio democratico, che dalla Grecia raggiungerà rapidamente la Spagna, e da lì probabilmente anche altri paesi, compreso il nostro 2) I cosiddetti piani di salvataggio destinati alla Grecia servono per il 90% a pagare gli interessi sul debito, e a salvare le banche. Infischiandosene bellamente delle persone, e anche dell’economia reale.

MessiLei ha citato la Spagna, paese a cui è da sempre vicinissimo: si dice che sia anche tifoso del Barcellona…
(sorride, ndr) Confermo: non sono solo tifoso, ma anche uno dei 150 mila soci popolari di quell’esperienza straordinaria, non solo per i risultati sportivi che tutti conoscono. L’indipendentismo catalano è un esempio di democrazia vera, di partecipazione popolare autentica, e creativa. La Spagna è un paese interessante: democrazia ancora debole (quarant’anni appena), e per questo attenta e sensibile a tutti i rischi del caso, ma anche sempre all’avanguardia nel cambiamento. Podemos ma anche Ciudadanos sono l’esempio di come possano e debbano nascere nuovi soggetti politici dal basso, basati su proposte serie, credibili, qualificate. La Spagna, insomma, non è malata di leaderismo, grazie al cielo….

Da noi, invece, è un’altra musica…
Ma le pare possibile che la politica di un paese di 60 milioni di abitanti possa ridursi ad un teatrino tra le figure individuali di Renzi, Salvini, Berlusconi? Al di là del fatto che si tratta di personaggi per molti versi impresentabili: il punto è che ridurre la politica ad una questione di leader carismatico è la fine della democrazia.

Lei Barberis da qualche anno, insieme a tanti altri naturalmente, staBarberis manifestazione lavorando sulla nascita di un soggetto politico unitario, a sinistra del PD. Ci siamo quasi?
Il tempo è ora, non si può assolutamente aspettare. Credo che, al massimo alla fine dell’estate, quindi a settembre/ottobre, si debba riuscire a presentare al Paese un soggetto politico organizzato, con una proposta seria e completamente alternativa ai soggetti oggi in campo. Non ha senso che in un Paese come l’Italia non esista più un partito di sinistra degno di questo nome: perché che il PD sia un partito liberal riformista, che con la sinistra non c’entra davvero nulla, credo lo abbiano ormai capito davvero tutti. Peraltro ci vuol poco a capire che una parte significativa del suo elettorato oggi è in serio imbarazzo e dissenso, e che tanti altri elettori di sinistra non votano più, in mancanza di un soggetto in cui identificarsi.

Alexis Tsipras, Pablo IglesiasTorniamo alla questione del leader però: a sinistra non c’è. O meglio ci sono tanti piccoli generali, o naufraghi del passato, ognuno dei quali alla ricerca di nuova gloria. Se facessimo l’elenco certamente ne dimenticheremmo qualcuno, tanti sono…
Questo è uno dei temi di cui discutiamo da anni, ma ora basta. Le figure che lei cita, se vogliono, possono contribuire a creare il nuovo soggetto, ma senza anteporre ambizioni personali. Syriza e Podemos sono esempi da questo punto di vista: il leader serve, ma prima viene la piattaforma politica.

Oltre alla posizione rispetto all’Unione Europa, che abbiamo già chiarito, quali saranno gli altri punti qualificanti sul piano della proposta politica?
I valori storici della sinistra, sia pur declinati in maniera nuova, per interpretare la società di oggi: coesione sociale, solidarietà, redistribuzione delle risorse. Un approccio che ci rende radicalmente diversi dalla destra populista, penso in particolare alla Lega Nord, su cui in effetti invece sui temi legati all’Europa ci sono alcuni elementi di valutazione simili. Ma il loro atteggiamento su questioni come i migranti è assolutamente demagogico: e lo sanno anche, perché alcuni di loro in privato hanno un atteggiamento assai più ragionevole. Comunque, per noi la solidarietà verso i poveri e i deboli è un valore assoluto, italiani o stranieri che siano. Mi chiedo come faccia chi si dichiara cristiano ad avere una posizione differente, tra l’altro.

Però, Barberis, è innegabile che nelle modalità di gestione del fenomenoMigranti 1 migranti ci siano falle enormi, e che a pagare il conto rischiano di essere gli stessi disperati in fuga, ma anche gli italiani, specialmente quelli più poveri già alle prese con una crisi senza fine…
E’ evidente che la soluzione non sta nel deportare i popoli, ma nell’aiutare quei paesi che, invece, l’Occidente ha sempre e solo sfruttato, per secoli. Intendo dire che noi tutti, come occidentali, non possiamo fare finta di ignorare che il nostro benessere è stato costruito anche sullo sfruttamento sistematico di altre parti del pianeta e di altri popoli: è un conto che, in qualche modo, ora dobbiamo pagare.

Ma l’Italia non rischia di essere ‘schiacciata’, e di dover svolgere, da sola o quasi, un compito immane?
Questo è il punto infatti: o l’Unione Europea sa affrontare, in maniera unitaria e condivisa, temi come questo, o non serve a nulla, sciogliamola subito. Fino ad ora la politica UE è stata una sequenza ininterrotta di errori, di scelte miopi. E i governi italiani degli ultimi anni non hanno assolutamente saputo farsi ascoltare. Per non dire naturalmente delle speculazioni banditesche che immediatamente si attivano nel nostro paese, ogni volta che c’è da gestire un’emergenza con fondi pubblici. La via d’uscita però non sono certo le ruspe, ma la redistribuzione delle risorse a livello planetario.

Comune di Alessandria 3Passiamo dai grandi temi internazionali a casa nostra: ad Alessandria sembra sia già cominciata la campagna elettorale per le elezioni comunali del 2017: sono solo fuochi di paglia estivi?
Credo di sì, e forse tutto questo agitarsi anzitempo è il sintomo dell’incapacità, invece, di agire qui e ora per affrontare le tante questioni irrisolte. Che Alessandria stia vivendo, come città e come territorio circostante, una crisi profonda, anche più del contesto nazionale, è innegabile. Il punto è: esiste la capacità di mettere in pista un progetto di rilancio vero, o dobbiamo rassegnarci al declino? A me pare che alcuni segnali di reazione, per quanto embrionali, in città ci siano, e che manchi ancora la capacità, da parte della macchina pubblica e comunale nello specifico, di creare le condizioni perché tanti altri soggetti, non pubblici, possano muoversi e operare. Un esempio lampante è quello dei collegamenti ferroviari: abbiamo una collocazione strategica, equidistanti da Milano, Torino e Genova, eppure raggiungere in treno queste città sembra essere diventata un’impresa impossibile. Poi c’è il tema della partecipazione vera dei cittadini, modello Syriza e Podemos, appunto: è una questione che, quando ero in consiglio comunale e in giunta, ho cercato di portare avanti il più possibile, e mi pare ci fosse anche un interesse trasversale di diversi altri soggetti. Ma in questi anni non ho constatato significativi passi in avanti.Rossa 2015

Lei è uscito dalla giunta Rossa dopo un anno come assessore. Che giudizio ne dà oggi?
Molto negativo, pur prendendo atto che l’emergenza legata allo stato finanziario dell’ente ha condizionato ogni altra scelta. Però c’è ormai una tale distanza tra il Palazzo e gli alessandrini, che non prendendone atto si rischia solo di aggravare la situazione.

SupermanBarberis candidato sindaco, nel 2017, alla guida del nuovo partito o coalizione di sinistra?
E’ davvero troppo presto, prima vengono i passaggi, a livello nazionale, che abbiamo detto. Poi, sul modello di Barcellona appunto, bisogna discutere di un progetto, e capire chi ci sta, e chi no. Senza tatticismi, e chiedendo agli elettori di dare davvero un segnale di cambiamento. Ma non ne farei una questione di candidato sindaco, quanto di progetto. I supereroi esistono solo nei fumetti: e anche lì, di solito ‘patiscono’ la kriptonite o qualche altro elemento, e non sono mai invincibili come sembrano.

Ettore Grassano