Didier (Cisl): “Alessandria non sta peggio del resto del Piemonte: dobbiamo creare le condizioni perché l’occupazione torni a crescere”

Didier Sergio 1“A quasi due mesi dal mio insediamento, e dopo un primo ampio giro di orizzonti e di incontri, posso affermare che, nel male ma per fortuna anche nel bene, Alessandria e Asti sono territori assolutamente simili, le cui problematiche nel mondo del lavoro e del sociale possono essere affrontate con un approccio unitario, e perseguendo gli stessi obiettivi di fondo: tutela dei lavoratori, e dei loro diritti, e volontà di essere a tutti i tavoli con proposte concrete, per ottenere risultati e non solo promesse”. Sergio Didier, da fine novembre segretario generale della Cisl di Alessandria Asti, è un signore educato e gentile, che ad ogni domanda riflette qualche secondo prima di rispondere, e lo fai poi il tono di chi è abituato all’analisi, e al dialogo. Lo incontriamo, per la prima volta dal suo arrivo ad Alessandria, nell’ufficio che fu del suo predecessore Alessio Ferraris, oggi alla guida della Cisl regionale. Ed è l’occasione per riprendere ‘il filo’ di alcuni discorsi che, spesso, coincidono in questo periodo con altrettante emergenze, almeno nella percezione diffusa: occupazione, sanità, enti locali, trasporti. Ma c’è anche modo di tentare qualche riflessione sui rapporti all’interno della Triplice, dopo che la Cisl, a dicembre, ha compiuto scelte diverse (“ma solo a livello di strumenti: gli obiettivi sono e rimangono assolutamente comuni e condivisi”) rispetto a Cgil e Uil.

 

Dottor Didier, com’è Alessandria vista con gli occhi di un astigiano? Ossia: laCisl segreteria provinciale sindrome da dissesto che ci ‘attanaglia’ ormai da qualche anno è giustificata appieno, oppure no?
(sorride e riflette, ndr) A me pare che Alessandria, e tutto l’alessandrino, siano un territorio ricco di potenzialità che dobbiamo saper valorizzare meglio. E no, davvero non è il caso di avere ‘sindromi’ da dissesto o da altre emergenze: ad Asti le assicuro che le problematiche e le emergenze, negli enti locali e territoriali come nel tessuto produttivo, sono esattamente le stesse. Con la differenza semmai che, per l’alessandrino, parliamo di un territorio non solo molto più vasto, ma anche più variegato e composito, con distretti che hanno loro forti specificità.

Insomma, la crisi morde ovunque: ma si riesce ancora a vedere il bicchiere mezzo pieno, o sarebbe ottimismo ingiustificato?
Ragioni per essere ottimisti ad oltranza, e in maniera acritica, non ce ne sono: ma questo a livello di paese, non solo a casa nostra. Però Alessandria, come Asti, ha le competenze, le risorse, le energie per reagire, ragionando su progetti, e quando necessario anche su riorganizzazioni, che però guardino al futuro, non a semplici dismissioni.

Cisl MilanoPartiamo dall’economia pubblica dottor Didier: davvero, data la cronica mancanza di risorse, e il mare di debiti che lo Stato ha a tutte le latitudini, dobbiamo rassegnarci al fatto che il conto lo paghino i più deboli, con lo smantellamento del welfare state?
Assolutamente non dobbiamo permetterlo, anche se sta in effetti già accadendo. Basti pensare alla riduzione drastica, o al quasi annullamento, di trasferimenti statali agli enti locali, oppure al profondo processo in corso nella sanità piemontese, per non dire dei trasporti, o dei fondi per le non autosufficienze, che sono stati ampiamente ridotti, creando enormi difficoltà a chi già ha in famiglia seri motivi di preoccupazione, e dovrebbe essere aiutato in maniera adeguata.
Lei è un dirigente scolastico, e si è occupato a lungo del settore, a livello sindacale.Scuola edile aula 3 La scuola e l’università pubblica sembrano sempre in mezzo al guado, e alle prese con una coperta via via più corta…
La scuola pubblica italiana è un’enorme risorsa per il paese, e proprio per questo necessita di interventi urgenti, a diversi livelli. L’edilizia in primo luogo, che porta con sé implicazioni fondamentali di sicurezza per tutti coloro che le scuole le frequentano quotidianamente, dagli studenti al personale, docente e non. Poi c’è naturalmente la questione dei contratti, non rinnovati da diversi anni. E parimenti la questione dell’agibilità economica: che senso ha parlare di autonomia progettuale e finanziaria delle singole realtà, se poi i dirigenti delle stesse hanno ‘il cassetto’ perennemente vuoto, e risorse zero? Che autonomia è mai questa? Poi c’è naturalmente l’università: apprezzabile il tentativo degli anni scorsi di rinnovarne un impianto usurato, ma le rigidità rimangono troppe, e il sistema bloccato. Anche se, proprio su questo fronte e con tutti i limiti del sistema, Alessandria ha un polo universitario eccellente, e deve esserne orgogliosa. Come piccola indiscrezione personale posso dirle che anche mia figlia, di recente, si è laureata qui al Disit, alla triennale di scienze biologiche. Per cui parlo di una realtà che ho anche conosciuto come genitore.

Però, segretario Didier, rimane il fatto che nel comparto istruzione pubblica ogni riforma sembra sempre sempre sottendere nient’altro che tagli e riduzioni, anziché investimenti…
Non solo: al contrario che in altri paesi, in Italia finora siamo stati assolutamente incapaci di progettare, e di attuare, una vera e propria riforma ‘di sistema’, dalla scuola materna all’università, mettendo tutti i soggetti interessati attorno ad un tavolo, e facendoli lavorare in maniera organica. Si è sempre optato per riforme ‘spezzatino’, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Alla Cisl però il Governo Renzi non dispiace, o così pare di capire. A dicembre,Cisl bandiere mentre Cgil e Uil hanno scelto lo scontro diretto, di piazza, con lo sciopero generale, voi vi siete sfilati…
(sorride, ndr) Con Cgil e Uil le divergenze sono state solo sugli strumenti attraverso i quali portare avanti le istanze dei lavoratori, non certo sugli obiettivi, che ci vedono allineati. Al Governo Renzi, come a quello Chiamparino in Regione, non lesiniamo certo le critiche, e a dicembre abbiamo manifestato anche noi, eccome, sui territori e con iniziative mirate e credo incisive. Certo però vogliamo esserci, a tutti i tavoli, per portare la voce dei lavoratori, e rappresentarli davvero in un momento in cui vengono meno le certezze, ed è necessario più che mia confrontarsi, e farsi ascoltare.

Anche su scala alessandrina il dialogo con gli altri sindacati confederali procede?
Più che mai: proprio qui, al tavolo a cui stiamo conversando in questo momento, in questi due mesi ci siamo seduti più volte, con i miei colleghi Tonino Paparatto e Aldo Gregori, per mettere a punto una linea comune e condivisa rispetto alle diverse criticità del territorio: e sono certamente molte più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono.

Comune di Alessandria 3Sul fronte, delicato, degli enti locali, quali saranno i prossimi passi del sindacato?
Su questo versante abbiamo individuato diversi campi di gioco: il comune di Alessandria, le sue partecipate, la Provincia. Ma anche la necessità di confrontarci con gli altri comuni capozona, dove non mancano le criticità. Ad oggi però, da Palazzo Rosso al progetto Multiutility, siamo riusciti a tutelare pienamente l’occupazione, e di questi tempi è davvero una grande soddisfazione.

Proviamo a tracciare le priorità vere su cui la Cisl di Alessandria/Asti (ovviamente non da sola) lavorerà nel 2015?
Volentieri. Al primo posto metteremo, anzi già stiamo mettendo, sicuramente le politiche sociali, che sono strettamente connesse al lavoro, e alla sua mancanza: l’obiettivo sono accordi territoriali con i singoli comuni, come già siamo riusciti a fare ad Asti. Poi ci sono i tanti ‘cantieri aperti’, sul fronte pubblico: le Province, le Camere di Commercio, gli Ospedali. Tutti settori che sono stati oggetto di riforme appena accennate, di cui vogliamo poter comprendere a fondo le dinamiche, e le conseguenze per i lavoratori, ma anche per i cittadini/utenti di prestazioni e servizi. Accanto a ciò, il lavoro privato, a partire da una serie di comparti in via di forte ridefinizione, come quello bancario.

Si lanci in una previsione finale segretario: la drammatica situazione occupazionale peggiorerà ancora, o ci sono dati ed elementi che le consentono di essere ottimista?
Avremo fra pochi giorni a disposizione una serie di dati previsionali dell’Osservatorio Cisl Piemonte, e con quelli in mano cercheremo di essere più analitici. Non mi sottraggo però ad una valutazione ‘di sistema’, ossia: l’ottimismo ci vuole sempre, ma occorre anche essere realisti. Direi che saremo soddisfatti se, a fine 2015, la situazione occupazionale rispetto al 2014 non sarà ulteriormente peggiorata. E se a quel punto si saranno poste davvero le basi per una ripartenza nel 2016.

Ettore Grassano