Lucia, che non è un Maramaldo…[La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

Sono rimasto sinceramente stupito – ma devo essere stato uno dei pochi, visto il silenzio mediatico che ha imbozzolato la vicenda – leggendo l’articolo di Lucia Annunziata, direttrice di ‘Huffingtonpost‘, che prende nettamente le distanze dalla canea antiberlusconiana. Stupito perché è noto a tutti che negli spazi televisivi a lei affidati dalla Rai, l’Annunziata non è mai stata tenera con il presidente del Pdl, con il quale, anzi, ha avuto modo di litigare platealmente. Ma cosa ha spinto una ferrea avversaria a dichiarare la propria distanza dalle tripudianti festevolezze della sinistra per la definitiva (?) sconfitta del ventennale avversario? Il ragionamento è prima politico: “Non mi sento gratificata dal fatto che un leader politico che ho sempre considerato nemico della nostra democrazia – per i suoi conflitti di interesse e per il modo con cui ha trasformato la politica immettendovi il peso del denaro – abbia fatto questa fine politica in un modo così infamante. La giustizia ha trionfato ma quando un leader politico fa questo tipo di fine non sta bene l’intero paese“. Afferma l’Annunziata, che continua: “un paese i cui leader politici fanno questa fine (condannati per frode ed espulsi dai ranghi del senato) non è un paese che sta bene, comunque”. Per poi passare al piano morale: “Ma soprattutto non infierirò su Silvio Berlusconi, perché non sono un maramaldo, non amo i bulli, non mi piacciono le feste sul corpo degli altri. Non sono una fascista, insomma”.

Ecco, Maramaldo, un personaggio di cui si faceva conoscenza a scuola, almeno ai mieiAnnunziata Lucia tempi, e che immediatamente tutti assumevano come modello negativo di, cito dal dizionario Treccani, “uomo malvagio, spavaldo e prepotente sopratutto con i deboli, gli indifesi, gli sconfitti”. Per la cronaca Fabrizio Maramaldo era un capitano di ventura che si precipitò (credendo di trane gloria futura) ad uccidere il condottiero avversario, Francesco Ferrucci, già gravemente ferito, il quale prima di morire pronunciò la famosa frase: “Vile! Tu uccidi un uomo morto” (battaglia di Gavinana 1530).

Un dato, questo di Maramaldo definitivo, acquisito, nella sua plasticità antonomastica, nel bagaglio morale della mia generazione, ma che deve essersi perso per strada viste le praterie di maramaldi che sono improvvisamente fiorite sui giornali, sulle televisioni sui social network, fino ad arrivare alle comparsate dileggianti di preti da strada compiaciuti dall’uso di termini volgari e alle esternazioni di politici coprolalici che hanno ritenuto evidentemente spiritoso occuparsi delle condizioni intestinali di Berlusconi.

Sono perfettamente d’accordo con Lucia Annunziata. Sono manifestazioni che denunciano un brutale odio di parte che con la politica non ha niente a che vedere perché ciò che gli interessa non è dimostrare la superiorità delle proprie posizioni, ma solo annientare il ‘nemico’ magari prima disumanizzandolo (il caimano, il nano ecc.) per infine arrivare ad offrigli un futuro di pulitori di cessi. Manifestazioni di questo tipo a me ricordano il “Cagoia” dei fascisti, solo per rimanere in Italia, e quindi condivido le preoccupazione della direttrice di ‘Huffingtonpost’ per lo stato di salute del nostro paese.

Per chiusura, ove possano servire, aggiungo in ‘coda’ due citazioni da un classico, il cinese Sun tzu, autore de L’arte della guerra.

“ll combattente migliore è quello che vanifica i piani del nemico; secondo viene quello che sa spezzarne le alleanze; dopo colui che adotta lo scontro armato; peggiore è infine chi ricorre all’assedio”.

“Lascia una via di uscita a un esercito accerchiato. Non incalzare un nemico disperato poiché la disperazione può produrre una forza inaspettata”.