Senti le rane come cantano 1 [U Gnacapiöğ]

Bona Giorgiodi Giorgio Bona

Ha scosso la platea di Comunione e Liberazione il nostro Premier Enrico Letta parlando da appassionato della politica, quella politica che non ci appassiona più.
Quel battere le mani alla fine di ogni periodo, quella voce che scandiva ciò che noi vorremmo sentirci dire e che in pratica non vedremo mai nella realtà dei fatti, caro Presidente, a me non entusiasma.

Certo, in quel frangente, mettiamo che fossi stato il Premier, mi sarei fatto prendere la mano dalla passione, ma a quel pubblico avrei raccontato un’altra storia, una storia che nasce alla fine degli anni quaranta, il periodo più duro per le masse bracciantili del nostro paese, quando i lavoratori in lotta si scontrarono con una durissima reazione padronale al fianco della quale erano schierate le forze dell’ordine.

Guarda caso Ministro degli interni era Mario Scelba. Carabinieri, polizia e il corpo speciale erano appositamente addestrati per reprimere le manifestazioni operaie e contadine
Forse anche a quel pubblico può interessare questa storia, perché voglio pensare che qualcuno dei loro nonni era lì, a manifestare, lottare, rivendicare.

Erano trascorsi appena quattro anni dalla fine della guerra e dalla liberazione del paese e leSenti le rane che cantano masse contadine, quelle dalle mani piagate e dalla schiena massacrata dal peso di un lavoro che oggi forse potrebbero definire usurante, ponevano sul tappeto i grandi problemi dell’occupazione e del salario.
Nelle campagne i braccianti, le mondine, i contadini, iniziano le grandi manifestazioni di piazza e i grandi scioperi, al centro dei quali vi sono problemi di vitale importanza per i lavoratori delle campagne.

Si registrano già le prime crepe prodotte dalla scissione sindacale e dallo scontro politico in atto tra i partiti che rappresentano la classe lavoratrice.
La reazione padronale trovò appoggio nel governo e in primis in una forza politica come la vecchia balena bianca democristiana e il ministro Scelba scatenò contro i braccianti una durissima repressione.

La polizia, i carabinieri e la celere vennero sistematicamente impiegati contro i lavoratori. Le cariche delle forze dell’ordine si rivelarono nei fatti sempre di una violenza inaudita e le azioni furono condotte con una certa forza dove spesso si sparava ad altezza d’uomo.

(Chiudo qui questa prima parte riservandomi di andare avanti nei prossimi interventi per raccontare di Maria Margotti. Se qualcuno non la conosce scoprirà chi è seguendo il racconto)