Cabaret per cabaret [Il Citazionista]

antonucciodi Andrea Antonuccio.

L’abbiamo vista tutti la bavetta di Maurizio Crozza “modello Forlani” al Festival di Sanremo, chi in diretta tv, chi (come il sottoscritto) il giorno successivo sul web.

Non varrebbe la pena soffermarsi troppo su un episodio del genere, se non fosse lo specchio di qualcosa di diverso, che può essere interessante individuare e, se possibile, comprendere.

Il commento più azzeccato sulla vicenda è quello di Aldo Grasso nella sua videorubrica sul Corriere: Crozza è fondamentalmente un attore, non un improvvisatore. Se gli togli il copione, o lo interrompi inaspettatamente, non sa più come girarsi. Vero, ma non solo.

Il critico(ne) del Corrier(on)e maliziosamente si chiede come sia possibile che un autore del calibro di Michele Serra (insieme a Francesco Piccolo) possa commettere l’errore di far partire subito il comico genovese con il pezzo su Berlusconi, per poi arrivare a tutti gli altri politici. Se la scaletta fosse stata diversa, afferma Grasso, tutto questo trambusto non ci sarebbe stato. Chissà…

crozza_sanremoPuò valere la pena fare qualche riflessione “extra-spettacolo”.  Innanzitutto, mi sembra ormai chiaro che la satira radical-chic di sinistra (di cui Michele Serra e Fabio Fazio sono gli indiscussi Gran Visir) non possa fare a meno di “usare” Berlusconi per vivere e sopravvivere. Questi maestri di come si sta al mondo, se avessero una pistola in mano con un solo colpo in canna e Silvietto davanti, preferirebbero spararsi in un piede piuttosto che far fuori il gallo dalle uova d’oro (anche se il gallo non fa le uova, direbbero i miei figli).

La seconda considerazione che mi sento di fare è che questo sentirsi sempre e comunque dalla parte dei giustissimi e degli onestissimi, oltre a non essere credibile, crea una “patina” di noia profonda, di cui la ripetitività delle gag e dei testi di Crozza è solo un pallido riflesso (sempre la stessa minestra, da La7 a Ballarò, passando per Sanremo… non riescono proprio a fargli dire altre cose?).

Da ultimo, quasi un Post Scriptum. Se davvero questi signori vogliono migliorare l’Italia e i suoi abitanti con la loro rivoluzione culturale, che provino almeno a essere un po’ più simpatici. Altrimenti gli italiani, almeno quelli puzzoni, alle pensose amache serriane continueranno a preferire il menù dell’osteria Chez Silviò. Cabaret per cabaret, ogni tanto l’oste qualche bella cazzata se la inventa.