Economia alessandrina: 16 storie di imprese innovative, e l’eterna difficoltà di ‘fare sistema’

di Enrico Sozzetti

 

 

Scorrendo le cronache degli ultimi decenni, Alessandria oggi non dovrebbe quasi esistere. In una analisi di Guido Ratti, pubblicata nel 1992 in apertura del volume ‘L’economia alessandrina dal secondo dopoguerra a oggi’ edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, al termine di un lungo paragrafo del capitolo dedicato alla città in cui vengono elencate le chiusure di stabilimenti, gli effetti della crisi degli anni Settanta e il calo demografico, si legge che “oggi è difficile intravedere un futuro per Alessandria”. La conclusione recitava così: “Non esistono né progresso, né futuro per una città di vecchi”.

Conclusione decisamente tranciante che per fortuna è stata smentita dai fatti.

Anche se il futuro del capoluogo provinciale è più che mai all’insegna di una mescolanza caotica di luci e ombre, di poche certezze e molte incertezze, di dinamiche innovative e clamorose marce indietro. Il tutto contraddistinto da una progressiva perdita di autorevolezza rispetto al territorio provinciale.

Nel volume ‘Alessandria – Gli ultimi 50 anni una finestra sugli eventi socioeconomici’ (edizione Palazzo del Governatore) ripercorro, da giornalista economico, non da storico o ricercatore, la storia recente, cercando di individuare alcuni degli elementi di positività, che esistono, grazie ai quali Alessandria e la provincia sono davvero in grado di compiere il salto di qualità di cui ha bisogno il tessuto socioeconomico.

Ma poi cosa succede fra Tanaro e Bormida? [Centosessantacaratteri] CorriereAl

Certo, lo stato di salute del capoluogo non è dei migliori, ma non è così malandato come molti lo dipingono. I cambiamenti ci sono stati, eccome.

Soprattutto negli anni Novanta del secolo scorso, periodo in cui nasce l’Ateneo del Piemonte Orientale, cambia profondamente il tessuto produttivo, il Patto territoriale innesca processi di riconversione in alcune delle aree più colpite dalla crisi, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cra imboccano la stagione della valorizzazione e promozione del territorio e dei prodotti tipici sui mercati nazionali e internazionali, logistica compresa.

È una visione decisamente avanzata, forse troppo per gli anni in cui vanno in scena (siamo all’inizio del duemila), in cui non manca nemmeno lo sbarco in Cina con un progetto ambizioso e realistico che si basava su un piano di cooperazione internazionale formulato successivamente al Memorandum siglato nel 2004 fra il governo cinese e Confindustria nazionale.

Alessandria per anni ha cercato di giocare fino in fondo il ruolo di capoluogo, creando le condizioni di sviluppo per la città e l’intera provincia. Poi qualcosa si è rotto, il meccanismo si è inceppato, le premesse sono rimaste tali e all’inizio del secondo decennio del duemila si tornano a raccontare le crisi e le occasioni perse.

Ma se il mondo istituzionale ha iniziato a mostrare fiato corto e visioni miopi, una parte del sistema imprenditoriale ha continuato a lavorare innovando, diversificando, guadagnando fiducia e credibilità sui mercati, innanzitutto internazionali.

I cambiamenti socioeconomici, il ruolo e la capacità (o meno) di essere attrattivo, i fenomeni emergenti e gli scenari settoriali (agricoltura, industria, rete delle piccole e medie imprese, commercio, sanità, università), il ritorno della logistica con un approccio nuovo (è il privato che muove le merci, non il pubblico), la potenzialità del turismo e dei prodotti tipici, sono le fondamenta sulle quali potrebbe finalmente essere riconosciuto, e quindi sostenuto in modo organico e univoco, il ruolo di Alessandria all’interno del sistema territoriale.

Un ruolo che si inserisce in un contesto in cui è semplicemente cambiato tutto. E la velocità con la quale si muove l’economia segna in modo indelebile la distanza fra gli strumenti tradizionali, e decisamente arrugginiti, con i quali si tenta di osservare e analizzare la società. Lo stesso avviene per le decisioni delle pubbliche amministrazioni che segnano altrettanto ritardo fra la comprensione dei fenomeni e le scelte finali conseguenti. È colpa di qualcuno? In termini personali forse no, invece sul piano della capacità di comprendere i cambiamenti e la loro effettiva entità e ricaduta, la responsabilità è decisamente collettiva.

Buzzi (Confindustria): "Aumenta la fiducia nelle imprese: ecco il nuovo servizio Fabbrica 4.0” CorriereAl 1

Guardare al futuro significa cogliere in pieno le opportunità partendo da quanto esiste già, come l’innovazione e l’impresa 4.0, declinata non solo all’interno dei comparti produttivi e dei servizi, ma anche di quel tessuto sociale che sfugge alle classificazioni e alle tradizionali capacità di analisi. La stessa suddivisione dei settori produttivi sfugge sempre di più alle normali definizioni.
L’agricoltura, per esempio, oggi vede un uso diffuso di palmari e computer, non mancano i droni e la tecnologia, anche a bordo dei trattori, è indispensabile. Certo non tutte le aziende sono uguali. Ed ecco la differenza: il solco sempre più ampio fra l’economia tradizionale, e ormai quasi residuale, e quella che nell’arco di poco tempo si è generata dopo la crisi mondiale che ha coinciso con la fine della prima decade del terzo millennio. Succede in agricoltura, come nell’industria e nei servizi, mentre la percezione quotidiana tutto questo quasi non lo registra.

Alessandria non sarà molto diversa da altre città italiane dalla stessa dimensione e tessuto socioeconomico, però deve fare i conti, più di altre, con una scarsa capacità sistemica ad affrontare l’innovazione, sia sul fronte produttivo, sia su quello culturale.
Vuol dire che non ce la farà? No, al contrario. Il problema è ‘quale’ Alessandria ci riuscirà. La comunità o le singole individualità? È questo il bivio cui si trova di fronte la città. A oggi non si vede ancora in modo chiaro la possibile evoluzione.

Da giornalista economico racconto da anni piccole storie d’impresa e macrofenomeni, progettualità che hanno determinato sviluppi di grande portata e altrettanti insuccessi, sempre cercando di proiettare lo sguardo al futuro e rispondere alla domanda più scomoda e difficile: perché? I rapporti causali sono i più complessi da analizzare e raccontare, è necessario scavare, investigare, andare oltre alla semplice notizia, superare i facili schematismi che a causa anche dell’utilizzo superficiale di internet rendono uniforme, banalizzandola, la comunicazione e molta dell’informazione.

Il volume racconta Alessandria (con l’università, il Politecnico e la sanità che rappresentano altrettanti poli di innovazione e ricerca), la provincia (con approfondimenti su logistica e valorizzazione del territorio) e si chiude con sedici storie di impresa.

Plastica e trattori, riso e abbigliamento, agriturismo e tecnologia del freddo, informatica e vino: cosa hanno in comune? Sono la sintesi di una innovazione declinata in mille forme differenti.

C’è l’innovazione di processo, di prodotto, culturale e delle idee. Innovare cosa significa? La prima definizione della Treccani è questa: “L’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione”. Poi c’è la seconda definizione che suona così: “In senso concreto, ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque un efficace svecchiamento in un ordinamento politico o sociale, in un metodo di produzione, in una tecnica”.

Ognuna delle storie non racconta unicamente l’innovazione interna all’impresa, ma quello che l’innovazione determina in termini di ricaduta sull’indotto e sul territorio. Il territorio alessandrino si è rivelato ricchissimo di imprese che cambiano, innovano, studiano e applicano in modo nuovo la tecnologia. Non è vero che non succede niente. Al contrario.

Un altro elemento che emerge con forza è quello di un territorio che ha una singolare capacità di attrazione nei confronti di imprenditori e investitori. C’è chi arriva da fuori regione e chi proviene dalla Svizzera.
Chi, italianissimo nelle radici, ha oggi in tasca un doppio passaporto, un passato lavorativo nel settore finanziario negli Stati Uniti d’America, una vita divisa tra la provincia di Alessandria e New York e ha deciso di tornare a casa per iniziare una nuovissima avventura che coinvolge, anch’essa, una storica azienda locale. All’apparenza possono apparire piccole storie, in realtà ognuna di esse dimostra che “si può fare”. Basta volerlo.

 

‘Alessandria – Gli ultimi 50 anni una finestra sugli eventi socioeconomici’

Il volume può essere richiesto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria (piazza della Libertà 28, telefono 0131 / 26.40.05); mail: presidenza@fondazionecralessandria.it