Ospedale di Alessandria, la Corte dei Conti rileva ‘disfunzioni del sistema e criticità gestionali’ [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

 

“Sono emerse nei confronti dell’azienda ospedaliera irregolarità, nonché disfunzioni del sistema e criticità gestionali tali da rendere necessario e opportuno relazionare all’amministrazione regionale, al fine di stimolare l’adozione di misure correttive da parte tanto della Regione, quanto dell’azienda in esame”. La delibera della Corte dei Conti è del 19 aprile 2018, quello sotto esame è il Bilancio 2016 e l’azienda è quella ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, diretta per tre anni (dal primo maggio 2015) da Giovanna Baraldi (l’incarico è stato prorogato per tutto il mese di maggio in attesa della nomina dei nuovi direttori da parte della Regione Piemonte). Alle contestazioni, l’azienda ha risposto con lettere e documenti, seguiti da un incontro nella sede di Torino della magistratura contabile. Alcuni andamenti particolarmente critici hanno registrato un miglioramento fra il 2017 e il 2018, come è avvenuto per i tempi di pagamento, però emergono voci su cui la Corte dei Conti si è soffermata con particolare attenzione, evidenziando, per esempio, il contenzioso giudiziale che “spicca” per 348.848 euro.

I costi della produzione 2016 sono risultati superiori, anche se di poco, al 2015 con 237 milioni contro 231, mentre è migliorato il saldo della gestione corrente. Sui costi di produzione, la Corte dei Conti rileva una incidenza “di poco meno del 50 per cento” del costo del personale, comprensivo di quello assunto con contratti atipici. Nel 2016 è però pesata la mancata erogazione di contributi regionali, con il risultato di condizionare negativamente alcune voci di bilancio.

Su costi per l’acquisto di farmaci e dispositivi medici, emerge una situazione paradossale. La Corte dei Conti chiede chiarimenti sull’aumento di alcune voci, l’azienda risponde che il risultato è frutto di un aumento dell’attività, ma anche del fatto che la Regione Piemonte, per il 2016, non ha assegnato alcun obiettivo specifico alle aziende ospedaliera e sanitarie.

Nonostante i due direttori, Giovanna Baraldi e Gilberto Gentili, abbiamo ripetuto che loro si sono “sempre parlati”, evidentemente chi ha affermato il contrario, compresi alcuni esponenti del Consiglio regionale, forse qualche ragione l’avevano pure. Infatti, dicono i magistrati contabili, è “mancata la riscossione di crediti vantati dall’azienda ospedaliera nei confronti dell’Asl Al”. Le strutture amministrative di Aso e Asl hanno confermato di avere ripreso i contatti, l’esame delle carte e quant’altro, intanto la Corte dei Conti auspica “una celere risoluzione della problematica, esistente fra le due aziende, che si protrae da molti anni”. Nella delibera si fa riferimento al periodo 1997/2007.

Che sia necessario intervenire sulla gestione aziendale è un dato che emerge anche dal ricorso all’anticipazione di cassa, “peraltro non completamente restituita a fine anno” (entrate per anticipazioni per 162 milioni, pagamenti per 158 milioni).

Il rilievo più critico della Corte dei Conti è quello relativo ai tempi di pagamento, mentre altre osservazioni sono prettamente tecniche e legate ai ritardi dei trasferimenti da parte della Regione Piemonte. Su questo punto, comunque, qualcosa è effettivamente cambiato. Lo riconosce la Corte piemontese, mentre la Regione, che ricorda come la scadenza delle fatture (nella sanità piemontese valgono circa 3,5 miliardi di euro all’anno) è fissata a 30, 60 o 90 giorni a seconda del tipo di contratto stipulato delle aziende sanitarie. “Secondo i dati dei primi mesi del 2018 – si legge su una nota dell’assessorato alla Sanità – tre aziende, l’Asl To4, l’Asl Vco e l’ospedale di Cuneo, riescono a pagare prima della scadenza fissata, rispettivamente con 0,48, 2,12 e 2,32 giorni di anticipo, invece altre cinque aziende (Asl Cn2, Asl To5, Asl Cn1, ospedale di Alessandria, Asl To3) saldano puntuali o entro un massimo di 10 giorni e tutte le altre riescono a contenere il ritardo entro 20-30 giorni. Se si guarda ai dati relativi all’anno 2014, al contrario, la quasi totalità delle aziende sanitarie piemontesi aveva un ritardo medio nei pagamenti superiore ai 50 giorni, con picchi negativi di oltre 200 giorni rispetto alle scadenze”.

Se i rilievi della Corte dei Conti non sono gravi, e peraltro evidenziano le responsabilità del gestore primario della sanità, ovvero la Regione Piemonte (nel periodo in esame ancora impegnata a uscire dal piano di rientro), resta il fatto che dietro ad alcune annotazioni strettamente contabili vi sono nodi irrisolti. È il caso dei rapporti fra azienda ospedaliera e Asl Al, oppure delle scelte sul personale. O, ancora, di decisioni relative alla riorganizzazione di servizi e reparti che sono state presentate come rivoluzionarie, ma i cui risultati devono fare i conti, al contrario, con un incremento della mobilità passiva dei pazienti, oppure con il mancato raggiungimenti di alcuni livelli minimi di prestazione rappresentati dalle soglie di sicurezza per alcune tipologie di interventi chirurgici. Vero, altrettanto, che non mancano le realtà all’avanguardia che spingono l’ospedale di Alessandria ai posti più alti delle classifiche in diverse specialità.