Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon

Grigi: dal libro Cuore alla tragedia del Poseidon CorriereAldi Jmmy Barco
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Quarta vittoria consecutiva in campionato e due turni di Coppa, magari con la lingua lunga, ma passati di slancio: questo il ruolino di marcia dei Grigi griffati Marcolini. Fino a che punto sia stato bravo Marcolini (perché bravo è stato) non lo sapremo mai perché non si riesce a valutare quanto sia stato disastroso il binomio Sensibile-Stellini, ognuno per le sue competenze. Se parliamo del passato mercato estivo infatti siamo praticamente alla tragedia del Poseidon.

 

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Esaminiamo ad uno ad uno i colpi di mercato estivi messi a segno dall’ex DS. Pastore, giovane terzino sinistro, ha giocato poco e male, e ora è la terza scelta del ruolo. Casasola, a parte i tre gol messi a segno, si è segnalato per indubbia capacità nel proporsi avanti e una scarsa dimestichezza a difendere (cosa non certo esaltante per un terzino), costa un pacco di soldi e probabilmente lascerà a breve. Il genietto Ranieri ormai, dopo avergli concesso svariate opportunità, è utilizzato soprattutto a mo’ di cinesino negli allenamenti. Bellomo, già ciliegina sulla torta, è un pacco fermo posta in tutti i sensi e nessuno pare voglia andare a ritirarlo. Bunino è arrivato come possibile lieta sorpresa è non è andato più in là di rimanere oggetto misterioso. Sono arrivati pure due portieri (Agazzi e Pop) che costano quanto tutto il Gavorrano, ma gioca Vannucchi a furor di popolo. Giosa è un buon giocatore, vecchio mestierante ma, visto chi c’era in organico, serviva, penso, un centrale con altre caratteristiche.

Un mercato, quello estivo, pieno di promesse mancate, errori marchiani, condotto  senza fantasia e poca attenzione pure nei confronti di chi c’era già e doveva essere giubilato. E meno male che, dopo un anno di ferie pagate, ci Grigi, a Cuneo è bottino pieno: reti di Nicco e Russini CorriereAlsiamo ritrovati un Sestu pimpante e voglioso se no sarebbero stati cazzi amari. Una cosa giusta però Sensibile aveva sottolineato: in Società, prima del suo avvento, non c’era la giusta attenzione ai particolari ed un modo pragmatico di affrontare i problemi quotidiani di gestione idonei a una società di calcio. Analisi giusta (d’altra parte dopo tre stagioni di non gestione di Magalini non poteva essere diversamente), in compenso la cura e l’atteggiamento tipico del faraone di Sensibile, non hanno portato né risultati tangibili né una nuova cultura sportiva. Ma il problema sollevato dall’ex DS rimane. Gestione del caso Bellomo, ad esempio: il barese si è allenato a casa sua dopo la ripresa invernale in attesa di una collocazione altrove, è stato richiamato e adesso dovremo magari  aspettare un mesetto per vederlo in condizioni fisiche decenti.

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E l’episodio del cappellino mancato sulla zucca di Vannucchi, il quale ha passato tutto il primo tempo nella partita contro la Pro Piacenza contro sole e con la mano sulla fronte come la piccola vedetta lombarda è un particolare, se vogliamo, piccolo ma significativo. Ed è intollerabile la giustificazione data dal giocatore in sala stampa “il cappellino mi dà fastidio“, tipica del bulletto al quale certi atteggiamenti, che in passato sono costati prezzi sportivi clamorosi, è proprio affezionato. Come se il casco, gli occhiali per miopia  o le scarpe antinfortunistiche fossero accessori sempre graditi rispettivamente dal motociclista, dall’autista o dal muratore. Caro Vannucchi, vuoi fare il portiere di una squadra di calcio? Bene, abituati a parare con il berretto in testa,  se è il caso  allenati con il copricapo tutti i giorni perché, fosse solo una volta l’anno, portare la visiera in testa è indispensabile per fare il tuo lavoro al meglio e sbaglia chi non te lo dice.

Visto poi che il sottoscritto ha visto, giusta la settimana scorsa, Vannucchi in giro per la città dotato di … berretto con visiera. Punto. E scrive chi l’anno scorso, a fronte delle minchiate che questo ragazzo ha combinato a raffica sul campo, ha difeso il giocatore da certe  accuse infami e becere lanciate sui social. Ma l’allenatore, il DS, il team manager ed il suo preparatore adesso, rispetto a questa ultima vicenda, non possono far finta di niente. Essere professionali infatti vuol dire curare anche queste piccole cose. Piccole magari ma che in poche, determinate situazioni possono diventare pesanti come un macigno. Purtroppo, se passa la logica secondo la quale in casa Alessandria ognuno può fare a capocchia basta che non disturbi il quieto vivere, sarà un disastro, stavolta annunciato.