L’armata Brancaleone

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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Se quelli del “no” stessero un momento zitti, se la smettessero di agitarsi come una mandria impazzita, se la finissero di occupare ogni pertugio di ogni giornale e di ogni tv, forse noi orientati al sì avremmo anche la possibilità di intavolare una discussione pacata su questa proposta di revisione costituzionale, provando a mettere in fila le nostre certezze, ma senza aver paura di soffermarci sui dubbi, sui punti controversi, sulle debolezze e sulle insidie contenute in questa proposta di revisione costituzionale.

Ma come si fa! Se dall’altra parte ti imbatti sempre e soltanto in chi ha come scopo fondamentale quello di darti sulla voce, di zittirti e possibilmente di annientarti, allora si battono altre strade: si tengono comizi, si allestiscono gazebo, si distribuiscono volantini, si recapitano lettere. E, quando capita l’intervento pubblico, neghi neghi neghi ostinatamente ciò che dicono quelli del “no”, esattamente come fanno loro nei tuoi confronti.

Così, eccomi qua a cercare un po’ di spazio per il “sì”, sottolineando gli armata-brancaleoneerrori del no. Anzi, visto che in queste settimane ne hanno accumulati tanti, per sottolineare almeno quelli più grossolani, sia dal punto di vista politico che da quello dei contenuti.

1. Tempo fa, nel momento in cui si era superato l’ultimo dei numerosi passaggi parlamentari e ci si accingeva a interpellare i cittadini, al Presidente del Consiglio scappò detto che l’esito del referendum avrebbe coinvolto anche lui e il suo percorso politico. In altre parole, se perdeva il referendum su un argomento di quell’importanza, posto dal suo Governo, ne avrebbe tratto le inevitabili conclusioni. Le reazioni, come certamente ricorderete, furono furibonde: “Renzi mette l’aut aut. E’ una manovra scorretta a cui il popolo darà una risposta: a casa lui e il suo pastrocchio”. Passano le settimane, si entra sempre più nel vivo, Renzi fa ammenda di quel che giudica un suo errore politico, ma adesso è l’opposizione a cavalcarlo. Anzi, a trasformare il voto del 4 dicembre in un sì o un no al Governo. Con buona pace di una discussione di merito.

2. Ho detto più volte “l’opposizione”, ma avrei dovuto declinarla al plurale. Infatti, pur nell’Italia abituata ai salti della quaglia, un rassemblement del genere non si era ancora visto. Il fronte del “no” ha più punti di contatto con un’armata Brancaleone che con un’opposizione politica coesa. Ci sta dentro di tutto: dalla destra estrema di Salvini e Meloni a Forza Italia che pur questa revisione costituzionale l’ha votata in Parlamento; dai 5 stelle alla sinistra parlamentare che fa maggioranza col PD in molti Consigli locali e regionali; dai profughi PD a quelli che continuano a restare opponendosi, per finire a Massimo D’Alema che si è rimesso in sella e alla testa delle truppe più disparate.

3. Qualche giornale ha fatto notare in proposito che non bastano i no. Ci vuole un disegno alternativo e l’espressa volontà di metterlo in campo, qualora il “no” uscisse maggioranza dalle urne. C’è pure qualcuno che ha risposto, accogliendo tali osservazioni, ma – si sa – in politica le parole sono volatili. Chi è disposto a scommettere un centesimo che il 5 dicembre si riprenderà a tessere la tela della riforma, vincesse il “no”?

4. D’altronde, implicitamente lo ammette anche il fronte del “no” quando dice e ridice che “la nostra Costituzione è la migliore del mondo”. Dunque, perché dannarsi a cambiarla? E perché ostinarsi a correggere il bicameralismo perfetto? Il “sì” dice che non possiamo più tollerare un sistema così lento, ma il “no” ha già pronti i suoi numeri: se si vuole farlo funzionare si può, com’è facile desumere dai tempi certificati dal Parlamento.

renzi-ok5. Dunque, perché questo cambiamento è così importante? Beh, dice il “no”, il nuovo sistema sbilancerebbe gli attuali poteri costituzionali a vantaggio di una sola carica, quella del premier, dandoci una democrazia meno liberale e più autoritaria di quella che abbiamo e che dobbiamo conservare. Bui sono i tempi e le fiaccole della libertà devono restare sempre accese.

Va da sé che, arrivati a questo punto, ogni possibilità di dialogo tra “sì” e “no” cade miseramente. Ma si capisca almeno che, se il 4 dicembre vincerà il “no”, l’armata Brancaleone si scioglierà come neve al sole. E poi? Ci affideremo a Salvini? Alla Meloni? A Grillo?

Chi si definisce di sinistra dovrebbe pensarci bene. Abbiamo già tanti guai a cui badare. Perché aggiungercene ancora?