Ci mancava la “super-pista”

Fornaro Dariodi Dario Fornaro
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Il problema – non particolarmente stressante ma suscettibile di interessanti sviluppi – suonerebbe così: scherzano o fanno sul serio? Si tratta della super-pista ciclopedonale destinata a collegare, con tanto di ponticello o passerella sul Bormida, la città con il sobborgo di Spinetta ed in particolare con il sito napoleonico di Marengo. Vediamo allora quel che si sa, dalla stampa, in ordine al cospicuo progetto.

Soggetto è l’Amministrazione comunale; dante causa è la Presidenza del Consiglio dei Ministri; fondamento normativo è il cd. “Bando Periferie” (DPCM 26.05.2016: riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie); tesoretto o controvalore del bando: 500 milioni di euro; massimo appetibile per i comuni capoluogo di provincia: 18 milioni; scopo dell’iniziativa: premiare i progetti meglio corrispondenti allo spirito e alla lettera del bando (l’uno e l’altra sufficientemente generici e allusivi dovendosi poi confrontare situazioni e presupposti largamente differenziati). Caso di specie la pista di cui sopra, inserita tra la mezza dozzina di progetti che compongono il “pacchetto” spedito di fretta a Roma e irrorato sulla direttrice Alessandria –Spinetta. Se ci soffermiamo sulla pista è perché su altri importanti tasselli del documento mancano ancora sufficienti dettagli, in specie sul duplice co-finanziamento dei privati che porterebbe l’intervento complessivo attorno ai 30 milioni.

Sappiamo per intanto che il Comune concorre per la posta massima (18 milioni), Ponte Bormidaall’interno della quale la super-pista “conta” per 3,9 milioni di euro, circa 8 miliardi delle vecchie lirette.

GULP! Anche un estimatore delle piste ciclabili e dei valori/costumi che propalano, non può trattenersi da questo primo commento fumettaro. Una pista che, con questi chiari di luna delle finanze pubbliche, batte a spanne sui 400.000 euro a chilometro, induce un normale cittadino a ritenersi in presenza di un’amabile boutade, o di un autogol a fini di spettacolo.

Non si riesce ad immaginare, infatti, quale raffronto, quale ragionamento in termini di costi e benefici abbia potuto supportare un’opzione così lontana dalle prevalenti necessità o dalle ruggenti aspettative degli alessandrini come degli spinettesi. Andremmo cauti, tuttavia, a propendere per l’ipotesi meramente ludico-dimostrativa per la presenza, sulla piazza, di alcuni antecedenti significativi in materia di scaltro utilizzo di “fondi dedicati” (euro-statal-regionali) distribuiti a mo’ di concorso oggettivo, ma ben penetrati, quanto ad esiti, dalle influenze politiche. Cinque anni fa fu questione di PISU (12 milioni di euro assegnati sul tamburo a mezzo Regione) e di una dozzina di interventi, tra Rovereto e Cittadella, finanziati “ad intuito”: vedi tra gli altri il magniloquente rifacimento di Via Dossena (0,6 m/e) o l’indefinito impianto di illuminazione della Cittadella (1.0 m/e).

Dubbi sulla reale necessità delle opere prescelte: non consentiti. Vige la regola aurea che a caval donato non si guarda in bocca (ma quale “donato” se i quattrini, comunque rivoltati, sono sempre del contribuente italiano?).

Pista ciclabile nuovaIn tempi più ravvicinati, si tentò dapprima di agganciare la nostra super-pista ciclabile (così l’Assessore alla cultura mandato allo sbaraglio) ai Fondi Cittadella vagamente promessi (9 milioni) dalla Regione per la cura dell’insigne fortezza: non a caso il primo progetto raccontato faceva, come percorso, Cittadella-Marengo, sempre con scavalco del Bormida. Poi lo spostamento del fascicolo sul più promettente Bando Periferie.

Come dire? Tanto di cappello storico all’illustre diritto romano, ma seria e contingente applicazione del corrente diritto romanesco: quando ce vò, ce vò!