Neanche Torino parla del vino piemontese. Ma c’è la Barbera [Centosessantacaratteri]

Sozzetti Enricodi Enrico Sozzetti
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“A volte, forse troppe, noi piemontesi manteniamo il profilo basso. Troppo basso”. E le eccellenze, i prodotti di qualità, vera e storicamente certificata, restano ai margini dei grandi mercati. Sergio Chiamparino, presidente della giunta regionale piemontese, non usa mezzi termini in occasione del debutto del progetto Piemonte Barbera, ospitato negli spazi dell’enoteca regionale di Nizza Monferrato, ideato dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Asti in collaborazione con la Cantina di Vinchio e Vaglio Serra. Nel Piemonte, terra dei vini di grande qualità, è uno “sforzo intelligente” pensare a iniziative di promozione e l’idea nata nell’area di Nizza va in questa direzione: un prodotto di immediata identificazione, un brand che vuole legare in modo indissolubile il prodotto al territorio, il gusto alla tradizione, la storia alla cultura. Il Piemonte Barbera, adesso ‘sai cosa bevi’, verrà presentato al Vinitaly di Verona e progressivamente in altre occasioni.

Il rilancio deve così passare da una strategia di promozione mirata, a partire da queiBarbera mercati che ancora oggi non sono sufficientemente presi in considerazione da molti produttori. Ma bisogna farlo rapidamente. Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura, ha lanciato un appello a commercianti e gestori di bar: “Servite qualche bolla piemontese, invece di offrire ai clienti sempre e solo Prosecco. I nostri spumanti sono migliori”. Le parole sono arrivate nei giorni scorsi, dopo la diffusione sui dati dell’export piemontese, e sono rieccheggiate anche a Nizza. In regione il livello di qualità dei vini e delle capacità dei produttori è altissima, non manca quasi niente. Tranne il crederci. “Torino, per esempio, non ha nulla che parli di vino del Piemonte”.

Chiamparino parla chiaro. E di fronte alla platea di produttori e addetti ai lavori non risparmia, per farsi capire, nemmeno alcuni passaggi in dialetto. “Bisogna ragionare intorno a tutto questo per fare diventare il vino un autentico elemento di attrazione” conclude. Già. Ma se c’è un problema legato al profilo piemontese ancora sabaudianamente troppo basso, è anche vero che il ‘fare squadra’ resta un notevole miraggio. Il Piemonte Barbera è nato nell’Astigiano, però guarda oltre. Il progetto, migliorabile e da affinare sul piano dell’azione di marketing e di selezione dei mercati, è intanto aperto al maggior numero di centri di produzione, cantine sociali, aziende private. Sotto a chi tocca, verrebbe quindi da dire.