La guerra del latte [Controvento]

Mucchedi Ettore Grassano

 
Tutta da leggere l’intervista di stamattina, dedicata alla nostra Centrale del Latte. Prima di tutto perchè racconta una bella storia d’impresa, in crescita ‘anticiclica’: ossia che si sta espandendo su nuovi mercati, proprio mentre il settore si confronta con una contrazione significativa dei consumi (-8% la vendita del latte nell’ultimo anno, su scala nazionale). Una scommessa che non è un azzardo, ma la logica conseguenza di un progetto imprenditoriale che ha radici profonde e che, oltre a consolidare la forte leadership a casa nostra, mira a crescere in aree come il pavese, la Liguria, la Versilia.

Ma con il presidente della Centrale Zaio e il direttore Butti proviamo ad andare oltre, e a fare alcune riflessioni ‘di filiera’ e di qualità certificata, proprio in un momento in cui il comparto latte si deve confrontare con criticità molto forti, legate al recente cambiamento di un sistema di regole (le cosiddette ‘quote latte’, cancellate dallo scorso marzo) che, pur con le note storture ‘all’italiana’, garantirono comunque una certa stabilità, in primis di pagamento della materia prima, ossia il latte prodotto nelle stalle.

Per il Piemonte (1.900 aziende, oltre 8 mila addetti) non è questione da poco, ancheLatte stalla perchè appunto non stiamo parlando di un prodotto qualunque, ma di un alimento cardine, in maniera diretta o indiretta, della dieta di tutti noi, e quindi della nostra salute.

Insomma: produrre latte in maniera genuina e controllata ha costi che, oltre un certo limite, non sono ‘comprimibili’, se non mandando in fallimento la filiera. E ovviamente trovare sui banconi dei supermercati un litro di latte a costi enormemente inferiori a quel 1,50 euro che rappresenta oggi la soglia di sopravvivenza di un prodotto di qualità certificata dovrebbe far ‘suonare’, in noi consumatori, un campanelllo d’allarme, e stimolare qualche interrogativo. Anche senza aspettare i moniti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma solo provando a ragionare con buon senso.

La sfida, come sottolinea nell’intervista il tandem alla guida della Centrale del Latte di Alessandria e Asti, è culturale ancora prima che alimentare, e riguarda appunto non solo il latte, ma tutta la filiera dell’agroalimentare. Ossia sta a noi consumatori, sempre più, decidere come alimentarci, e se ‘costruire’ la nostra dieta quotidiana basandoci solo sul prezzo dei prodotti (elemento che pesa, ovviamente, soprattutto in anni come questi), o puntando su una qualità che, comunque la si giri, non può essere gratis.