Campane a morte per ATM: i responsabili facciano le valigie

di Roberto Sarti Roberto nuovaSarti*

 

Anche per ATM le campane suonano a morte come già per le altre aziende partecipate della nostra città. Un suono peraltro atteso da tempo anche se i manovratori alquanto inesperti comunali e aziendali hanno sempre escluso questa triste eventualità.

Il problema è che chi fa suonare materialmente queste campane sono in sostanza questa Amministrazione e i vertici che oggi governano l’azienda. Un suono molto greve che copre le tante inutili parole che sono state propinate alla città e ai lavoratori riguardanti un fantomatico piano di risanamento e sviluppo dell’azienda. Evidente che in questo Paese quando si parla di risanamento, riorganizzazione, ristrutturazione di una azienda in realtá tutto questo si concretizza in tagli che riguardano i lavoratori dipendenti di quel l’azienda e i servizi che la stessa fornisce ai cittadini.

Che la situazione dell’Atm fosse critica era chiaro a tutti ma proprio per questo eraAtm entrata necessario che della cosa si occupassero persone esperte messe in campo sia dall’Amministrazione che da parte aziendale. È del tutto evidente purtroppo che questo non è avvenuto. Oggi chi paga sono i lavoratori, i 38 esuberi annunciati e i servizi alla collettività. Quando parliamo in modo freddo, tecnico di 38 esuberi,cioè detto in modo molto più chiaro di licenziamenti, dobbiamo renderci conto che stiamo parlando di 38 famiglie che da domani si troveranno a dover lottare per mettere insieme il pranzo con la cena, a pagare il mutuo e le bollette che inesorabilmente arriveranno tutti i mesi.

Potranno forse rivolgersi ad una nota IPAB  (istituto assistenza bisognosi) alessandrina che ospita circa duecento clandestini intascando i tristemente famosi 35 euro al giorno? Quali criteri sono stati seguiti per scegliere, quasi si trattasse di una lista di proscrizione, le persone che saranno licenziate? Spereremmo non in base alla eventuale appartenenza politica, il che sarebbe
gravissimo. Gradiremmo conoscere dalla dirigenza questi criteri di esclusione.

Una dirigenza che fino a poco tempo fa peraltro aveva escluso il ricorso all’arma del licenziamento. Estremamente grave ma signifcativa poi l’assenza in commissione consiliare della parte politica in rappresentanza dei veri proprietari dell’azienda di trasporti, cioè il Comune di Alessandria. Segno evidente che esiste una volontà neanche tanto nascosta di arrivare alla svendita dell’ATM ad aziende esterne, magari torinesi e amiche sul versante politico. Non è accettabile che per quasi quattro anni si sia parlato degli errori e delle presunte mancanze fatte da altri,i predecessori, senza portar avanti un discorso serio e concreto di riorganizzazione dell’azienda, senza cercare in tutti i modi di ottenere dalla Regione, oggi vicina politicamente all’attuale maggioranza che governa la città, quei contributi indispensabili al salvataggio di ATM.

Oggi gli alessandrini pagano tutto questo, pagano l’incapacità gestionale e politica, trovandosi di fronte al taglio dei servizi per i disabili o gli scuolabus o i tagli sulle linee urbane e suburbane.

Risponda la dirigenza ATM invece ai 15 punti che il Ministero delle Finanze contesta, primi tra tutti la riduzione degli stipendi attribuiti a Presidente e Amministratore Delegato. A fronte di una situazione di tale gravità queste decisioni sono il minimo che la città attende.

In sostanza una gestione politica e manageriale fallimentare, cui si può riparare in due modi: o dandosi da fare realmente o facendo le valigie.

*Presidente Gruppo Lega Nord Comune di Alessandria