La Femme Fatale: i sogni e le follie di Luisa Casati [Very Art]

Casati Stampa 1 aperturadi Cristina Antoni

La Divina Marchesa, Luisa Casati Stampa, in mostra a Venezia.

Amava il buio come un uccello notturno, considerandolo un elemento scenico ed emergendone di volta in volta con un travestimento luccicante di strass, perle, brillanti o rare stoffe orientali. Faceva uso costante di atropina per dilatare gli occhi, sempre orlati di rosso, protagonista eccentrica delle avanguardie, della moda, dell’arte. Spesso era adorna di qualche animale, usato come complemento del suo stravagante abbigliamento quotidiano: serpenti vivi al collo, levrieri scuri come la notte o un ghepardo al guinzaglio. La sua era una presenza muta e palpitante, quasi un’apparizione magica, un sogno.
Era la Marchesa Luisa Amman Casati Stampa (1881-1957) e la sua vita fu un’opera d’arte.
Discendente della dinastia tessile degli Amman rimase presto orfana ed erede di un patrimonio da dilapidare. Sposò il Marchese Casati Stampa nel 1900, che le cCasati Stampa ritratto Giovanni Boldinionferì il titolo nobiliare.
Milano (sua città natale), Roma, Venezia, Parigi, Londra furono i suoi palcoscenici.
Leggendaria, sprezzante, eccentrica, chimerica fu per anni l’amante del Vate, Gabriele D’Annunzio, che la soprannominò Core’. E’ lei infatti la protagonista (sotto il nome di Isabella Inghirami, del romanzo dannunziano ‘Forse che sì, forse che no’.

Fu modella per tutti i protagonisti delle Avanguardie ed ispirò scrittori, creatori di moda e performers, affascinati dal suo saper vivere in modo inimitabile.
La Signora investì tutto il suo patrimonio nella realizzazione di una vita spettacolare e di feste faraoniche, sequenza di rappresentazioni concepite vedendo se stessa come oggetto d’arte, emblema assoluto di un’infinita ricerca estetica.
Nelle vesti cupe di Medusa o come Regina della Notte incarnava perfettamente lo spirito dell’epoca. Amava l’occulto, il colore nero ed il viola ed era perfettamente a suo agio nell’ambiente dei medium e della magia, così in voga nella Roma dei primi decenni del Novecento.

La Divina Marchesa aCasati Stampa abito - Palazzo Fortunydorava viaggiare in compagnia di amanti e damigelli gai. Tra le mete preferite c’era anche Saint Moritz, che grazie a Lei acquistò visibilità e fama. Ma il suo luogo per eccellenza era la splendida e decadente Venezia, dove l’eccentricità di Luisa toccò il suo apice. Vi soggiornò affittando Palazzi e Piazze per le sue infinite feste, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Dopo Venezia si recò a Parigi.
Continuò così tutta la vita a suscitare stupore ed attenzione ma anche in taluni derisione e disprezzo. Ciò avvenne soprattutto negli ultimi anni di vita trascorsi a Londra, nella miseria e nell’indigenza. Ogni giorno usciva di casa seguita da un codazzo di curiosi indossando il completo di velluto nero, un alto cilindro spelacchiato in testa e gli amati guanti leopardati, orlati in cima dagli artigli, restando fedele ad un sogno di grandezza da interpretare sul palcoscenico dell’esistenza.

Molte testimonianze la ricordano anche timida, nonostante le provocazioni, incerta, Luisa a Casatiautocritica e determinatissima a stupire, sempre e comunque.
Luisa morì a Londra il 1 giugno 1957. Venne sepolta nel cimitero di Brompton, con il mantello nero bordato di leopardo, le ciglia finte e ai piedi il suo amato pechinese imbalsamato.
La città lagunare la celebra a Palazzo Fortuny fino all’otto marzo 2015 con una bellissima mostra dove attraverso cento opere tra dipinti, disegni, sculture, gioielli, abiti, fotografie e costumi viene reso omaggio alla folle vita di Luisa Casati Stampa, Femme Fatale per eccellenza, riconoscendola musa di pittori, scultori, fotografi che la immortalarono: Giovanni Boldini, Alberto Martini, Augustus Edwin John, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Kees Van Dongen, Cecil Beaton, Man Ray.