Dall’immondizia alle immondizie [Lo Straniero]

marenzana_angelodi Angelo Marenzana

Nessuna riunione preliminare, nessuna chiacchiera o un patto sottoscritto tra grandi nel segreto delle stanze. Ma solo un gioco. E’ nato come un rimpallo di immagini fotografiche su Facebook tra il sottoscritto e Roberto Sarti, un amico di vecchia data e non un semplice interlocutore occasionale in rete. Una specie di Monòpoli per arredare idealmente un appartamento con la quantità inusitata di mobili abbandonati accanto ai cassonetti o ai bordi delle strade della nostra città.
Giusto un po’ di ironia per commentare situazioni che lasciano a bocca aperta. Vere opere d’arte, composizioni di water, poltrone, bauli, scaffali, materassi, divani. Un ping pong per alleggerire il dramma dell’inciviltà quotidiana.

Ma un bel gioco dura poco, si dice. Arrivano i primi commenti più seri, l’ironia lascia spazio alla severità del giudizio, al malessere, all’indignazione. Qualcun altro si inserisce e scarica foto a testimonianza di tanta (ormai insopportabile) colpevolezza. E così germoglia l’idea. Un gruppo di denuncia. Per fare che? Di preciso, chi lo sa. Il tutto avrà, spero, una sua evoluzione. Magari per informare. Serve sempre. Come serve risvegliare qualche coscienza sopita, per rimettere in riga il menefreghismo istituzionale, e evitare che l’assenza totale di controlli e sanzioni non faccia dilagare il diritto di ognuno di noi a comportarsi come meglio crede a spese della collettività. E magari per far notare che esiste un disservizio totale, allo sbando completo e per il quale (nonostante le elevate tasse che vengono pagate dai cittadini) non si individuano responsabilità. Nessuno paga. Il mondo dei dirigenti incassa ma mai sborsa. E’ una delle tante regole italiane. Sicuramente brilla nella top ten delle cause che stanno devastando questo paese. Le uniche poltrone che rimangono libere sono solo quelle che qualche stronzo molla in mezzo alla strada. Un binomio esplosivo la cui quotidiana deflagrazione si concretizza nelle macerie sbrindellate accanto ai cassonetti.

E poi chissà, che dall’argomento “immondizia” non si possa un giorno raccontareDue cuori nei mille modi che ognuno di noi conosce (ironia compresa) l’argomento “immondizie”. Magari senza moralismo, senza gli opposti versanti delle protezioni o degli assalti ideologici. Senza retorica preconcetta. Ovvero il comportamento degli automobilisti, velocità, posteggi, precedenze alle strisce pedonali (che nemmeno gli autisti di mezzi pubblici si sentono di rispettare), escrementi di cani (lo dico da proprietario di due pelosi), una vera e propria geografia delle urine (visto che in più punti della città sono stati segnalati uomini con il rubinetto aperto a innaffiare tranquillamente il poco verde rimasto a nostra disposizione), lo stato di abbandono dei giardini (ormai vissuti solo più da una specie di mutanti da letteratura di fantascienza mezzi uomini mezzi ratti), lo sfruttamento criminale dei mendicanti di origine africana e slava (il vero barbone vanta tutt’altra personalità e dignità e quelli che imperversano in città sono solo una triste fotocopia delle peggiori pagine di marginale scrittura horror).

Se qualcuno ha da aggiungere aggiunga. Anche per sostenere la sacrosanta idea che una città malmessa incentiva i malmessi ad aumentare il danno. Vorrei solo non vedere la lista allungarsi troppo per nutrire ancora qualche nobile speranza per futuro.