Palazzo Rosso: “Nell’ambito del Pisu 65 mila euro per il FabLab”

FabLabNell’ambito del Piano Integrato di Sviluppo Urbano “Da Borgo Rovereto e Borgo Cittadella”, l’Amministrazione Comunale di Alessandria ha predisposto un’offerta integrata del valore presunto di 65 mila euro per l’affidamento della fornitura di beni e servizi per l’allestimento tecnico, strumentale e d’arredo del FabLab.

L’indagine di mercato si inserisce nelle azioni previste dal PISU a sostegno delle attività economiche e commerciali ubicate nelle zone che sono oggetto degli interventi progettuali materiali ed immateriali.

Sulla base dell’esperienza di diverse città italiane e straniere, l’amministrazione ha perciò previsto di attivare in Borgo Rovereto, di un FabLab che si pone l’obiettivo di:

– promuovere un nuovo modello di sviluppo più legato al territorio e rispettoso dell’ambiente
– recuperare la vocazione artigiana dell’area,
– attivare un rapporto virtuoso con università agenzie formative ed aziende del territorio
– avviare un centro di aggregazione aperto alla città e ai cittadini.

Nell’invito viene indicata una lista di attrezzature necessarie al funzionamento di un FabLab secondo la lista compilata ed aggiornata da Neil Gershenfeld, professore del MIT di Boston  che per primo ha teorizzato i FabLab.

Le offerte dovranno pervenire in busta chiusa a mezzo raccomandata entro  e non oltre le ore 12 del 29 agosto 2014.

Per informazioni si può inviare una mail al seguente indirizzo:
info@pisualessandria.it
o telefonare al numero verde del PISU 800133305.
Il bando è pubblicato sul sito del Comune (www.comune.alessandria.it Sezione Amministrazione Trasparente/Avvisi pubblici).

Cos’è un FabLab?
Il FabLab (abbreviazione per Fabrication Laboratory) è essenzialmente un insieme di strumenti e processi, un laboratorio appunto, per costruire qualsiasi tipo di oggetto, da un computer ad una trappola per topi, da un gioiello ad una bicicletta. La definizione è di Neil Gershenfeld, un professore di fisica dell’ MIT di Boston, che per primo ne ha formulato il concetto nel suo corso How to make (almost) everything, tenuto presso la prestigiosa università americana tra gli anni 90 e il 2000.

Nei FabLab, sorta di ibrido tra officina, laboratorio di ricerca e sviluppo e bottega artigiana, è infatti possibile realizzare qualsiasi cosa partendo da un semplice file realizzato in CAD (o altri software analoghi)

Per potersi definire tale un FabLab necessita  però di un set minimo di macchine che includono: una stampante 3d, una laser cutter, frese a controllo numerico, plotter.

I FabLab sono ormai una realtà consolidata in tutto il mondo: la Fab Foundation, un‘associazione che promuove e sostiene la cultura dei FabLab, registra ad oggi la presenza di oltre 214 laboratori sparsi per il globo (uno degli ultimi è stato aperto a Kabul, Afghanistan, per costruire delle protesi), articolati in una rete molto fluida che si riconosce in una serie di principi e valori racchiusi nella Fab Chart.

A cosa serve un FabLab?

Scopo ultimo del FabLab è favorire e consolidare un nuovo approccio alla produzione, più diffuso e partecipato sul territorio, permettendo ai cittadini di prodursi personalmente gli oggetti e i beni necessari, passando così, per usare uno slogan, “dal personal computer al personal fabbricator”. Un’idea non troppo dissimile, l’analogia è sempre dello stesso Gershenfeld,  a quella del “replicatore” di Star Trek, lo strumento con cui l’equipaggio della famosa astronave assemblava qualsiasi cosa a partire dalle particelle subatomiche presenti nello spazio siderale.

La democratizzazione dei mezzi di produzione, garantita da un approccio rigorosamente Open alle tecnologie, permette, dunque, di produrre oggetti, realizzare prototipi, customizzare beni già esistenti. Sebbene la nozione di FabLab  sia ancora in una fase embrionale, e necessiti di una più robusta concettualizzazione, le potenziali implicazioni sono già chiare: il dischiudersi di una nuova era, una terza rivoluzione industriale, che segnerà il tramonto della produzione di massa per il definitivo affermarsi di quella che il Professore del Politecnico di Torino Juan Carlos De Martin definisce come “il riappropriarsi da parte delle persone degli atomi, della possibilità di manipolare la realtà fino a una rivoluzione che chiamiamo l’Internet delle cose”.
 
A chi serve un FabLab?

In prospettiva non esiste persona o organizzazione pubblica o privata a cui non possa servire. Nel breve periodo i FabLab sono, e saranno sempre più, però il luogo d’incontro, l’officina creativa potremmo dire, dei Makers. Con questo termine si intende un variegato gruppo di innovatori, che include artigiani, designer, architetti, ingegneri, programmatori, persone cioè che mettono a disposizione il loro talento e le loro competenze per la produzione di oggetti fortemente personalizzati e di qualità superiore. E che grazie alla Rete sono in grado di bypassare i limiti imposti dalle economie di scala per affacciarsi sul mercato globale.
E proprio dall’incontro tra i makers e le aziende, tra i makers e i laboratori artigianali, tra i makers e le scuole e l’Università, tra la fantasia e la creatività dei primi, e le esigenze e le infrastrutture produttive dei secondi, può nascere un nuovo modo di pensare alla produzione, più legata al territorio e più rispettosa dell’ambiente. E, proprio per questo, più competitiva.