Camillo: “Riorganizzare le partecipate sarà la leva per rilanciare il Comune di Alessandria”

Camillo 2Di secondo nome fa Antenore, personaggio della mitologia greca, “in realtà per omaggio a mio nonno, che era veneto: da quelle parti il nome era, e forse ancora è, assai più diffuso che da noi”. Ma Fabio Camillo, dal 2012 consigliere comunale Pd e vice presidente della commissione Bilancio, ha solide radici alessandrine, con maturità classica al Plana e laurea in Giurisprudenza all’Avogadro, prima di cominciare il suo percorso di funzionario di banca. Con i suoi 33 anni è senz’altro uno degli esponenti del nuovo corso della politica cittadina, attività a cui è arrivato tutt’altro che per caso: “mi presentai alla sezione di Rifondazione Comunista chiedendo di iscrivermi nel 1995: ma non avevo ancora compiuto 14 anni, e mi chiesero di aspettare fino al compleanno!”. Con Camillo (il cui nome continua a ‘rimbalzare’ anche come possibile prossimo assessore al Bilancio, naturalmente insieme ad altri) proviamo allora a capire quali sono le priorità amministrative che attendono il comune del capoluogo (e le sue partecipate), e quale scenario potrebbe prefigurarsi nel prossimo triennio.

Consigliere Camillo, alla fine la chiameremo assessore o no?
(sorride e ci guarda attento, ndr) Lo sapevo che sarebbe partito da qui, e la capisco. Ma mi creda, io sto benissimo così: sono vice presidente della commissione Bilancio, mi impegno, l’attività mi appassiona: in tanti tra l’altro, non so come mai, mi credono laureato in Economia, mentre ho studiato Giurisprudenza. In ogni caso, le competenze richieste ad un amministratore di ente locale all’università non le ho approfondite più di tanto: da due anni invece, operando ‘sul campo’, mi sono decisamente rimboccato le maniche….

E le piace fare il consigliere comunale? Tanti oneri, zero onori: non èConsiglio comunale Alessandria 2 una delle forme di volontariato sociale meno riconosciute e apprezzate?
In effetti un po’ è così: essere etichettati come casta, quando incassi dei gettoni con cui, se va bene, ti paghi telefono e benzina fa un po’ sorridere: ma a me piace, altrimenti farei altro. Anche se, avendo già un lavoro impegnativo, e naturalmente una vita privata, a volte non è facile, e qualche sacrificio lo devi mettere in conto: le ore che si dedicano settimanalmente al consiglio, alle commissioni, agli incontri politici e allo studio delle singole tematiche sono un tempo certamente non trascurabile.

Lei è giovane, ma ha una storia politica già quasi da ‘veterano’…
Beh, sicuramente non in termini di ruoli o incarichi: sono consigliere comunale da soli due anni, e in passato sono stato consigliere di amministrazione in Amag, fino all’arrivo di Repetto, nel 2007. Però certamente, da quando a 14 anni mi iscrissi, con convinzione e passione, a Rifondazione comunista, di politica mi sono sempre occupato. E ho vissuto con travaglio personale la trasformazione della sinistra italiana, aderendo prima, nel 1998, ai Comunisti Italiani (perché pensavo che l’esperienza del governo Prodi dovesse continuare) e poi, nel 2009, al Partito Democratico, collocandomi sempre diciamo a sinistra, soprattutto sui temi legati al lavoro. In realtà una decina di anni fa ci fu anche un momento in cui ‘mollai’ per un po’, anche per impegni e spostamenti legati al mio lavoro.

Berlusconi-e-Renzi1Ma, a proposito di politiche del lavoro, non le sembra che il Pd, uscito trionfante dalle recenti elezioni, abbia al suo interno un’articolazione di posizioni un po’ troppo eterogenea? Insomma: c’è chi dice che l’approccio liberal di Renzi su questo tema sia assai più vicino a politiche berlusconiane che alla sinistra classica….
Tema delicatissimo. E’ ingiusto dire che Renzi sia vicino a Berlusconi. Però è vero che è in assoluta continuità con Letta, e che il job act è un provvedimento timido. Il tema del lavoro lo studio da parecchio, e sono i dati a confermarci che non è aumentando la precarietà (o chiamandola flessibilità) che si rimette in modo l’occupazione, o tantomeno i consumi. Su questo fronte le politiche renziane mi riservo assolutamente di valutarle, e non nego di avere posizioni diverse. L’articolo 18, e in generale le tutele dei lavoratori dipendenti sono un valore, un baluardo di civiltà, e indebolendoli o riducendoli che si creerà nessun effetto virtuoso: tutt’altro.  I tanto criticati 80 euro in più in busta paga sono stati invece un gesto importante, e un passo nella giusta direzione.

Parliamo del Comune di Alessandria consigliere Camillo: siamo ormaiRossa sindaco fuori dall’emergenza, e possiamo guardare ai prossimi tre anni con un po’ di ottimismo?
L’ottimismo è doveroso, soprattutto se accompagnato dall’impegno. E a me pare che tutti, a partire dal sindaco Rossa fino agli assessori e ai consiglieri, ci stiamo impegnando senza risparmio di energie. Attenzione: a volte i cittadini vorrebbero di più, in particolare dai consiglieri comunali. Ma la normativa vigente dagli anni Novanta, a partire dal Testo Unico sugli enti locali, in realtà delimita molto funzioni e competenze della nostra figura.

Comune Alessandria 3Insomma, a decidere davvero sono sindaco e giunta….
Il sindaco è certamente il motore principale delle decisioni, su questo non ci piove. Che però fino ad ora mi pare siano state condivise da tutta la maggioranza, e inevitabili. Lo abbiamo già detto tante volte, ma è davvero così: quando ci siamo insediati nel ‘cassetto’ del comune c’erano 29 centesimi (che peraltro erano quel che restava di un’anticipazione di cassa, a voler essere tecnicamente precisi), e la situazione era disastrosa, fallimentare. Il nostro percorso, che non sto qui a ricostruire passo per passo, è stato assolutamente obbligato, e grazie alla collaborazione di tutti, e in particolare a Roma dei parlamentari Fornaro e Balduzzi, siamo riusciti a salvare l’ente e l’intero ‘sistema comune’ dal naufragio. Più di così credo francamente che non si potesse davvero fare, al punto in cui si era arrivati.

E ora consigliere Camillo? E’ finalmente arrivato il momento di cambiare davvero marcia?
Credo proprio di sì, anche se naturalmente con tutto il rigore finanziario che la situazione ci impone, e senza abbassare la guardia. Ma non scordiamoci che siamo partiti da un disavanzo di 46 milioni di euro, che non erano solo di spesa corrente, ma in buona parte sì. E sullo sfondo rimane comunque una questione importante, che è quella della massa passiva, ossia dei debiti contratti fino al 31 dicembre 2011, che è nostro dovere e intenzione cercare di saldare, almeno in parte. Stiamo attendendo la conversione in legge, nelle prossime settimane, del decreto di aprile del Governo Renzi, in virtù del quale dovrebbe essere concesso ad Alessandria un prestito trentennale dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Ne conoscete già l’entità precisa?
No, ma speriamo sia una cifra tale da consentire all’Osl di pagare con percentuali significativi i tanti fornitori del comune, che aspettando da anni: chiaramente ‘riversare’ parecchi milioni di euro di liquidità nell’economia cittadina e del territorio, in questo momento, sarebbe particolarmente importante. Senza contare che tra i creditori ci sono anche le nostre partecipate….

Questo ci consente di aprire il capitolo forse più delicato, soprattutto inAmag sede alessandria prospettiva futura: ossia la riorganizzazione di una galassia di partecipate che, ad un certo punto, arrivarono ad essere un numero esorbitante. Lei Camillo crede nel progetto ‘grande Amag’?
Io credo, e non da oggi, nella necessità di una riorganizzazione vera, con la creazione di una holding che riduca i centri di costo, e riporti il controllo della situazione in capo al comune di Alessandria. Il tandem oggi alla guida di Amag, ossia l’amministratore delegato Mauro Bressan e il presidente Stefano De Capitani, mi sembra competente ed affidabile. Bressan, in particolare, ha maturato in passato esperienze come amministratore pubblico, ma soprattutto è stato alla guida di importanti realtà private. E poi conosce benissimo Alessandria e il territorio, il che non guasta. Certamente i prossimi mesi saranno decisivi, per capire come si vuole procedere sul fronte della filiera dei rifiuti: dove, ricordiamolo, la scelta dell’amministrazione Fabbio di non conferire per anni la Tia ad Amiu ha portato alla morte dell’azienda di raccolta rifiuti, mentre Aral, pur in sofferenza, è sopravvissuta cercandosi anche altri clienti sul mercato. Oggi dobbiamo chiarire qual è il disegno strategico sul fronte gas e rifiuti: anche tenendo conto che, su un fronte come sull’altro, si dovrà affrontare presto lo snodo delle gare europee, a cui bisogna arrivare con le idee chiare su obiettivi, e strumenti da utilizzare per raggiungerli.

Da questa holding, pare di capire, resterebbe fuori Atm: ma anche ilAutobus trasporto locale è un asset importante….
E infatti anche quello sarà un tema su cui elaborare un progetto. Il punto è tener sempre presente che le società a partecipazione pubblica esistono per offrire ai cittadini servizi di qualità, a costi sostenibili. E che là dove possibile (penso al gas e ai rifiuti, più che ai trasporti) si devono anche produrre utili, naturalmente da reinvestire in opere e servizi.

Cristo strade bucateA proposito di investimenti: c’è qualche spiraglio?
Beh, intanto siamo riusciti a destinare 600 mila euro al rifacimento delle strade, soprattutto in Fraschetta, dove molte vie dei paesi sono davvero ai limiti dell’impraticabilità. Si tenga però conto che l’indicazione di legge, per realtà in dissesto, è zero investimenti se non per i servizi ritenuti essenziali, per cui dagli asili alle strade stiamo davvero facendo i salti mortali. Una bella ricaduta postiva (in termini economici, e di rilancio di una parte della città) ce la aspettiamo, da qui alla prossima primavera, dalla realizzazione del nuovo ponte, e soprattutto dei tanti progetti legati al Pisu.

Insomma, lei prevede che fra tre anni Alessandria sarà finalmente ripartita, su tutti i fronti?
Credo che quello debba essere il nostro progetto condiviso, e obiettivo comune: consegnare agli alessandrini, nel 2017, un comune completamente risanato, sistema delle partecipate incluso. Riuscirci vorrebbe dire aver compiuto, nel corso del quinquennio, un percorso davvero virtuoso. Per ora sia a metà dell’opera, e ce la metteremo tutta, questo è certo.

Ettore Grassano