Disney batte Darwin? [La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

Sono un buon consumatore, come tanti, di documentari. Insieme ai film sono la mia scelta preferita quando guardo la Tv. Sempre di buona fattura informano e divertono insieme e lo spettacolo della natura spesso riesce a rasserenare l’animo dalla desolante visione della politica e dalla sequela di disastri che regolarmente i Tg ti ammanniscono all’ora di cena.

Normalmente neutro, negli ultimi tempi però anche il settore specifico sembra piegarsi a sostenere tesi ideologiche che vanno dal riscaldamento globale (i pareri contrari da parte di non pochi scienziati fuori dal coro vengono minimizzati, qualche volta irrisi, oscurati regolarmente dal tam tam di chi si preoccupa del futuro di Gaia) fino al recentissimo ‘buonismo’ antidarwiniano che ho scoperto con mio grande stupore, a conclusione di un bellissimo documentario sulle piante andato in onda diverse volte su Rai 5. Il filmato, in sè molto interessante e sul quale mi piacerebbe ritornare, racconta l’evoluzione delle specie vegetali, traendone una visione che le vede protagoniste dell’evoluzione e non passive spettatrici come un po’ superficialmente siamo abituati a considerarle. L’opera ricapitola quei portati del ‘mondo verde’ assolutamente preziosi per la nascita e la conservazione della vita, come la fotosintesi clorofilliana e la neutralizzazione della Co2, Molto più avanzati di tutti i congegni inventati dall’uomo, elettrovoltaico compreso perché la fotosintesi realizza una performance nella trasformazione dell’energia solare all’incirca del 90% (producendo glucosio) a fronte di quella del 20% consentita dai pannelli che sempre più numerosi vengono installati un po’ dappertutto, sui tetti delle case, e passi, ma anche su vaste areee di terreno agricolo. Nel proseguio il documentario illustra il ruolo attivo delle piante nella competizione per la sopravvivenza. Spiegando per esempio come per difendersi dai dinosauri, enormi consumatori di vegetazione, venissero messo a punto due tecniche: quella della crescita in altezza (vedi sequoie) e quella molto più raffinata, dell’utilizzo delle spine come dissuasori. Geniale, no? Robe da rifletterci per anni.

Ma poi il documentario continua sottolineando l’ultima delle grandi ‘invenzioni’ messa a punto dalle piante: quella dei fiori e del loro rapporto simbiotico con gli insetti e via discorrendo. Tutto bene, senonché proprio alla fine la voce narrante ci guida su una strada che personalmente mi rifiuto di imboccare. La collaborazione tra fiori e insetti sarebbe la dimostrazione che in natura vince chi collabora e non chi si oppone; che la chiave vincente è, in una parola sola, l’amore tra le speci viventi.

E no, un conto è la collaborazione, o meglio la simbiosi che ha fondamentale ruolo anche all’interno del corpo umano (con microbi e batteri) un conto è questa visione che sostituisce Disney a Darwin. E che sopratutto contraddice quanto sostenuto prima, e cioè la straordinaria intelligenza delle piante in lotta con le specie animali, piante capaci di mettere a punto strategie che si evolvono di mutazione in mutazione nella lotta per la sopravvivenza. E non spiega come proprio gli insetti costituiscano il cibo preferito di molte specie di uccelli che di collaborare con loro proprio non hanno alcuna intenzione.

Per non parlare dei leoni e delle gazzelle.